Acabnews Bologna

Virus, al via iniziative per lo “sciopero dell’affitto”

Asia-Usb lancia appello per bloccare canoni e utenze, mentre nasce campagna Rent Strike. 115 nuovi contagi per coronavirus, sedici i deceduti nel bolognese. Restrizioni: circa duemila controlli e cento multe effettuate. Sgb su Lepida: “Sanziona chi tutela salute lavoratori”. Operatori accoglienza Usb: “Noi mandati allo sbaraglio”. Aria Pesa: “Mai più ai livelli di inquinamento precedenti”.

30 Marzo 2020 - 18:37

Altre sedici persone che avevano contratto la Covid hanno perso la vita nel territorio metropolitano, dove si registrano 115 nuovi casi di positività, per un totale di 1.619, di cui 253 nell’imolese (+14). Complessivamente sono 1538 i decessi (+95) e 13.531 i contagi accertati in Emilia-Romagna (+412), a fronte di 50.990 test refertati (+1.551). I pazienti in terapia intensiva sono 351 (+18), quelli in isolamento a casa ci sono 5.892 (+170), i guariti 1227, di cui 301 risultati positivi in due tamponi consecutivi.

Nelle altre province: Piacenza 2.516 casi (41 in più), Parma 1.859 (50 in più), Reggio Emilia 2.208 (62 in più), Modena 2.137 (43 in più), Ferrara 306 (6 in più), Ravenna 568 (15 in più), Forlì-Cesena 683 (41 in più), Rimini 1.382 (25 in più).

Sono stati quasi duemila nel fine settimana i controlli effettuati dai Carabinieri a Bologna e provincia per verificare il rispetto delle restrizioni stabilite dal governo a fronte del diffondersi del coronavirus. Nel dettaglio, sono 1.500 le persone a cui è stato chiesto di motivare i propri spostamenti, e 450 le attività commerciali controllate. Un centinaio circa le sanzioni comminate, anche attraverso controlli incrociati. Per esempio, si ha notizia di un uomo fermato ieri notte nei pressi della stazione Bologna Navile, che ha dichiarato di essere uscito per acquistare un prodotto in una farmacia della Bolognina. Successivamente i Carabinieri hanno verificato presso il negozio se l’uomo vi si fosse effettivamente recato, ed essendo risultato di no è stato sia multato che denunciato per aver fornito una dichiarazione falsa.

Sul versante dell’emergenza abitativa, Asia-Usb lancia una campagna per chiedere al governo il blocco di affitti e utenze: “Io resto a casa, ma se non posso pagarla? Organizziamoci per il diritto alla casa. Vogliamo: Blocco del pagamento di affitti e utenze; soluzioni abitative per tutti; reddito di emergenza incondizionato per chi ha perso reddito o è disoccupato; provvedimento che impedisca di intimare sfratti per morosità accumulate durante l’emergenza; sostenere questi provvedimenti con tassazione del patrimonio sfitto e delle grandi proprietà immobiliari”. L’invito degli attivisti è quindi a scaricare il modulo di autotutela da presentare alla proprietà e di rinviarlo firmato all’indirizzo mail emergenzacovid19.asia@usb.it. La richiesta per il dopo emergenza è invece la “abrogazione della legge 431/98 per fermare il libero mercato degli alloggi, introducendo un canone equo per gli alloggi di civile abitazione; l’incremento e miglioramento dell’edilizia residenziale pubblica”.

E proprio nell’ottica di sospendere i pagamenti dei canoni di locazione, nasce oggi Rent Strike /Sciopero degli Affitti Bologna, che attraverso la creazione di una pagina su Facebook spiega: “Questa pagina nasce per aderire e sostenere la campagna di Sospensione dell’affitto organizzata da Asia-Usb e Noi Restiamo, inquadrandola nella cornice internazionale dello Sciopero dell’Affitto (Rent Strike) e rilanciando su altre questioni (rivendicazioni per un reddito universale incondizionato -di autoderminazione/di base-, forme di redistribuzione e mutualismo dal basso, emergenza dei senza dimora, violenza domestica aggravata dalla quarantena..). Cosa puoi fare tu: Non pagare l’affitto del mese di aprile (e di quelli che verranno fino a che perdurano l’emergenza e le misure)” utilizzando anche “il modello di lettera messo a disposizione da Asia usb a livello nazionale con il quale comunicare tutt* ai proprietari l’intenzione di non pagare l’affitto; Condividere questo strumento con tutt*: più siamo, meglio è. Non abbiamo copertura giuridica, ma una rivendicazione collettiva è uno strumento di contrattazione più forte della negoziazione a tu per tu con i proprietari di casa; Fare uno striscione e appenderlo alla finestra di casa: richiama la formula ‘Rent Strike / Sciopero dell’affitto’. Se ti va fagli poi una foto e mandala sui social dedicati; Chiedere assistenza e informazioni ai numeri di Noi Restiamo; Tradurre le grafiche esistenti o inventarne di nuove: possiamo diffonderle online e in punti – ancora – frequentati delle città: fermate bus, supermercati, farmacie…”.

Intanto, vi sono nuove prese di posizioni da parte di lavoratrici e lavoratori che accusano difficoltà e anche ritorsioni a causa dell’emergenza. Questo il comunicato di Sgb in merito alla situazione della Lepida ScpA, che “sanziona chi chiede la tutela della salute dei lavoratori!!! Ciò che è successo a Lepida/CUP2000 nei giorni scorsi è una cosa gravissima che ci indigna e deve indignare tutti coloro che hanno a cuore la salute e la sicurezza dei lavoratori. I fatti: Lepida ScpA, Società consortile in house, che tra le sue tante attività eroga servizi di prenotazione e anagrafe per conto di alcune aziende sanitarie della regione, ha sanzionato per motivi disciplinari (sic!) un nostro Rappresentante Sindacale Aziendale colpevole, di pretendere il rispetto delle norme di sicurezza e profilassi, previste in questa terribile emergenza sanitaria. La motivazione, ridicola ancorché falsa e pretestuosa per sanzionarlo, è stata quella di rifiutarsi di lavorare adducendo come motivazione la mancanza di condizioni di sicurezza sul luogo di lavoro. Purtroppo la situazione dei lavoratori che hanno a che fare con il pubblico e di quelli dislocati nel Call Center di Lepida è stata critica per tutto il primo periodo di questa emergenza. Gli stessi sono stati lasciati soli per intere settimane; senza protezioni (gel per le mani, guanti, mascherine e tutto il necessario per la sanificazione delle postazioni di lavoro) tanto che l’installazione dei vetri in plexiglass è avvenuta sui punti CUP di Bologna soltanto nella seconda settimana di marzo. Il pericolo ovviamente ha riguardato anche i cittadini che in questo periodo si sono dovuti recare agli sportelli. Per tutto il periodo precedente sono state fornite enormemente in ritardo, come unica misura di tutela, delle minuscole bottiglie di gel per le mani da spartirsi tra i lavoratori e da usare parsimoniosamente. Inoltre nessuna distanza di sicurezza era garantita tra lavoratori e utenza e nessuna limitazione era imposta in sala d’attesa, tanto che le stesse erano affollate all’inverosimile con tutte le conseguenze che possiamo immaginare per i cittadini”.

Continua Sgb: “Alle nostre richieste come sindacato è stato opposto l’assoluto silenzio. Ancora oggi mancano le salviette per pulire le postazioni, i guanti e le mascherine, financo al CUP del Bellaria, ospedale deputato per l’assistenza ai contagiati Covid19. Avete letto bene: All’ospedale Bellaria!! La decisione di punire con una multa il nostro delegato è avvenuta fra l’altro dopo che come Sgb abbiamo dovuto scrivere una lettera aperta al direttore generale Mazzini che evidentemente, ha pensato (male) che bisognava dare una lezione al Sindacato Generale di Base come monito per tutti coloro che mettono in discussione il suo operato. Il paradosso che l’azione disciplinare di questo dirigente entra in contraddizione con le stesse sue parole quando a fronte delle nostre rimostranze garantiva che la distanza di sicurezza era rispettata, per poi aggiungere: ‘Poi ovviamente dipende dalla postura e dalla dimensione della singola persona’ se la stessa si riduceva! La situazione del Call Center è stata denunciata anche dagli stessi lavoratori che hanno inviato una mail con allegata una petizione, nella quale lamentavano le stesse problematiche sollevate dal nostro delegato (ambiente affollato, mancanza di distanza di sicurezza tra lavoratori, mancanza di disinfettanti e di guanti e mascherine, etc.). Solo il 24 marzo sono state disposte delle azioni che recepiscono alcune rimostranze dei lavoratori e che sanano parzialmente la situazione. Insomma la mancanza di sicurezza è stata palesata e confermata in ogni modo possibile e non può essere che a pagare sia il delegato sindacale che insieme ai lavoratori più a rischio, ha denunciato la situazione e chiesto con forza che le cose cambiassero. A rispondere della mancata sicurezza dei lavoratori e degli utenti deve essere colui che con una gestione individualista, autoritaria e minacciosa non ha tenuto in considerazione le legittime richieste delle lavoratrici e dei lavoratori: il direttore generale!”.

Usb Lavoro Privato interviene invece in merito alla situazione di operatrici e operatori delle cooperative sociali che lavorano nell’accoglienza: “Né eroi né martiri, a Bologna nell’accoglienza gli operatori sono mandati allo sbaraglio. A più di un mese dall’inizio dell’emergenza Covid-19 e dalla messa in campo delle prime misure di ‘salute pubblica’ per contenere il contagio, occorre denunciare pubblicamente la gravissima situazione nella quale si trovano ad operare molti lavoratori dell’accoglienza nel contesto dell’emergenza sanitaria in corso. L’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo è un settore che ha subito e continua a subire un processo di smantellamento, eppure è stato inserito tra i lavori definiti ‘essenziali’ nelle famose liste dei codici Ateco degli ultimi dpcm. Usb denuncia la sovraesposizione degli operatori e delle operatrici, nonché dei beneficiari al rischio di contagio. Asp e Prefettura di Bologna, rispettivamente committenti del servizio Sprar/Siproimi e del servizio Cas, hanno enormi responsabilità, oltre agli enti gestori dei servizi. Sono proprio i committenti a spingere gli enti gestori a continuare, anzi ad intensificare, gli interventi e la presenza degli operatori nei centri d’accoglienza. Nelle strutture non sussistono le condizioni perché gli operatori possano mantenere la distanza minima di un metro con i beneficiari. Oggi a ciò si aggiunge nella maggior parte dei casi la mancanza quasi totale dei dpi e la responsabilità del reperimento dei dispositivi di protezione è scaricata spesso sulle spalle del singolo lavoratore che deve affannarsi a cercarli alla rivendita al dettaglio. In molti casi viene chiesto agli operatori di effettuare la sanificazione della struttura e di continuare a seguire i sospetti casi di Covid-19. Dalle direttive giunte emerge con evidenza che ciò che viene considerato essenziale del lavoro di operatore dell’accoglienza sia una mera funzione di vigilanza e controllo rispetto agli spostamenti e comportamenti delle persone accolte, funzione che non ha nulla a che fare con la qualifica professionale di lavoratrici e lavoratori impiegati”.

“La Prefettura -aggiunge Usb- si è spinta a suggerire ad alcuni enti gestori di mandare gli operatori a fare la spesa per gli ospiti dei Cas, in modo da evitare loro di uscire, comportando la sovraesposizione dei lavoratori. In contemporanea tale procedura risulta una restrizione delle libertà di chi è accolto senza nessuna normativa che la giustifichi. Gli operatori e le operatrici dei centri d’accoglienza hanno il diritto di essere tutelati, hanno il diritto di stare a casa e non considerano legittima la responsabilità derivata dalla funzione di controllo e prevenzione sanitaria, soprattutto in assenza di chiare procedure e protocolli di raccordo con Ausl e servizi del territorio. Le funzioni essenziali del lavoro dell’operatore dell’accoglienza di informazione, mediazione, relazione e sostegno agli ospiti, soprattutto nei confronti dei soggetti più fragili, non devono essere trascurate in questo momento di emergenza. Tali funzioni potrebbero nella maggior parte dei casi essere efficacemente svolte in modalità smart-working e con l’utilizzo di strumenti telematici, senza mettere inutilmente a rischio la salute dei lavoratori, quella degli ospiti e delle comunità. Invitiamo l’Asp e la Prefettura di Bologna a prendere atto della situazione di grave rischio per l’incolumità di operatori e ospiti, in considerazione che si possono organizzare strategie di contenimento del Covid-19 più efficaci rispetto a quella, imposta, di presidiare le strutture quotidianamente. Gli operatori dell’accoglienza non sono eroi e non vogliono essere nemmeno martiri. La loro professione deve essere riconosciuta e tutelata. Non sono disposti a proseguire a queste condizioni, per questo continua lo stato di agitazione”.

Parlando invece degli effetti dell’emergenza sulle emissioni di sostanze inquinanti nell’atmosfera, Aria Pesa spiega come “superata l’emergenza Covid19 la priorità è agire per non tornare mai più ai livelli di inquinamento precedenti alle limitazioni. Molte fonti, fra cui il sistema Copernicus dell’ESA e report del SNPA e dell’EEA, concordano nel registrare una forte riduzione delle concentrazioni di biossido di azoto in tutta Europa come effetto delle misure di contenimento dell’epidemia di coronavirus. I dati delle centraline Arpae di Bologna confermano la riduzione delle concentrazioni anche nel nostro territorio urbano, in particolare in corrispondenza della centralina di traffico di Porta San Felice. Per verificare che il calo registrato a Porta San Felice non sia dovuto esclusivamente alla variabilità annuale e meteorologica, abbiamo confrontato i dati di febbraio-marzo 2020 (il giorno 001 per il 2020 è il primo di febbraio) con l’andamento medio del triennio precedente (2017-19), standardizzando la data in modo da confrontare gli stessi giorni della settimana (lunedì con lunedì, martedì con martedì, ecc.). Il grafico mostra, a partire dall’entrata in vigore delle misure di contenimento (giorno 039), un progressivo calo delle concentrazioni di NO2 rispetto alla media degli anni 2017-2019: a meno di non ipotizzare per il 2020 condizioni meteorologiche radicalmente diverse e favorevoli rispetto a quelle del triennio precedente, questo calo delle concentrazioni è riconducibile al calo delle emissioni da traffico veicolare. Nessuno di noi gioisce per questo improvviso miglioramento della qualità dell’aria dovuto alla diffusione della peggiore epidemia mai vista da un secolo a questa parte. Ma non dobbiamo mai dimenticare che in Italia l’inquinamento dell’aria provoca 80.000 morti premature all’anno, molte di più di quelle fin qui imputabili all’epidemia di Covid-19. Una strage che ogni anno passa quasi inosservata, senza fare notizia e senza scatenare emergenze sanitarie o misure di contrasto adeguate”.

Per questo, conclude Aria Pesa, “passata l’emergenza sanitaria dovuta al coronavirus, non possiamo più permetterci di tornare ai livelli di emissioni inquinanti precedenti. Dobbiamo impegnarci tutti, a partire da chi ha responsabilità politiche e amministrative, a incamminarci finalmente verso forme di mobilità e di produzione sostenibili. Le cose da fare sono potenziare il trasporto collettivo e la ciclopedonalità, spostare la logistica delle merci dalla strada al ferro, eliminare gli incentivi ai combustibili fossili e produrre energia da fonti rinnovabili. Quello che non possiamo più permetterci sono scelte che vanno in direzione opposta, come potenziare autostrade in mezzo alla città o distruggere boschi urbani”.