Opinioni

Un contributo personale al dibattito bolognese sulla convergenza

Riceviamo e pubblichiamo una riflessione che segue l’assemblea del 23 novembre e formula la proposta di costituire “un collettivo di cura e facilitazione del processo di convergenza, che coinvolga persone portatrici di sensibilità diverse provenienti dalle diverse aeree del movimento al di fuori delle logiche della rappresentanza”.

08 Dicembre 2023 - 09:34

di Carlo Farneti

Questo testo è scritto a titolo personale come contributo al dibattito bolognese sulla convergenza.

La manifestazione contro la realizzazione del passante di mezzo che si è tenuta il 22 ottobre 2022 a Bologna si è potuta realizzare, ed è risultata un grande successo, perché è stata coordinata e promossa – in accordo con alcune realtà bolognesi – da un soggetto forte e autorevole quale il collettivo di fabbrica ex Gkn. Per la sua straordinaria capacità di aggregazione in quella fase il collettivo di fabbrica ha assunto un ruolo di leadership che ha superato la frammentazione delle forze antagoniste a Bologna e in Italia.

Venuto a meno il “ruolo guida” e la forza trainante del collettivo ex Gkn il processo di convergenza si è sostanzialmente bloccato. Questo è successo perché nessuna realtà, dentro e fuori il panorama cittadino, si è sentita di avere l’autorevolezza e la capacità propositiva di avviare un nuovo tentativo.

Dal dibattito che si è tenuto a Vag61 il 23 di novembre e da altri segnali che si possono facilmente cogliere nella frustrazione dilagante è evidentemente forte e condiviso il desiderio di tentare un nuovo esperimento di convergenza. Una ipotesi di alternativa possibile al ruolo della realtà leader che trascina fuori dalla frammentazione è rappresentata dalla costruzione di una leadership collettiva condivisa. Per dare concretezza a questa ipotesi dobbiamo chiederci: cosa può significare precisamente “leadership collettiva condivisa”? Quali passi dobbiamo fare per tentare di costruire una leadership collettiva condivisa?

In occasione della manifestazione del 22 ottobre come area della sovranità alimentare abbiamo lanciato un appello nazionale per un documento da presentare come “nostro punto di vista“ nel sostegno della lotta no passante e al processo di convergenza in generale. Alla scrittura del documento hanno collaborato molte realtà italiane che lottano per la trasformazione del sistema agroalimentare. Queste realtà si sono ritrovate ad aprile 2023 – in occasione della edizione bolognese di Genuino Clandestino – e in quella occasione hanno deciso di tentare di superare la frammentazione avviando un nuovissimo percorso di convergenza tematica che porterà l’1-2-3 marzo 2024 alla prima “conferenza nazionale contadina per la convergenza agroecologica e sociale”.

Penso che possa essere un contributo al dibattito bolognese descrivere le tappe e le modalità del percorso intrapreso dall’insieme delle realtà che puntano alla convergenza agroecologica e sociale in quanto esempio relativamente avanzato di costruzione di una “leadership condivisa” (o “intelligenza collettiva” o “ricomposizione delle forze” che dir si voglia).

Il primo passo che abbiamo fatto dopo la prima assemblea di chiamata a raccolta è consistito in una specie di atto primordiale: costituire un collettivo di persone. In questo caso si tratta di un collettivo particolare: è costituito da persone che in larga maggioranza (ma non esclusivamente) fanno già parte di gruppi e realtà di base e che si ritrovano proprio per sviluppare il progetto convergenza. La convergenza, intesa come superamento della frammentazione è il desiderio portante, il motore dell’esperienza. Quindi possiamo proporre di definirlo come collettivo di convergenza. Ci è parso particolarmente importante che il collettivo di convergenza fosse animato da soggettività provenienti da tutte le macro aree di pensiero riconducibili al movimento per la sovranità alimentare.

Da sottolineare che le persone che lavorano nel collettivo non partecipano in quanto rappresentati della propria realtà di appartenenza, e neanche si percepiscono come tali. Semmai ogni partecipante è naturalmente portatrice di particolari valori e sensibilità e ha ben presente quali siano le strade da percorrere capaci di portare al coinvolgimento e al potenziamento delle realtà di appartenenza. In ogni caso le aderenti al collettivo partecipano a titolo individuale senza nessuna pretesa di rappresentanza. Per questo ci sentiamo di dire che il collettivo di convergenza è un collettivo intersecante, ovvero è popolato e attraversa una molteplicità di sensibilità, esperienze e punti di vista. Ovviamente si tratta di sensibilità, esperienze e punti di vista non sempre perfettamente congruenti tra loro.

Il collettivo intersecante si è assunto il compito di curare/facilitare il processo di convergenza. Curare il processo significa concordare con molta precisione un obiettivo di convergenza da proporre, creare i servizi necessari al raggiungimento dell’obbiettivo e organizzare i momenti di verifica allargata a tutto il movimento. Nel caso del movimento per la sovranità alimentare l’obiettivo di convergenza è consistito nel progettare una conferenza contadina nazionale al fine di individuare posizioni comuni nel movimento stesso e darsi gli strumenti per diffondere in maniera efficace queste posizioni. Quindi si tratta di un obiettivo abbastanza complesso che potrebbe evolvere in una struttura organizzata stabile. In questo caso l’obiettivo di convergenza coincide con il momento di verifica allargata.

I servizi che il collettivo ha messo in piedi sono diversi e articolati: costituzione di mailing list, realizzazione e gestione del sito web, compilazione di indirizzari, strutturazione del programma, individuazione di ospiti esperti e delle tematiche da trattare nei workshop e nelle assemblee, organizzazione della facilitazione nei vari momenti della conferenza… Molti di questi aspetti sono portati avanti da sottogruppi tematici e verificati nell’assemblea del collettivo. Il collettivo è aperto all’ingresso di nuove persone disponibili a dare contributi in termini di energie e idee. Il coinvolgimento di nuove persone avviene anche in maniera attiva invitando chi si ritiene possa dare aiuti significativi.

Un atto di cura fondamentale – obbiettivo ampiamente condiviso tra tutte le attiviste del collettivo – consiste nel far si che l’evento di verifica sia tale in maniera sostanziale e non rituale, facendo in modo che le persone che parteciperanno alla conferenza trovino tutti gli strumenti e le condizioni necessarie per poter decidere quali strade percorrere insieme in futuro.

Un accenno allo spirito conveniente per avviare in modo efficace un collettivo di convergenza: le partecipanti al collettivo devono essere flessibili e collaborative, aperte al confronto, disponibili a rivedere alcune posizioni e tolleranti rispetto alla diversità di idee; l’obbiettivo della convergenza deve essere prioritario rispetto alle esigenze dei gruppi di appartenenza ed è fondamentale che si crei un clima positivo di fiducia reciproca. È utile comunque riconoscere che creare e mantenere un clima interno di fiducia e collaborazione duraturo nel tempo è un obiettivo non facile da raggiungere in qualsiasi gruppo di iniziativa politica.

In questo senso risulta di grande aiuto l’adozione dei sistemi della sociocrazia, in particolare il metodo del consenso. Nel processo di presa delle decisioni comuni questi sistemi permettono di superare il modello “parlamentare” fondato sul dualismo maggioranza/minoranza e sulla costituzione di dinamiche di potere interni al gruppo. Maggioranze, minoranze e gruppi di potere contrapposti stanno alla base delle dinamiche di conflitto e alla conseguente frammentazione che ci affligge. Il metodo del consenso, al contrario, tende a spostare l’attenzione su “ciò che ci unisce rispetto a ciò ci divide”. Il metodo del consenso non solo chiede di lavorare prioritariamente sugli elementi comuni ma fornisce alle comunità che lo adottano indicazioni molto precise sulle “dinamiche energetiche” sottostanti alle proposte, rendendo esplicite e dando dignità a tutte le posizioni e offrendo strumenti per evitare le fratture insanabili. Un grande limite nell’implementazione del metodo del consenso è dovuto al fatto che deve essere appreso, oltre che nella tecnica, anche nello spirito. In una società strutturata sul modello democratico parlamentare rappresentativo, modello che riverbera ovunque nella struttura sociale occidentale, non è facile accettare l’idea che “statisticamente la ragione sta con maggior probabilità nelle minoranze” .

Il fatto che i movimenti giovanili di lotta contro i cambiamenti climatici adottino con grande naturalezza i principi della sociocrazia, le tecniche di facilitazione e il metodo del consenso danno speranza per il futuro.

Pertanto, alla luce dell’esperienza che stiamo conducendo come collettivo per una convergenza agroecologica e sociale, possiamo dire che si può tentare di costruire una leadership condivisa partendo dalla costituzione di un collettivo di cura e facilitazione del processo di convergenza, che coinvolga persone portatrici di sensibilità diverse provenienti dalle diverse aeree del movimento al di fuori delle logiche della rappresentanza.