Blitz in via Zamboni a seguito delle condanne di tre manifestanti che parteciparono al corteo contro Casapound del 24 gennaio 2015 a Cremona. Hobo contesta l’ex rettore Dionigi: lui e il Pd “parte del problema”.
Alcune persone, autodefinitesi “Complici con la rivolta di Cremona”, hanno vergato sulla parete esterna di Palazzo Paleotti la scritta visibile nella foto in questa pagina, pronunciato slogan al megafono e distribuito un volantino.
Questo il testo: “Il 25 settembre la Cassazione ha pronunciato la sentenza definitiva nei confronti di quattro degli imputati accusati di aver partecipato alla Rivolta di Cremona del 24 gennaio 2015. Quella giornata è stata la risposta determinata all’agguato fascista che aveva ridotto in fin di vita Emilio, compagno del CSA Dordoni. In una città completamente militarizzata, il dispositivo di polizia messo in campo si è impegnato a difendere la sede fascista di Casapound, sbarrando strade e riempendo l’aria di lacrimogeni, ma la creatività dei rivoltosi ha messo in atto lo slogan antifascismo è anticapitalismo scagliando la propria rabbia contro le sedi dei responsabili del dominio del potere sulle nostre vite: banche, caserme, sindacati, agenzie immobiliari, dispositivi di controllo, rompendol’ordine di una città piegata in silente difesa dei fascisti. Per un giorno, Cremona è in mano ai rivoltosi. Ovviamente per l’opinione pubblica il problema principale sembra essere l’attacco alle vetrine e alla tranquillità cittadina piuttosto che la presenza squadrista in città. La vicenda giudiziaria conclusasi pochi giorni fa ha visto l’utilizzo del reato di devastazione e saccheggio, con pene superiori ai 3 anni e la richiesta di un risarcimento di 200 mila euro. In sede di processo la parte civile ha dichiarato che il fascismo è una storia chiusa. Queste dichiarazioni, così come l’indifferenza della società civile nei confronti della presenza fascista in città per noi conferma chiaramente da che parte hanno scelto di stare i sinceri democratici,il putrido sistema giudiziario,i giornalisti sciacalli,gli spioni e i delatori. Come sempre accade, lo Stato mostra i muscoli, serra le fila e pretende una punizione esemplare, che sia da monito a chi vuol essere libero e alzare la testa. Negli ultimi 20 anni il reato di “devastazione e saccheggio”, noto anche come art.419 del codice penale, è stato usato dallo Stato in svariati contesti: dalle contestazioni al G8 di Genova nel 2001 alle lotte dei migranti nei CIE,dalla rivolta antifascista di Milano in Corso Buenos Aires del 2006, al corteo di Cremona del 2015 a quello alla frontiera del Brennero del 2016, fino alle curve degli stadi. In tutti i casi l’obiettivo chiaro di questo strumento repressivo è stato quello di contenere con altissime pene detentive le spinte di rivolta e di ribellione di chi, sempre più schiacciato nella morsa di questa iniqua società, ha scelto di creare momenti di rivolta e/o di opporsi deliberatamente alle sue leggi ingiuste. Questo reato, dispensato in abbondanza negli ultimi anni, vorrebbe farci abbassare la testa, spaventandoci e facendoci credere che solo rientrando nei ranghi avremo la libertà garantita. Ma a questo ricatto non ci stiamo e crediamo sia giusto continuare a non accettare che chi detiene il potere ci devasti e saccheggi le vite ogni giorno. Esprimiamo la nostra più totale e sincera solidarietà e complicità a Matteo, tra i condannati di questo processo. Per far sì che la vicinanza non si esaurisca una volta passata l’emergenza, per far sì che quella giornata non si riduca ad un fatto meramente personale crediamo che sia dovuta una solidarietà che accompagni tutt coloro che vengono stretti dalla morsa repressiva. Cremona non è finita. 24 gennaio tutti i giorni. Liber tutt! Contro chi vende i rivoltosi alla polizia. Fuori i fascisti dall’universo”.
Ieri sera, intanto, un altro blitz ha interessato “Saperi pubblici”, un’iniziativa dell’ateneo in piazza Verdi, nata dopo una lettera pubblica firmata da due studentesse, una delle quali presidente uscente del Consiglio degli studenti in quota Sinistra Universitaria (associazione di area Pd), e apertasi, scrive Hobo, “con la presa di parola di quegli studenti e quelle studentesse che in questi anni si sono opposti quotidianamente ad un’università che somiglia sempre più ad un’azienda, ai professori razzisti e ai rettori sceriffi. I giovani del Pd, al contrario, hanno provato ad organizzare una becera passerella di ‘intellettuali potenti’ contro l’orrore che loro stessi hanno creato. Dopo aver letto il nostro comunicato dal palco, abbiamo deciso di contestare Ivano Dionigi, il rettore che ha instaurato una gestione poliziesca del rapporto con gli studenti, che ha sostenuto la riforma Gelmini, che questa sera si riempiva la bocca di parole a favore dei migranti ma è sempre e ancora tra le fila del Pd, che con Minniti ha aperto il campo al razzismo salviniano. Bisogna dirlo con forza, questi democratici che hanno prodotto solo impoverimento e precarietà, razzisti quanto Salvini nel governo della popolazione migrante, non devono parlare, perché di Salvini ne sono la causa, perché hanno prodotto la guerra tra poveri che il ministro leghista semplicemente cavalca. Sono parte del problema e devono essere contestati. Chi con lui questa sera è salito su quel palco è complice e ha deciso di schierarsi con chi vuole solo un’altra forma di razzismo, soft e subdolo, un razzismo dal volto umano; con chi vuole dare continuità alle politiche di impoverimento dettate dall’Unione Europea e alimentare la guerra tra poveri. Dobbiamo dirlo con forza: per noi il problema è insieme a Salvini la democrazia a guida Pd”.