In una lettera inviata dal Cua al Rettore, ad alcuni prorettori, alla dirigenza di Er.go e alla Regione universitari e universitarie: “Rivendichiamo riapertura del prestito bibliotecario, un semestre aggiuntivo gratuito e per tutti, borsa di studio garantita nella sua totalità, annullamento della terza rata della tassa d’iscrizione, piano di edilizia studentesca pubblica accessibile a tutti”.
“Scriviamo questa lettera per esprimerci direttamente sulle problematiche che stanno affrontando in questo periodo studenti e studentesse dell’Università di Bologna. Problematiche che richiedono soluzioni decise che non stanno venendo fornite dall’Università”. E’ l’inizio di una missiva firmata Studenti e Studentesse dell’Università di Bologna e diffusa oggi dal Cua, in cui la comunità studentesca mette in luce numerose criticità collegate alla partecipazione ai corsi universitari di Unibo nell’emergenza coronavirus. Spiegano studentesse e studenti nel messaggio inviato al Rettore Ubertini, ad alcuni prorettori, alla dirigenza dell’ente per il diritto allo studio er.go e all’assessorato regionale alla Scuola: “Sembra, stando al marketing Unibo, che le lezioni online attivate sulla piattaforma Microsoft Teams non differiscano praticamente in niente con quelle di presenza, che gli esami si svolgano come sempre (sì è stata una botta ma ci siamo rialzati e riorganizzati!), che i libri si trovino come si sono sempre trovati e che, insomma, la vita trascorra in tranquillità. Basta parlare pochi minuti con qualunque studente, studentessa ma anche docente per Nelle mail quasi quotidiane inviate dal Rettore Ubertini non c’è un accenno a ciò che una studentessa o studente sta vivendo sulla propria pelle. L’unica briciola che hanno pensato di concederci è stato di ritardare il pagamento della rata universitaria di un mese, anziché pagarlo nel mese corrente. Ma i problemi reali degli iscritti sono tantissimi: Partiamo, innanzitutto, dalla didattica online. Mettiamo subito in chiaro che essa non è sostitutiva della didattica fisica, sia per quanto riguarda le lezioni che gli esami. Non è per niente semplice seguire lezioni online con la connessione dello studentato o contemporaneamente ai propri cinque coinquilini connessi alla stessa linea. Molti docenti non hanno ancora inserito o hanno già comunicato che non inseriranno appelli d’esame da tenere sulla piattaforma Microsoft Teams diffidenti, in alcuni casi anche giustamente, verso la possibilità di tenere i loro esami online. Inoltre è stata introdotta la modalità d’esame su Zoom e non su Microsoft Teams e sono già tantissime le segnalazioni di studentesse e studenti che non sono riusciti per motivi di connessione a quest’altra piattaforma sostenere degli esami. Le modalità per gli esami scritti online sono fra il classista ed il distopico. Non si tiene conto, nella procedura presentata dall’Università, del ‘digital divide’, della possibilità che qualcuno non disponga di un computer con webcam, di una buona connessione internet (come ad esempio accade negli studentati Er-go) ma anche che qualcuno disponga di un computer fisso e non PC per cui non può ruotare lo schermo se richiesto dal professore. Chi ha figli in casa come può sostenere un esame di più ore senza avere qualcuno che si curi di loro? Poi da tenere in conto è il potere d’intromissione nello spazio personale di studenti e studentesse di cui si vuole fare carico l’Università”.
Continuano gli universitari: “C’è poi un forte problema economico poiché in tanti e tante hanno perso quei lavori o quei lavoretti con i quali si potevano permettere di studiare, e quindi anche di poter comprare i libri, che spesso costano cifre spropositate se pensiamo che verranno usati solo una volta nella vita, o addirittura a volte servono solo per qualche capitolo. Addirittura alcuni testi non sono neanche reperibili on line, né in formato ebook né in copia cartacea perché magari molto vecchi o del tutto fuori commercio. Inoltre molto del materiale presente nelle biblioteche universitarie ora chiuse non è digitalizzato, quindi è totalmente impossibile usufruirne. Le risorse bibliotecarie erano importantissime per chiunque, per chi scriveva la tesi di laurea poi sono fondamentali. Libri più specifici non si trovano attualmente in commercio ed è poi assolutamente irreale dover essere costretti a comprare ogni titolo necessario a produrre una bibliografia decente per la propria tesi di laurea. Spessissimo non bastano neanche i fondi librari dell’ateneo a soddisfare le richieste degli studenti per cui era necessario recarsi in altre biblioteche o richiedere il prestito interbibliotecario. Chi non beneficia dell’esenzione ogni anno deve pagare migliaia di euro per iscriversi all’Alma Mater, per avere il diritto a frequentare i corsi, dare gli esami e usufruire dei suoi servizi agli studenti. La governance universitaria è convinta di aver risolto traslando tutta la sua didattica online sulla piattaforma di Microsoft Teams, tutto questo senza tenere in conto che magari non tutti godono di una buona connessione internet, in particolar modo negli studentati Er-go. Ma stando alle dichiarazioni del Ministero dell’Istruzione, per lungo tempo non entreremo nelle aule, nelle biblioteche, non attraverseremo i corridoi delle sedi universitarie. In sintesi, per ancora molto tempo, non usufruiremo di nessun servizio! Insomma, perché pagare le tasse ad un’istituzione che non ci sta fornendo servizi? Perché quindi dovremmo continuare a pagare un istituzione che per di più non sta neanche avendo spese di gestione delle sedi? E’ il momento che su questo tema arrivino risposte ed aiuti concreti per chi si trova davanti ad un vicolo cieco. Ultimamente Er-go si dimostra in continuazione titubante. Mentre non si è ancora capito se la restante parte della borsa di studio verrà erogata o meno, se come ‘fuorisede’ o ‘in sede’ a chi ha lasciato la propria abitazione o il posto in residenza, studenti e studentesse arrancano. E’ necessario che l’Ente regionale per il diritto allo studio garantisca la seconda rata della borsa di studio a tutti i beneficiari, nella sua interezza senza calcoli su mesi ‘fuorisede’ e mesi ‘in sede’, chi ha raggiunto i CFU necessari a febbraio e chi no. Come possono pretendere che lo studio continui come se nulla fosse senza garantirci la possibilità di studiare? Come dovremmo comprare libri e materiali in un momento in cui ci è anche negato il prestito bibliotecario? Soprattutto, come dovremmo, vista la situazione precedentemente descritta, riuscire ad ottenere entro agosto i CFU necessari all’ottenimento della terza (per alcuni anche della seconda) rata della borsa di studio. Ricordiamo che inoltre il non raggiungimento di quegli obiettivi comporta la perdita della borsa per l’anno successivo. Vogliamo garanzie, non si può indugiare sulla nostra pelle e sul nostro futuro”.
“Una delle prime problematiche -si legge ancora nella lettera- dell’emergenza coronavirus che ci siamo trovati a vivere come studenti e studentesse dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, è stata la gestione degli studentati. Infatti il 12 marzo, terzo giorno dall’inizio della quarantena, agli studenti alloggiati nelle residenze Er.go è stato richiesto tramite una mail improvvisa di lasciare gli alloggi universitari e di tornare a casa dalle proprie famiglie. La direttrice dell’ente in questione, Patrizia Mondin, ha da subito giustificato tale pretesa in nome della prevenzione del contagio, definendo lei stessa gli studentati come ‘luoghi affollati’. Questa ammissione toglie innegabilmente il velo di ipocrisia che tentava di celare una problematica strutturale degli alloggi universitari, con radici ben più profonde rispetto a quelle dell’attuale crisi sanitaria: ovvero l’insufficienza delle infrastrutture pubbliche messe a disposizione di studenti e studentesse. In un ateneo come quello di Bologna, in cui da anni ci si vanta dell’attenzione che si presta nel garantire il diritto allo studio, le residenze studentesche sono lasciate in condizioni pessime: una cucina per un piano che ospita trenta persone non è accettabile. Adesso Er-go comunica a coloro i quali precedentemente ha richiesto di lasciare da un giorno all’altro la propria casa, che verrà assegnata la restante parte della borsa di studio come se si fosse ancora ‘in sede’ o forse che addirittura non verrà erogata per questi ultimi mesi. Inaccettabile in un momento come questo. Come si comporterà poi Er-go riguardo a chi aveva convertito parte della borsa in buoni pasto da spendere nelle mense ed ora non può più utilizzarli? Vogliamo chiarimenti una volta per tutte. La situazione economica pesa poi sulla capacità da parte dei fuorisede di pagare l’affitto. I canoni d’affitto negli ultimi due anni erano schizzati vertiginosamente verso l’alto e adesso si vedono le conseguenze più drammatiche di questa situazione. Er-go e Università devono fare la loro parte ed impegnarsi seriamente a favore di un’edilizia studentesca pubblica accessibile a tutti”.
Queste le rivendicazioni e richieste di studentesse e studenti: “Come abbiamo scritto all’inizio di questa lettera, le soluzioni da prendere devono essere decise. Come studenti e studentesse rivendichiamo perciò: Come misura immediata, la riapertura del prestito bibliotecario da parte dell’Università. Le librerie riaperte sono luoghi di molto maggiore assembramento rispetto alla sola sezione di prestito delle varie biblioteche universitarie. Non possiamo permetterci di continuare a dare esami e scrivere tesi comprando ogni volume. Un semestre aggiuntivo gratuito e per tutti. Vogliamo sei mesi da aggiungere a quest’anno accademico o, se la situazione di emergenza dovesse essere prolungata, al primo anno accademico che verrà svolto in condizioni di stabilità (cioè con biblioteche e aule studio fruibili, esami di persona ecc.). Sia chiaro che non accetteremo distinzioni fra gli studenti, fra chi frequenta una laurea triennale o una magistrale, corsi singoli o master o fra chi frequenta un certo anno di corso piuttosto che un altro. Non possiamo essere noi a pagare questa situazione d’emergenza economicamente e accademicamente. La borsa di studio di quest’anno deve essere garantita a tutti i beneficiari nella sua totalità. La seconda rata è un aiuto insostituibile al momento non potendo avere un lavoro con cui sostenerci. Vogliamo che questa rata sia erogata adesso a tutti e tutte, anche a chi non è riuscito ad ottenere i CFU necessari entro febbraio, queste persone hanno un bisogno vitale di quel denaro. La situazione di precarietà degli esami – rinviati, su piattaforme che collassano e lasciano fuori decine di studenti ogni volta – non ci garantisce le possibilità di ottenere i CFU necessari entro agosto per avere la restante parte della borsa (terza rata o seconda e terza) ed averla garantita anche per l’anno successivo. Di questa barriera di merito non si deve tenere conto in questa situazione! L’annullamento della terza rata della tassa d’iscrizione. Tutti stiamo pagando economicamente questa situazione, perché non dovrebbe farlo anche l’Università? Non si stanno fornendo servizi agli studenti, le sedi sono chiuse e vengono quindi meno le spese di gestione. Non ce lo possiamo permettere. Un piano di edilizia studentesca pubblica accessibile a tutti. Rivendichiamo anche che l’apertura di nuovi studentati sia da perseguire attraverso criteri di eco-sostenibilità. In città sono presenti centinaia di palazzi e stabili vuoti e abbandonati, fermi ad essere ricoperti dalla polvere in attesa che il mercato immobiliare sia più favorevole alla speculazione da parte dei proprietari. Vogliamo nuove case per gli studenti tramite la requisizione e la ristrutturazione di quegli edifici. Non
vogliamo ulteriore cementificazione”.