Domani Ubertini scoprirà le carte sul destino della biblioteca, gli studenti, oggi impegnati in un flash mob, annunciano che saranno in presidio in contemporanea davanti al rettorato. Interviene Noi Restiamo: “Vincere la lotta e passare all’attacco”.
Anche questa settimana si apre all’insegna della mobilitazione degli universitari per la riapertura senza tornelli della biblioteca di discipline umanistiche. Oggi un nutrito gruppo di ragazzi si è ritrovato davanti al portone chiuso su via Zamboni, battendovi sopra e sventolando libri e aprendo lo striscione “vogliamo il 36 libero”.
Per domani, invece, è in programma il Senato accademico, durante il quale gli studenti saranno in presidio davanti al rettorato. “Siamo aperti al dialogo con l’ateneo sui problemi della zona universitaria”, dicono, “ma solo se i tornelli saranno rimossi”. Diversamente, promettono, “la mobilitazione proseguirà nei tempi e nei modi che sarnano decisi nell’assemblea di domani sera alle 19
in via Zamboni 38”.
Oggi intanto il Rettore era al Consiglio studentesco, e non ha sciolto la riserva sulle sue intenzioni per la biblioteca, definendo però “poco credibili” le voci su una sua retromarcia. In Consiglio comunale, sempre oggi, tutte le forze politiche a eccezione di Coalizione civica hanno poi votato un ordine del giorno di condanna del Cua proposto dalla Lega Nord.
Infine, si registra un intervento diffuso da Noi Restiamo: “Come abbiamo evidenziato nelle assemblee di queste settimane di fermento in Università, la mobilitazione scaturita da un apparente problema minore ha assunto da subito una valenza generale, nella quale si sono incanalate la rabbia e la frustrazione di una generazione che forse non ha risposte, ma che comincia a porsi delle domande. Adesso crediamo sia fondamentale sapersi assumere, come movimento, la responsabilità di collocare politicamente il significato simbolico dei tornelli all’interno di un processo generale di ristrutturazione che sta vivendo l’Università – in Italia come in Europa – e comprendere a quale logica corrisponda questo becero tentativo di normalizzazione degli spazi, individuare responsabili e nemici, sapersi dare nuovi obbiettivi. In poche parole dobbiamo essere capaci non solo di vincere la lotta per un 36 libero, ma anche di passare noi all’attacco”.
Insomma, sottolinea il collettivo, “è necessario comprendere la portata simbolica del tornello”, che nel lungo testo che segue si declina nella funzione di “separazione di un mondo, quello accademico, dal contesto in cui questo è collocato” e nella negazione dell’idea “di biblioteca quale luogo di studio e apprendimento di sapere critico” a cui si oppone la concezione dell0″l’università come luogo in cui apprendere nozioni utili solamente al fine di trovare un lavoro” rispetto a cui lo studente diventa “soggetto passivo, che consuma un determinato prodotto (la formazione universitaria) funzionale al successo nella competizione del mondo del lavoro”.
Conclude Noi Restiamo: “Il tornello non è soltanto una noiosa porta da aprire con un tesserino, ma porta con sé una visione dell’accademia e dei soggetti che la frequentano fondamentali per il progetto di ristrutturazione neoliberale ed al quale occorre opporsi con ogni mezzo, portando un’analisi, una visione ed una progettualità politiche che siano all’altezza della sfida. I tornelli vanno divelti, ma è altresì necessario combattere frontalmente l’universo che due porte di vetro si portano dietro: è il mondo che essi rappresentano che va abbattuto dalle fondamenta, e con esso anche la concezione dell’università e dello studente che gli sono proprie”.