E’ la richiesta dei “Fuori sede non fuori casa” per discutere di borse di studio mancanti e assenza di alloggi, dopo gli incontri con Università e Regione. Intanto il Comune “continua a non dire una parola”.
“Di fronte all’emergenza abitativa e ai vari disagi ad essa legati, con cui già da mesi come studenti fuori sede ci siamo dovuti confrontare e attivare, dopo essere stati ricevuti ieri dalla dottoressa Bergamini negli uffici della Regione a seguito della grave notizia ricevuta a proposito della parziale copertura delle borse di studio, siamo andati questa mattina a Palazzo Paleotti per incontrare l’Università ad un tavolo ottenuto grazie alle pressioni messe in campo nelle scorse settimane”. Queste le parole degli studenti di Fuori sede non fuori casa, che in un comunicato diffuso dopo gli incontri con Regione e Università dicono: “Nonostante le promesse di Acer ed Er.go rispetto alla loro presenza all’incontro di oggi, non abbiamo visto nessuno se non i rappresentati dell’Unibo e la responsabile degli aspetti tecnici del diritto allo studio. Torneremo a chiedere conto, chi non rispetta gli impegni presi ma è chiamato a garantire servizi per una vita dignitosa agli studenti non può nascondersi dietro una chat o una comunicazione mail. Abbiamo chiesto intanto per gennaio un’ assemblea d’Ateneo con sospensione della didattica affinché si possa discutere realmente di questo problema e perché qualsiasi tipo di dubbio possa essere chiarito, anche soprattutto alla luce della confusione che si è creata a seguito della notizia – di qualche giorno fa- dell’esclusione, almeno per ora, di circa 3000 studenti idonei, dai beneficiari di borsa di studio”.
Sebbene “costoro saranno totalmente esentati dal pagamento delle tasse”, per gli studenti non è abbastanza ed è invece “necessario coprire le altre spese, a fronte soprattutto dell’assenza di alloggi a prezzi accessibili. Non si tratta di qualche spicciolo, la prima rata di borsa di studio non versata, significa per 3000 studenti, non aver coperte tutte le mensilità di un anno accademico, di fatto l’esclusione dalla possibilità di stare e studiare a Bologna. Di questo numero molte sono matricole. Pretendiamo quindi che, oltre all’Università, tutti gli attori in campo si impegnino a risolvere quanto prima il problema. I soldi ci sono, è questione di priorità. Acer, Regione, Ergo devono farsi carico del funzionamento dei servizi utili a vivere dignitosamente a Bologna nel 2017. Se a gennaio non sarà convocata un’assemblea d’istituto con sospensione della didattica e niente di nuovo sarà stato fatto per coprire le spese di questi 3000 giovani studenti e studentesse saremo pronti a dare battaglia”.
In conferenza stampa questa mattina dopo l’incontro con l’Università, gli studenti e attivisti hanno detto che la Prorettrice agli studenti Trombini “ha recepito la nostra proposta di un’assemblea di Ateneo, e ora ne parlerà al rettore Francesco Ubertini, che dovrà decidere se convocarla o meno”. In ogni caso “i problemi legati all’emergenza casa, con tanti ragazzi che non trovano una stanza o la trovano a prezzi altissimi, è grave e va ‘tamponato’ in tempi brevi con misure-cuscinetto”, così come “bisogna fare qualcosa, appena ci saranno dei dati certi, per i 3.200 ragazzi che, pur avendone diritto, rischiano di restare senza borsa di studio”. Se infatti rispetto problema abitativo degli studenti “l’Ateneo ed Ergo dialogano con noi”, così come “Acer, pur non avendo mandato nessuno al tavolo di oggi giustificando la scelta con lo scarso preavviso con cui è stata convocata la riunione, non si chiama fuori dalla vicenda”, è il Comune che “continua a non dire una parola sulla questione”, e che invece “dovrebbe assolutamente battere un colpo”.