Gilberto Cavallini, ex militante dei neofascisti Nar, sarebbe stato il complice dei tre esecutori già condannati in via definitiva. Attesa per la decisione del Tribunale sulla richiesta di archivazione dei pm per l’inchiesta sui mandanti.
Oggi è il giorno in cui in Tribunale arriva la richiesta della Procura di archiviare le indagini sui mandanti della strage del 2 agosto 1980, ma intanto dal prossimo 21 marzo andrà a processo un presunto complice di Francesca Mambro, Giuseppe Valerio Fioravanti e Luigi Ciavardini, i tre condannati in via definitiva per aver piazzato sul primo binario l’ordigno che uccise 85 persone e ne ferì 200. A essere stato rinviato a giudizio dal gup bolognese, ieri, è infatti Gilberto Cavallini, ex componente dei Nar, Nuclei Armati Rivoluzionari, organizzazione di stampo neofascista attiva tra il 1977 e il 1981.
Il giudice ha respinto l’eccezione del ‘ne bis in idem’ presentata dalla difesa: le condotte attribuite a Cavallini, infatti, non sono state riconosciute equivalenti a quelle per cui è già stato condannato per banda armata. “Un grande avvenimento”, secondo l’associazione dei parenti delle vittime: “Si puo’ risalire in alto e oltre”. Ma molto dipende dall’attesa decisione del Tribunale sull’archivazione o meno dell’inchiesta sui mandanti.
Il dispositivo di rinvio a giudizio di Cavallini, rimarcano i legali dei familiari delle vittime, “stabilisce che i Nar non erano degli spontaneisti armati, ma terroristi neofascisti legati alla vecchia guardia di Ordinenuovo, che ha insanguinato l’Italia dal 1969 al 1974 e anche oltre”. Il dibattimento “sarà un momento importantissimo, anche perche’ ci arriviamo sapendoche i responsabili delle stragi di piazza Fontana e di piazza della Loggia facevano parte di Ordine nuovo e che la strage di Bologna fu compiuta dai Nar”. Esiste, infatti, a riprova dei legami tra i Nar e Ordine nuovo, anche un biglietto indirizzato da Carlo Maria Maggi, esponente di Ordine nuovo condannato in via definitiva per la strage di Brescia, al camerata Claudio Bressan “in cui si parla di detonatori e armi da dare agli amici di G.C. e a un suo emissario”. G.C. sarebbe, appunto, Gilberto Cavallini. Il biglietto “era emerso in un processo tenutosi negli anni ’80, e conclusosi con condanne per reati in materia di armi e per ricostituzione del Partito fascista, sul rinvenimento di armi al poligono di tiro di Venezia, presieduto da Carlo Digilio, l’armiere di Ordine nuovo”, ed è riemerso “grazie alla digitalizzazione di inchieste e processi, che permette di comparare le verbalizzazioni e trovare verita’ che finora non erano emerse”.