Attualità

Roma / Cariche sul corteo dei senza casa

La manifestazione autorizzata è stata fermata in piazza Venezia, perché al Campidoglio c’era un presidio de La Destra. Un poliziotto ferisce alla testa una ragazza.

01 Luglio 2013 - 20:34

di Massimo Lauria da Popoff

Erano un migliaio in corteo per rivendicare il diritto alla casa, il primo della nuova giunta Marino, nel giorno del debutto dell’assemblea capitolina riunita in seduta al Campidoglio. Un benvenuto terminato poche centinaia di metri dopo l’inizio, sotto la scarica di manganellate della Polizia. Gli agenti delle forze dell’ordine in tenuta anti sommossa stavano aspettando i manifestanti – partiti dal Colosseo – all’imbocco di piazza Venezia. Il corteo autorizzato doveva arrivare fino a sotto la scalinata che porta al Campidoglio. Ma è stato fermato per evitare il contatto con i militanti de La Destra, riuniti in presidio non autorizzato, sotto la sede di rappresentanza del Comune. E quando il corteo dei movimenti per la casa sono arrivati alla fine dei Fori Imperiali, l’atmosfera si è riscaldata e quasi subito sono partite le cariche. Una ragazza è stata ferita alla testa da una manganellata ed è stata portata via in ambulanza.

«Stiamo andando a dare il benvenuto al sindaco, alla Giunta e al Consiglio», ha detto Paolo Di Vetta, uno dei leader dei movimenti per la casa. «A Roma c’è un problema di emergenza abitativa e se Marino e l’assessore Ozzimo non lo risolvono torneremo a occupare», ha continuato. Sono tre in particolare le richieste del corteo: che il sindaco e la Giunta si facciano «carico degli sgomberati di Tor Tre Teste, del blocco di sfratti e degli sgomberi di concerto con il Governo». In ballo c’è il piano di emergenza abitativa da attuare insieme alla Regione, che deve puntare sui circa 10 mila alloggi sfitti e sulla riqualificazione del patrimonio pubblico, come i depositi dell’Atac. Che il «piano parta subito», chiedono i manifestanti. Tra gli srtiscioni in testa al corteo c’è scritto: “Non vi illudete con uno sgombero di arginare lo tsunami”. Il riferimento è chiaro: le decine di occupazioni di case partite nell’inverno del 2012. I manifestanti promettono che diventeranno una valanga, se le risposte non arriveranno subito.