L’anno scorso gli studenti furono brutalmente allontanati dalla polizia. Intanto il Cua assicura che al “36” continuerà ad aprire le porte “almeno fino a venerdì”.
“Stamattina, ad un anno dalla scomparsa di Giulio Regeni, abbiamo voluto ricordarlo nella nostra facoltà. Qui un anno fa avevamo deciso di intitolare un’aula studio alla sua memoria, perchè pensiamo che Giulio sia rappresentativo di una condizione comune oggi in Italia per gli studenti, soprattutto per quegli studenti che decidono di fare del sapere un mezzo per prendere posizione”. Con queste parole in una nota l’assemblea di Scienze Politiche commenta l’iniziativa di questa mattina a ricordo del giovane ricercatore rapito e assassinato nella capitale egiziana un anno fa. Sotto accusa, oltre all’apparato statale, militare e mediatico che impedisce ancora il riconoscimento degli autori e dei mandanti dell’omicidio di Regeni, anche l’atteggiamento ipocrita dell’Università di Bologna, “che tenta di commemorare ‘l’eroe’ accademico Regeni, neutralizzando la sua memoria dal significato che per lui ha avuto la ricerca, piuttosto che ricordare l’esempio dello studente che della ricerca ha fatto uno strumento di lotta contro le ingiustizie”.
Anche oggi come l’anno scorso gli studenti hanno deciso di intitolare l’aula studio al ricercatore ucciso, “apponendo una targa al suo interno e una bacheca autogestita” e ricordano che si tratta della stessa aula che “un anno fa l’Unibo ha deciso di chiudere con decine di poliziotti in antisommossa calpestando la memoria del ricercatore e l’autorganizzazione degli studenti, salvo poi attaccarsi al carro di Amnesty per rifarsi la faccia”. Concludono quindi gli attivisti: “Vogliamo che nella nostra facoltà quell’aula sia intitolata a Giulio e che sia possibile attraversare quello spazio in modo libero, che quello spazio venga concesso alla condivisione dei saperi e all’aggregazione di studenti e studentesse. Pensiamo che in questo modo le idee di Giulio possano essere portate avanti da chi davvero, come lui, ha deciso di prendere posizione”.
Sempre in Università, questa volta al “trentasei” di via Zamboni, continua la mobilitazione degli studenti contro l’attivazione dei tornelli all’ingresso della biblioteca. Il Cua, che ha avviato la mobilitazione, dice che continuerà ad aprire le porte di emergenza “fino al prossimo venerdì”, mentre dall’inizio della prossima settimana verranno decise le nuove iniziative, aspettando di capire se l’Ateneo rinvierà o meno “l’inizio delle aperture serali della biblioteca fino a mezzanotte, previsto proprio per lunedì”. Inoltre, nell’assemblea tenutasi ieri sera negli spazi della biblioteca gli studenti hanno voluto “rispedire al mittente le parole del prorettore vicario Mirko Degli Esposti”, che aveva accusato il Cua di “mettere a rischio l’apertura fino a mezzanotte della biblioteca” a causa dell’apertura delle porte di emergenza, e per ricordare all’Università che la biblioteca “dovrà restare aperta, anche perchè non si può pensare di tenerla chiusa proprio in periodo d’esami”. Infatti “un gesto simile sarebbe in contraddizione con la salvaguardia del diritto allo studio tanto sbandierata dall’Università”.