Chiuso il primo filone di indagine sui mandanti, c’è il nome di Licio Gelli. Anche Paolo Bellini (ex di Avanguardia nazionale) accusato di aver partecipato all’esecuzione dell’attentato. I familiari delle vittime: “Finalmente raggiunto un obiettivo”. E i loro legali: “Questo processo può veramente cambiare la storia del paese”.
La Procura generale di Bologna ha chiuso le indagini sui mandanti della strage alla stazione del 2 agosto 1980. L’ex estremista di destra Paolo Bellini (Avanguardia nazionale) è accusato di essere stato tra gli esecutori assieme a Francesca Mambro, Valerio Fioravanti, Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini (Nar). E secondo i magistrati agì in concorso con i vertici della P2, “Licio Gelli e Umberto Ortolani (in qualità di mandanti-finanziatori)”. Oltre che a Bellini, l’avviso di fine indagine è stato recapitato a Quintino Spella (ex ufficiale del Sisde), Piergiorgio Segatel (ex carabiniere) e Domenico Catracchia (esponsabile delle società, legate ai Servizi, che affittavano gli appartamenti di via Gradoli sa Roma dove nel 1981 si rifugiarono alcuni appartenenti ai Nar). Bellini, indagato per concorso in strage, secondo i magistrati operò “in qualità di esecutore”, in concorso non solo con Gelli e Ortolani, indicati come mandanti-finanziatori dell’attentato, ma anche con Federico Umberto D’Amato, già direttore dell’Ufficio Affari riservati del ministero dell’Interno, definito “mandante-organizzatore” della strage, e Mario Tedeschi, indicato come organizzatore “per aver coadiuvato D’Amato nella gestione mediatica dell’evento strage, preparatoria e successiva all’evento stesso, nonchè nell’attività di depistaggio delle indagini”. Gelli, Ortolani, D’Amato e Tedeschi sono morti e quindi non più processabili.
“Finalmente- ha commentato l’Associazione dei familiari delle vittime- dopo 40 anni dei magistrati valenti hanno raggiunto un obiettivo, i mandanti della strage”. E se oggi, a distanza di 40 anni “ci sono persone indagate per depistaggio, vuol dire che certi legami e certe cose sono indicibili anche adesso”. Poi: “Vedremo come va a finire, di certo è stato molto positivo vedere questi magistrati della Procura generale voler fare delle indagini da cui sono scaturite delle cose, non hanno fatto indagini per scherzo”. Parole dalle quali emerge la sottolineatura di una differenza con la Procura ordinaria, vista come forse troppo poco intraprendente sulle carte proposte dai parenti delle vittime: quella di cui si parla oggi è infatti un’inchiesta bis sui mandanti, nata dopo che la Procura ordinaria chiuse le proprie indagini con una richiesta di archiviazione e la Procura generale decise di “avocare” il fascicolo per proseguire gli approfondimenti.
Per i legali dei familiari delle vittime, le conclusioni della Procura generale portano a dire che la bomba la misero i neofascisti ma dietro di loro c’era “una cappa, un ombrello di mandanti” composto da uomini “un po’ della P2, un po’ degli apparati dello Stato” tale da delineare “l’esistenza di un capillare sistema eversivo e destabilizzante, che ha visto coinvolti vari settori dei Servizi segreti e delle forze di polizia”. E se l’accusa di concorso nella strage a carico di Bellini “ce la aspettavamo, l’ipotizzato concorso in strage con personaggi come Gelli, Ortolani, D’Amato e Tedeschi è una novità assoluta, che ci fa ritenere che questo processo possa veramente cambiare la storia di questo Paese”. Gli avvisi di fine indagine inoltre “confermano che, a quasi 40 anni di distanza dall’evento, esistono a tutt’oggi motivi attualissimi, per i soggetti coinvolti per qualsiasi ragione o titolo nella strage, per continuare a mentire e a nascondere la verità”, visto che Spella e Segatel sono stati indagati per depistaggio in merito alle dichiarazioni rese ai magistrati bolognesi nel 2019, quando dalla strage erano ormai passati quasi 39 anni. Le indagini su Paolo Bellini, fanno presente infine i legali, “non potevano essere ulteriormente prorogate”, e quindi la Procura generale di Bologna ha dovuto chiudere ora la prima tranche dell’inchiesta sui mandanti della strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna. Ma “c’e’ un secondo troncone di indagine non ancora completato”, per cui “potremmo avere altre sorprese”. Intanto, bisognerà “studiare approfonditamente l’imponente mole di atti di indagine, che sono stati messi a disposizione delle parti”.