Opinioni

Opinioni / Ferguson tra questione razziale e questione di classe

Zic intervista Ralph Aquila, già attivista del movimento Occupy: la rivolta in Missouri “ci insegna che il problema non è solo il colore della pelle, ma che il potente 1% della popolazione sta strozzando tutti”.

23 Agosto 2014 - 16:46

14918432146_8a62c6944f_zRalph Aquila è un medico psichiatra di New York che lavora da sempre con i tossicodipendenti, i senza fissa dimora e varie categorie di persone svantaggiate. Nella seconda metà degli anni ‘70 studiò Medicina a Bologna e partecipò al movimento del ’77. Ritornato negli Stati Uniti dopo la laurea, si è occupato di questioni sociali ed è stato attivo nei movimenti americani, ultimo quello di “Occupy”. Ha partecipato all’esperienza di “Zuccotti Park” e, su quei mesi di lotta, rilasciò per Zic un’intervista video.

In queste settimane stava tenendo negli Stati Uniti conferenze sul movimento del ’77 italiano, organizzate da collettivi anarchici. Dopo l’esplosione della rivolta di Ferguson, abbiamo realizzato con lui questa breve intervista. 

Sono passati 50 anni dalla firma per la  legge per cosi detti diritti civili, firmate dal presidente degli USA Lyndon Johnsonma gli episodi di violenza della Polizia nei confronti di persone afro-americane hanno continuato a ripetersi.

“Sì è così… Pochi mesi dopo l’approvazione della legge esplose, infatti, la rabbia popolare contro  la violenza della polizia a Harlem, Rochester e Philadelphia.

A Harlem venne ucciso un ragazzo nero di 15 anni da un poliziotto bianco. Ci furono scontri per diversi giorni, ma poco dopo un altro uomo venne ucciso e ci furono 500 feriti. In quelle giornate vennero effettuati 465 arresti.

Neanche un mese dopo, a Rochester, nel nord-ovest dello stato di New York, la città esplose, quando un giovane uomo nero viene picchiato dalla polizia e si scatenò la risposta della popolazione nera. Ci furono un morto, 350 feriti e 1.000 arresti.

Nell’agosto del 1964, a Philadelphia, una donna rimase bloccata con l’auto in mezzo alla strada e venne aggredita da 2 poliziotti bianchi che volevano che lei lasciasse lì la macchina. Un uomo nero si avvicinò per aiutarla ed entrambi vennero arrestati. Quella stessa sera, si sparse la voce che era stata uccisa una donna nera incinta. Vennero assaltati negozi nel nord Philadelphia. Ci furono 341 feriti e 774 arresti.

Negli anni successivi, in numerose altre città, avvennero gravi scontri, con oltre 200 morti, migliaia di feriti e  di arresti: Watts, Los Angeles, Newark, Detroit e di nuovo a New York… Solo per citarne solo alcuni”.

Quindi, dai tuoi racconti, potremmo dire che poco è cambiato per la popolazione nera da quel famoso giorno in cui fu firmata la legge per i diritti civili.

“Infatti, la percentuale d’incarcerazione per maschi neri è di 1 su 3 nella fascia di età dai 18 ai 30 anni, e la morti per violenza sono  diventate la causa principale dei decessi per quella stessa fascia di popolazione. Il reddito medio annuo per una famiglia nera è di 33. 760 dollari lordi, rispetto ai 56.560  di una famiglia bianca.

Ferguson è solamente l’ultima di una lunga serie di morti e gravi disagi per gli afro-americani. Le cause sono multiple e complesse, ma per lo più si tratta di razzismo puro. Un uomo nero ha molta meno possibilità di avere un lavoro di un uomo bianco con le stesse credenziali”.

Sono passati ormai decenni dall’assassinio di Martin Luther King e da quello di Malcom X, poi ci fu anche il massacro dei militanti delle Pantere NereIn quegli anni il dibattito sul razzismo della società americana era molto forte. Oggi c’è ancora attenzione su questi temi?

“Il dibattito sui problemi razziali è diminuito. Lo spostamento dal razzismo alla lotta di classe non si è manifestato. Il vero dilemma che esiste oggi è la mancanza di opportunità per giovani afro-americani che si trovano nella povertà più assoluta. E’ un tunnel di miseria che si tramanda da generazione a generazione e, dal fondo del quale, non si vede un barlume di speranza. E’ un fenomeno che si sta spargendo anche tra i giovani bianchi, perché il divario tra ricchi e poveri si sta estendendo drammaticamente .

Ferguson ci insegna che il problema non è solo il colore della pelle, ma che il potente 1% della popolazione sta strozzando tutti e che una lotta di classe all’incontrario esiste. Purtroppo, a pagarne le conseguenze, è il restante 99%, cioè tutti noi”.