Sciopero e picchetto (con cariche e lacrimogeni della polizia) per reintegrare alcune lavoratrici Si Cobas allontanate dal posto di lavoro per attività sindacale. Non Una Di Meno Bologna: “Loro lotta contro sfruttamento, razzismo e violenza patriarcale”.
Dalla settimana scorsa sono in sciopero e in presidio davanti ai cancelli le lavoratrici e i lavoratori di Italpizza di Modena, dopo che quella che S.I. Cobas Modena definisce “l’azienda leader dello sfruttamento nel settore delle pizze surgelate” aveva allontanato dal posto di lavoro “9 giovani lavoratrici, appena ha saputo della loro adesione al sindacato”. Spiega infatti il sindacato di base che da mercoledì 5 dicembre “dopo il fallimento del tavolo di trattativa in prefettura il S.I. Cobas ha dichiarato lo sciopero generale provinciale in solidarietà alle lavoratrici”. Nonostante la presenza di numerose lavoratrici e lavoratori, la settimana scorsa “per ben tre volte polizia e carabinieri hanno infatti attaccato il picchetto, lanciando granate di gas CS, proibite a livello internazionale come armi chimiche”. Il picchetto è ripreso nella mattinata di ieri, ed è stato nuovamente caricato e fatto disperdere con l’uso di lacrimogeni da parte di polizia e carabinieri. Così scriveva il sindacato di base ieri sera sulla sua pagina Facebook: “Questa notte è ripreso lo sciopero davanti ai cancelli di Italpizza, per chiedere il reintegro immediato delle nostre compagne colpite dalla repressione aziendale, la fine dei turni massacranti e l’applicazione del contratto nazionale alimentaristi. La richiesta è quella di aprire un tavolo di trattativa, dove le istituzioni pubbliche facciano da garanti. Era però chiaro fin dalle prime ore del mattino che non c’era alcuna volontà di dialogo: i funzionari della questura hanno fatto sapere che c’erano ‘ordini superiori’ per i quali ‘oggi non c’è nessun margine di trattativa’. Sono state almeno una decina le cariche contro le lavoratrici e i lavoratori, con uso massiccio di gas CS. Cinque persone sono state soccorse dalle ambulanze per le manganellate, altre (compresi diversi agenti senza maschere) sono svenute o hanno avuto malori per i gas. Ad ogni carica i blocchi si formavano e scioglievano, impossibili da contenere, debordando sulla via Vignolese, nei campi e nelle strade adiacenti, per poi tornare a riunirsi davanti ai cancelli, come polvere di ferro attratta dalla calamita. Anche oggi altre 15 operaie ed operai hanno scelto di non entrare al lavoro e di unirsi alla lotta, portando così a sfiorare la quota 100 il numero di iscritti al S.I. Cobas dentro lo stabilimento. Solo nel tardo pomeriggio la prefettura ha ceduto, convocando finalmente un tavolo domattina”.
Per le lavoratrici e i lavoratori dell’azienda alimentare “la lotta ad Italpizza è in effetti insieme una lotta per la dignità del lavoro, una lotta antirazzista, una lotta femminista, una lotta ambientale, una lotta anticapitalista. Si tratta della prima grande battaglia dopo il Decreto Salvini, una battaglia che – tutt* insieme – dobbiamo vincere”. Fra gli attestati di solidarietà inviati alle lavoratrici dell’azienda modenese, quello di Non Una Di Meno Bologna mette in luce proprio l’intreccio di antisessismo e antirazzismo di questa lotta, definendo lo sciopero provinciale “il primo contro il decreto sicurezza da poco convertito in legge”. Per la rete transfemminista infatti “le donne migranti che stanno bloccando la produzione, respirando lacrimogeni e fronteggiando le cariche della polizia, sfidano apertamente e senza paura i provvedimenti che vietano i blocchi stradali e puniscono chi lotta, minacciando le e i migranti di espulsione. Italpizza ha pensato di poter sfruttare la precarietà della loro condizione, come donne e come migranti, per intimidirle e metterle a tacere, ma si è trovata di fronte la loro determinazione e la loro forza”. E’ per questo, scrive ancora Non Una Di Meno, che “questo sciopero attacca direttamente il modo in cui razzismo e patriarcato servono a intensificare lo sfruttamento nei posti di lavoro. Esso mostra inoltre, con chiarezza, come le donne non siano più disposte a farsi sfruttare, né a sottostare al ricatto della paura. Contro chi le vorrebbe precarie e sottomesse, come donne, come lavoratrici e come migranti, il loro grido è ‘non abbiamo più paura, siamo unite e andiamo avanti!’. A questo grido si unisce Non Una Di Meno: la loro lotta è anche la nostra lotta contro lo sfruttamento, il razzismo e la violenza patriarcale. In vista dello sciopero globale dell’8 marzo, siamo pronte a schierarci dalla parte di chi alza la testa, sfida la paura, combatte per la propria libertà. Nella lotta di queste donne, l’8 marzo è già cominciato!”.