Coordinamento: “Perchè ci voglia tanto è un mistero, ma per questo si rischia di perdere il diritto di restare”. Intanto sta finendo il piano freddo “e chi è escluso dal circuito dell’accoglienza finirà sotto i ponti”.
“A Bologna i migranti vivono perennemente in attesa. Di un permesso di soggiorno, di un colloquio con la commissione territoriale, della relocation, di un posto per dormire e perfino della cittadinanza. Per essere a tutti gli effetti cittadini a Bologna non basta infatti risiedere in Italia per 10 anni e neanche aspettarne 3 o 4 prima che il Ministero dell’Interno e le Prefetture verifichino che chi fa richiesta di cittadinanza abbia tutti i requisiti. Ma non basta neanche ottenere la cittadinanza. Sarà perché il sindaco Merola è troppo impegnato a farsi largo nel Pd post-renziano o forse a dimostrare di essere un vero duro, ma i migranti che risiedono a Bologna devono attendere in media altri due anni semplicemente per prestare giuramento in Comune da quando il decreto di concessione della cittadinanza viene emesso per diventare regolari cittadini italiani”. E’ la situazione segnalata dal Coordinamento migranti, che aggiunge: “Per un formale atto burocratico, che per i migranti ha un costo non indifferente, questi stessi migranti rischiano di perdere il diritto di restare in Italia. Nei due anni di attesa per il giuramento in Comune, il decreto ministeriale può infatti essere revocato qualora vengano meno i requisiti richiesti. In quel caso, il migrante dovrà ricominciare da capo e pagare di nuovo. Come mai il Comune di Bologna impieghi così tanto tempo rimane un mistero! Anche perché l’anagrafe, che è l’ufficio preposto al perfezionamento formale dell’atto, non può certo appellarsi all’alto numero di pratiche di cittadinanza da evadere, dato che si tratta di qualche decina di casi all’anno. Così, ai piani alti di Palazzo D’Accursio, l’integrazione appare per quella che è: un elegante tema di conversazione o tutt’al più un buon pretesto per mettere i migranti a lavorare gratis, di certo non una buona ragione per dare ai migranti i documenti, che sono l’unica cosa di cui avrebbero realmente bisogno”.
Continua il Coordinamento migranti: “Non si tratta allora di un mistero, ma del più sfacciato razzismo istituzionale. Quello che vediamo ogni giorno venire a galla da Questura e Prefettura, ecco che il comune di Bologna lo sbatte in faccia ai migranti senza alcun ritegno. Non vi libererete tanto facilmente del ricatto dei documenti: questo è il messaggio che la giunta democratica vuole far arrivare forte e chiaro ai migranti. Tanto più che in quei due anni di limbo in cui i migranti sono diventati cittadini per il presidente della Repubblica ma non per il sindaco di Bologna, questi stessi migranti rischiano di perdere lo status appena acquisito per motivi vaghi come la «pericolosità sociale». Tanto vaghi da lasciare ampi margini di discrezionalità alle autorità amministrative che quella pericolosità la possono certificare senza timore di essere smentite da ricorsi. Per esempio, affermando che quel migrante non ama tenere la testa bassa e magari è così ‘pericoloso’ da scendere in piazza per manifestare contro le condizioni in cui i migranti sono costretti a vivere in questo paese. E che importa se a perdere la cittadinanza saranno pure i figli e le figlie, anche quando sono nati qui? Per i democratici bolognesi e non solo il prototipo del migrante integrato, quello che ‘merita’ la cittadinanza, è il migrante silenzioso, quello che ‘decora’ la città. Non è un caso che Merola, coerentemente con le sue ordinanze contro i commercianti migranti che vendono birra e vino a lui non gradito, sia uno dei principali sponsor del daspo urbano stabilito dal decreto sul decoro cittadino del ministro Minniti. Mentre avalla i tempi lunghi per l’ottenimento della cittadinanza, Merola accoglie in tutta fretta il potere di ordinanza con cui allontanare quei soggetti antisociali che «turbano» il regolare svolgimento della vita urbana, senza che sia loro concessa la possibilità di fare ricorso. Figuriamoci se poi si tratta di ‘disturbatori’ che sono talmente indecorosi da avere uno strano colore della pelle e avere pure la pretesa di diventare cittadini di questa nostra bianca Italia. Volete stancare i migranti con le attese e mettere loro paura con le ordinanze? Ma i migranti non ci stanno a ‘decorare’ la città mentre vi riempite la bocca di discorsi sull’integrazione. Soprattutto, dopo una vita di attese, non vogliono più aspettare per ottenere qualcosa che gli è già stata concessa! La vostra integrazione decorosa può aspettare, la cittadinanza no! Per questo, se il sindaco Merola e la giunta di questa democratica città non daranno pubblicamente risposte immediate, saremo noi ad andare a chiedere pubblicamente conto del loro operato”.
A proposito del daspo urbano, in questi giorni Merola ha dichiarato che le perplessità manifestatate sulla stampa dall’assessore alla sicurezza, Riccardo Malagoli, rappresentano “una preoccupazione vera. Dopodiché, quando ci sara’ il provvedimento effettivo vedremo insieme al questore di applicarlo con la migliore efficacia possibile o di valutare se applicarlo, non è che siamo obbligati”.
Il Coordinamento Migranti, insieme a associazione Asahi, Lazzaretto, Cispm, No Borders e Accoglienza Degna, lancia intorno l’allarme per la fine del piano freddo, il 31 marzo: “I dormitori per i senza tetto chiuderanno, a finire sotto i ponti e nei parchi ci saranno italiani ma, quest’anno, soprattutto decine e decine di migranti richiedenti asilo che, esclusi dal circuito dell’accoglienza, hanno trovato un alloggio nei dormitori. Di fronte a una situazione che promette di produrre disagi ai migranti e agli italiani, il Comune mostra indifferenza. Quei migranti vivono regolarmente in Italia e stanno aspettando un responso della commissione. Anche per questo hanno diritto a vivere dignitosamente, mentre il Comune non ha il diritto di soffiare sul fuoco delle paure dei cittadini”.