Ieri manifestazione contro il Governo gialloverde, con partenza da piazza Verdi. Cua: “Opporsi con forza alle sue politiche e al decreto Sicurezza e immigrazione, non per tornare alla situazione precedente ma per andare oltre”.
“La pacchia è finita”, come dice Salvini? “No! La pacchia deve ancora iniziare”, è la risposta del Cua, che ieri ha manifestato per le strade della città con una “Marcia per la pacchia”, per l’appunto, partita da piazza Verdi. “Da pochi giorni- ha scritto il collettivo- il Dl Sicurezza e Immigrazione è legge, il Parlamento, su spinta del governo giallo-verde ha discusso e approvato in toto l’infame decreto che porta l’ancora più infame nome del ministro degli Interni. Si formalizza così un attacco duro e liberticida alle fasce più povere della popolazione e alle esperienze di auto-organizzazione e lotta per la dignità e la libertà, che mira in primis contro i migranti, sostanziandosi in politiche suprematiste e di divisione su base etnica. Ma l’obiettivo di questa aggressione sono tutti e tutte i poveri e i diseredati, indipendentemente dal colore della pelle. Una guerra ai poveri, alla razza degli sfruttati. D’altronde l’aveva detto, Salvini, con disprezzo e superbia, in una delle sue prime uscite pubbliche da ministro: ‘La pacchia è finita!’. Vorremmo però ora capire di che pacchia parlava il vice premier: forse quella dei migranti costretti a intraprendere un viaggio della disperazione e della speranza verso il miraggio del benessere europeo, fuggendo dalla loro casa, ricattati dai trafficanti, rinchiusi e torturati nei lager in Libia, costretti a marce di migliaia di kilometri tra il caldo esasperante del deserto e il freddo glaciale delle catene montuose? Dei morti a centinaia nel mediterraneo? Di coloro che giunti in Italia vengono identificati e rinchiusi nei centri d’accoglienza in attesa di un permesso di soggiorno, impossibilitati a costruirsi una vita degna, oppure sfruttati nei lavori peggiori, quando va bene in nero, ma spesso anche gratis, perchè ci si deve integrare? O forse dei migranti ‘regolari’ sfruttati in emilia romagna dal sistema delle cooperative con la minaccia di non rinnovare il contratto e di conseguenza perdere il permesso di soggiorno? E poi se si auto-organizzano e rivolgono la loro giusta rabbia verso i responsabili di questa condizione vengono repressi e additati come portatori di degrado. O forse si riferiva alla pacchia di coloro che, investiti dalla crisi perdono casa e lavoro e da un momento all’altro si trovano a chiedersi come andare avanti e decidono di riconoscersi, solidarizzare e riprendersi ciò che gli spetta occupando le case e autoriducendo le spese? Oppure a chi vive in zone distrutte dalle speculazioni edilizie, dalla mala gestione e dai disasrti ambientali ad esse connesse? O forse alla condizione delle donne, sfruttate e represse dall’oppressione di genere e dalle funzioni che essa impone loro, impossibilitate a decidere del proprio corpo in autonomia; che si organizzano, lottano e rivendicano decisionalità autonoma e l’abbattimento di un sistema machista e patriarcale? O magari ai giovani: è pacchia la disoccuopazione giovanile oltre il 40%? il lavoro sfruttato part-time, nero o stagionale cui siamo costretti per continuare a studiare in un’università che si fa sempre più escludente? È pacchia la mortificazione dei nostri saperi e delle nostre passioni, la messa a profitto perfino dei nostri sentimenti? La frustrazione delle continue promesse tradite e l’impossibilità di intravvedere un futuro oltre questo presente di oppressione? Be’ se il vice premier intende questo, gli rispondiamo in coro tutti e tutte che la vera pacchia deve ancora venire! Che il primo passo verso di essa è opporsi con forza alle sue politiche e a questo decreto, non per tornare alla situazione precedente ma per andare oltre!”.
Ancora dal comunicato: “La nostra pacchia è la solidarietà oltre le differenze razziali, l’auto-organizzazione contro un presente di oppressione e sfruttamento! La libertà di circolazione per tutti e tutte, la possibilità di spostarsi ovunque nel mondo senza dover essere identificati e fermati alle frontiere! La nostra pacchia è la possibilità di uno studio libero, gratuito e garantito per tutti e tutte che sviluppi un sapere critico e di parte! Non essere costretti a lavorare per studiare, divertirsi, viaggiare! Vivere per vivere e non per lavorare! È vivere senza inquinamento, tumori, disastri ambientali provocati dagli interessi dei ricchi e dei potenti ma che colpiscono sempre i più poveri! È poter decidere sulla gestione delle risorse e del territorio, mettendo davanti il benessere e non il profitto! È rivendicare la ricchezza per tutti e tutte, altro che reddito di cittadinanza! Sappiamo che quello che viviamo non è la pacchia, vogliamo creare le condizioni per cui la vera pacchia sia possibile, sappiamo che l’unico modo è la lotta, fianco a fianco riconoscendosi come sfruttati e oppressi per rovesciare questa situazione!”.