Acabnews Bologna

”Lo sciopero femminista è già ovunque”

Non una di meno interviene sul diniego all’ingresso nello stabilimento GD, mentre si moltiplicano le iniziative di avvicinamento all’otto marzo.

20 Febbraio 2019 - 14:05

Inizierà alle 8.30 di mattina in piazza del Nettuno con “microfono aperto, spazio bimb* e agitazione permanente” la giornata di sciopero globale femminista sotto le due torri, per poi culminare alle 17.00 nel concentramento per un corteo cittadino. “L’8 marzo, il movimento femminista sarà nelle strade e nelle piazze in tutto il mondo. In Italia, Non una di meno – scrive il nodo bolognese della rete – chiama chiunque rifiuti l’alleanza tra patriarcato, razzismo e neoliberalismo a incrociare le braccia e a interrompere per tutta la giornata ogni attività lavorativa, formale e informale, gratuita o retribuita, fuori e dentro casa. Non sopporti il disegno di legge Pillon su separazione e affido, la legge Salvini che fa la guerra alla libertà delle e dei migranti, il sessismo e il razzismo nelle scuole e nelle università, gli attacchi alla libertà sessuale e di abortire, le politiche di precarizzazione del lavoro e della vita? L’8 marzo sciopera! Pretendi un reddito di autodeterminazione, un salario minimo europeo e un welfare universale, aborto libero sicuro e gratuito e un permesso di soggiorno europeo senza condizioni? L’8 marzo sciopera!”.

Intanto si susseguono le intiziative di avvicinamento alla data dell’otto marzo. Oggi alle 17.30 c’è un’incontro, rilanciato anche da Coordinamento precari della Scuola e Cobas, su “Scuola e Formazione verso l’8M” presso la tensostruttura all’interno del parco della Montagnola, “per discutere di violenza di genere e razzista nella scuola”. Domani alle 20.30 al Centro delle Donne di via del Piombo una nuova assemblea pubblica cittadina, mentre il prossimo martedì 26 ∫connessioni precarie ha invitato Cinzia Arruzza dell’ International Women’s Strike di New York e Beatrice Busi di Non Una Di Meno Bologna a un’iniziativa intitolata “Femminismo per il 99%. Un Manifesto” a Baumhaus, in via Sebastiano Serlio 25/2.

A proposito, Non una di meno è intervenuta sul diniego dell’azienda metalmeccanica GD all’ingresso delle attiviste nei suoi stabilimenti: “In occasione delle assemblee sindacali retribuite in preparazione dello sciopero femminista dell’8 marzo, convocate dalla Rsu Usb e aperte a tutte le lavoratrici e lavoratori  – spiega il comunicato – l’azienda si è appellata all’articolo 20 della legge 300 del 1970, meglio conosciuta come ‘Statuto dei lavoratori’, che consente di restringere ai soli dirigenti sindacali la partecipazione di soggetti esterni alle assemblee nei luoghi di lavoro. La prassi consolidata, tuttavia, in GD come in molte altre aziende, è sempre stata un’altra: l’esclusione di Non Una di Meno è infatti una scelta politica discrezionale, che l’azienda ha rivendicato nella sua risposta alla RSU. Il punto è che la GD tenta di tenere lo sciopero femminista fuori dai cancelli delle sue fabbriche. Un tentativo vano, perché le attiviste di Non Una di Meno sono anche tra le lavoratrici e le delegate sindacali, alla GD come altrove: lo sciopero femminista è già ovunque e non ha bisogno di autorizzazioni. Allo stesso modo, ci appare vano lo sforzo di negare l’esistenza dello sciopero femminista da parte delle segreterie nazionali dei sindacati confederali, che per la giornata dell’8 marzo hanno indetto un’assemblea unitaria a Roma sulla ‘contrattazione di genere’. Di fronte ai continui femminicidi, agli attacchi all’aborto libero gratuito e sicuro, al razzismo istituzionale che perseguita le migranti e i migranti, alla legittimazione della violenza maschile in famiglia attraverso il decreto Pillon, all’idea di un controllo morale delle povere e dei poveri che ispira il cosiddetto ‘reddito di cittadinanza’, c’è ben poco da contrattare”.

“Intanto – si legge poi – le assemblee sindacali per l’organizzazione dello sciopero con la partecipazione di Non Una di Meno si stanno moltiplicando anche nella nostra città e sono sempre più numerose le sindacaliste e i sindacalisti che prendono posizione a sostegno dello sciopero dell’8 marzo, in dissenso con le scelte delle proprie organizzazioni.Ne è un esempio importante l’appello di lavoratrici e lavoratori, delegati e delegate per lo sciopero femminista, promosso da iscritte e sindacaliste di diverse categorie della Cgil di Bologna, che Non Una di Meno ha deciso di sostenere e diffondere: sono già decine le sottoscrizioni che arrivano da Roma a Bergamo, da Torino a Venezia, di impiegate, insegnanti, operai/e, giornaliste, che vogliono impegnarsi pubblicamente e contribuire in prima persona all’organizzazione dello sciopero. Uno sciopero politico “urgente”, per tutte e tutti coloro che rifiutano la violenza su cui è fondata l’alleanza tra patriarcato, razzismo e neoliberalismo”.

In conclusione, “lo sciopero come pratica di conflitto femminista è sciopero sociale, perché riguarda la produzione e la riproduzione, l’interruzione di ogni attività lavorativa e di cura, formale o informale, subordinata o autonoma, gratuita o retribuita. Lo sciopero femminista è globale: esprime la forza di milioni di donne che, in tutto il mondo, hanno scelto lo sciopero come strumento di lotta contro lo sfruttamento, è nelle battaglie delle operaie tessili in Bangladesh e delle maestre a Los Angeles, nelle rivendicazioni delle lavoratrici migranti di McDonald’s negli Stati Uniti e in quelle di Italpizza o della Yoox in Emilia. L’8 Marzo è il culmine di una lotta che si compone di innumerevoli volti, che oltrepassa i cancelli delle aziende, gli orari di lavoro e i muri delle case.v L’8 Marzo sarà sciopero, per tutte e tutti. Perché se le nostre vite non valgono noi scioperiamo!”.