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Làbas dopo le condanne: “Come sempre, parlano i fatti”

Il collettivo, oggi in vicolo Bolognetti, sulle sentenze a carico di nove persone accusate di essersi opposte allo sgombero dell’ex caserma Masini: “Non rappresentano né un freno né un’intimidazione ma solo la consapevolezza che un mondo migliore si costruisce anche rischiando e mettendo i propri corpi a difesa di un’altra idea di città”.

12 Marzo 2022 - 11:35

“88 mesi di reclusione. Questa la somma delle condanne per chi l’8 agosto 2017 insieme a tanti e tante decise che l’ex caserma Masini, il centro sociale di via Orfeo 46, doveva essere difeso da uno sgombero coatto ed assurdo. Volevano chiudere manu militari un’esperienza di straordinaria generosità sociale e attivismo politico. Non ce l’hanno fatta”. Così Labas commenta le sentenze emesse ieri dal Tribunale di Bologna. “Da quei corpi che quel giorno si frapposero tra l’arroganza del potere e la forza del cospirare insieme, infatti, nacque la spinta a conquistare una nuova casa per Làbas, oggi in vicolo Bolognetti. Fa pensare- continuano le/gli attiviste/i- la distanza che cè tra i processi giudiziari e quelli invece sociali: si spieghino queste condanne alle persone che ogni giorno vengono ad imparare gratuitamente la lingua alla scuola di italiano per migranti di Làbas; si spieghi questa sentenza a chi ogni giorno trova ristoro nelle calde mura di uno spazio accogliente dopo una notte passata al freddo; si racconti della pericolosità dei condannati a chi ogni giorno viene assistito nell’ambulatorio popolare o nello sportello di supporto psicologico”.

Si potrebbe andare avanti, continua Làbas, “ma come sempre sono i fatti che parlano: quelle migliaia e migliaia di persone che oggi vivono in vicolo Bolognetti il ‘giorno dopo’ quell’8 agosto 2017, lo fanno anche grazie a quei corpi che oggi vengono ingiustamente condannati. E per chi come noi non si misura con le parole di un giudice ma con ciò che produce nei progetti di mutualismo messi in piedi, con le conquiste dei percorsi di lotta organizzati con tanti e diversi, con le esigenze reali di chi spesso non ha voce, le condanne non rappresentano né un freno né un’intimidazione ma solo la consapevolezza che un mondo migliore si costruisce anche rischiando e mettendo i propri corpi a difesa di un’altra idea di città. Nelle giornate in cui ai confini dell’Europa ci sono immagini che mai avremmo voluto vedere, pensare che da un’ex caserma militare sia nato tutto quello che oggi Làbas rappresenta non è cosa da poco: ci ricorda come solidarietà, mutuo aiuto e cooperazione sociale possono insediarsi anche dove qualcuno vedrebbe solo abbandono o spazio per divise. E questa idea la dobbiamo anche a chi quel giorno era davanti ai cancelli di via Orfeo 46 a resistere ad un violento sgombero. Non per interesse personale, ma per il bene di tutti e tutte. Saremo sempre a fianco di chi di fronte a un’ingiustizia decide di non voltare la testa. Avanti Làbas, non un passo indietro!”.