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La Questura racconta la sua, Làbas: “Tutte bugie”

Il collettivo respinge la ricostruzione di piazza Galilei su mercoledì. Solidarietà dall’Xm24. Il Comune si sveglia dopo i saluti romani, perfino dal Pd critiche alla polizia. Dall’ex Masini, intanto, ci si prepara al G20 di Amburgo.

30 Giugno 2017 - 17:08

E la Questura, guarda caso, prova a ribaltare tutto: le cariche di mercoledì sera davanti a Làbas sarebbero scattate dopo che il personale di polizia era stato “aggredito” dagli attivisti. Per fornire la propria versione dei fatti, ieri da piazza Galilei è partito addirittura un comunicato stampa. Tutte “bugie”, replica Làbas, diffondendo le testimonianze raccolta tra le persone presenti.

Torniamo alla Questura: secondo il comunicato, durante il servizio di ordine pubblico predisposto per la presentazione del fumetto su Sergio Ramelli al Baraccano, “personale della Polizia di Stato ivi impiegato- in Questura si parla così- veniva aggredito da un gruppo di attivisti provenienti dal centro sociale Làbas, ubicato nella vicina via Orfeo”. Poco dopo le 18, sempre secondo la Questura, “alla vista degli operatori di Polizia e dei mezzi del Reparto mobile fermi in piazza del Baraccano, in attesa di posizionarsi, con ancora tutto il personale a bordo, una decina di esponenti del collettivo Làbas che stazionavano nei pressi dell’ingresso del centro sociale si avvicinavano al personale in servizio urlandogli in modo esagitato di allontanarsi e spintonando ripetutamente un operatore di Polizia”. Si sarebbero poi aggiunte altre “30-40” persone, che “venivano in contatto fisico e spintonavano gli operatori del Reparto che nel frattempo erano scesi dai mezzi e si erano posizionati alla fine di via Orfeo. Data l’inefficacia delle intimazioni verbali a cessare la condotta violenta, il personale disperdeva i manifestanti, facendoli arretrare fino all’ingresso del centro sociale”.

Tutto falso, replica Làbas. “Le bugie della Questura di Bologna hanno le gambe corte. Tra le centinaia di messaggi di solidarietà che ci stanno arrivando”, il centro sociale segnala su Facebook “tre testimonianze di chi c’era. Persone che non si conoscono nemmeno tra di loro ma che esprimono lo stesso punto di vista”. L’immagine che segue ripropone una delle testimonianze (l’articolo continua sotto):

Su quanto accaduto al Santo Stefano sera interviene anche l’Xm24: non c’è stata solo la presentazione di un fumetto su Ramelli, perchè “le strade di Bologna ieri sera (mercoledì, ndr) hanno visto qualcosa di molto più triste ed inaccettabile: slogan ‘boia chi molla’ declamati a gran voce da decine di militanti neo-fascisti, polizia e celere che scortano una manifestazione non autorizzata che si lascia passeggiare nelle adiacenze di porta Santo Stefano mentre si scaglia contro il Circolo Anarchico Berneri. Tutto questo avviene dopo che la stessa celere nel pomeriggio aveva caricato manganellando alcun* compagn* alle porte del Làbas, impedendogli di uscire dal proprio spazio. E’ chiara la doppia misura con la quale vengono gestite le operazioni di ‘degrado’ e ‘sicurezza’: si manganellano gli antifascisti che operano da anni in quartiere, mentre si scortano e proteggono neofascisti che gridano ‘boia chi molla’ facendo braccia tese. Non è una novità l’affetto che lega questura e neo-fascisti, in continuità con i tempi oscuri della storia, tristemente noti specialmente nella nostra città. Non smetteremo per questo di lottare contro tutti i fascismi: quel fascismo declamato ieri sera (mercoledì, ndr) a gran voce da nostalgici in camicia nera, ma anche quello che più strisciante stanno continuando a costruire con un regime di segregazione nelle nostre città, come anche il nuovo cantiere dell’hub, le carceri, i fogli di via e le cariche poliziesche ci ricordano. Al fianco dei compagni e delle compagne colpiti dai manganelli della questura e dagli assalti delle camicie nere, al fianco di chi difende i propri spazi e non permette ai fascisti di strisciare sulle strade della città, al fianco di chi si oppone ad ogni forma di autorità. Al fianco di chi pensa e agisce, si organizza e risponde al concreto pericolo derivante direttamente dal fascismo mai scomparso delle istituzioni”.

Sull’episodio delle cariche davanti a Làbas, intanto, è stata presentata anche un’interrogazione parlamentare (da Sinistra italiana) al ministro dell’Interno, Marco Minniti. E il Comune? Ha battuto un colpo a cose fatte, con una dichiarazione rilasciata oggi dall’assessore Riccardo Malagoli: “Quanto è avvenuto può essere base per il futuro per non contrapporre mai le esigenze della democrazia con la sicurezza delle persone. La democrazia è esigente, perchè dà la possibilità a tutti di esprimersi, all’interno però del dettato costituzionale”. E della Costituzione, continua Malagoli, “non fanno parte le mani tese e i saluti fascisti che si sono visti alla fine in via Santo Stefano, quando un gruppetto di partecipanti usciti dall’iniziativa e scortato dalla Polizia si è esibito con quelle modalità. Un fatto che deploriamo e che ci fa dubitare che la volontà dell’inziativa fosse la semplice presentazione di un fumetto. Bologna citta’ medaglia d’oro della Resistenza non merita tutto questo”. Peccato, però, che il Comune non abbia mosso un dito per evitare il tutto. A questo proposito, Malagoli precisa comunque che il centro sociale Baraccano, dove si è svolta l’iniziativa, ha una convenzione quadro con il Quartiere e “gode di autonomia gestionale. Non concorda col Quartiere le iniziative e il Quartiere non le autorizza”, dunque “non ha potere di vietare le iniziative”.

Che in via Orfeo sia successo qualcosa di particolarmente grave, però, lo dimostra anche il fatto che perfino il Pd abbia deciso di criticare il comportamento della Polizia. “Io non riesco a capire- ha affermato oggi in aula la consigliera Simona Lembi- come sia possibile immaginare la nostra Polizia impegnata a caricare quelli di Làbas, circondati da verdure biologiche mentre giocano coi i bambini, insieme col fatto che la sera sono chiamati a tutelare e difendere un’iniziativa politica in cui si esprime amore per la razza bianca. Siamo sicuri che tutto sia andato per il meglio?”.

Tornando a Làbas, l’episodio di mercoledì non ha ovviamente fermato le attività del centro sociale. Che, tra le altre cose, si prepara a partecipare alla mobilitazione in programma ad Amburgo in occasione del G20, che si svolgerà dal 7 al 9 luglio. Questo il comunicato diffuso insieme al Tpo: “I capi di Stato delle venti potenze economiche globali, insieme a delegazioni di altri Paesi, si incontreranno sulle rive dell’Elba per discutere delle politiche di (non) gestione della crisi economica e sociale che da quasi dieci anni colpisce miliardi di persone in tutto il mondo. Politiche di ristrutturazione del capitale che divergono all’interno dello stesso G20, tra un’opzione conservatrice e sovranista incarnata da Trump, Putin, Erdogan da un lato e dall’altro un’opzione liberal-europeista che trova in Macron, Merkel e Gentiloni i propri rappresentanti. Il teatrino dei ‘buoni’, capeggiati dalla Merkel, che si oppongono alle politiche di chiusura e negazione di Trump, già visto a Bologna durante il G7 sull’ambiente, andrà in scena anche nella città anseatica, in un clima di chiusura degli spazi di agibilità democratica e di vivibilità della città deciso dal governo socialdemocratico amburghese. In quei giorni quelle stesse strade, che i potenti vogliono chiuse e controllate da oltre 10 mila poliziotti, saranno attraversate da centinaia di migliaia di persone, che porteranno ad Amburgo la ricchezza delle lotte che quotidianamente costruiscono nei loro territori. Centri sociali, comitati territoriali, partiti e associazioni si ritroveranno per discutere e connettere le diverse esperienze dirette alla costruzione di un’alternativa da quella impostaci dal capitale fatta di povertà, sfruttamento e guerre. Dal Summit for the global solidarity, al grande corteo unitario dell’8 luglio, passando per il corteo anticapitalista del 6 e le azioni di blocco del 7, le strade di Amburgo saranno percorse e agitate da un conflitto che oppone il basso contro l’alto, le pratiche di autorganizzazione e accoglienza solidale contro le politiche di chiusura e di esclusione, la riappropriazione diretta allo sfruttamento e alla rapina dei territori e delle vite di milioni di persone. Anche da Bologna saremo presenti ad Amburgo per affermare che un altro mondo è possibile e necessario, già presente nella ricchezza dei nostri spazi che costruiamo quotidianamente, insieme a tanti e diversi, per connettere la nostra esperienza di conflitto con le altre e costruire un’Europa delle lotte. Prenderemo parola per confrontarci con altri nelle assemblee durante tutta la settimana, il 6 luglio attraverseremo la città senza accettare i divieti del governo di Amburgo, il 7 bloccheremo il vertice e sanzioneremo le zone blu, gialle e rosse imposte dalla polizia, per concludere nel grande corteo globale dell’8 insieme alle altre realtà della sinistra radicale europee e non. See you in the streets, struggles make Europe. Block G20!”.