La segreteria generale di Palazzo D’Accursio ha 15 giorni per esprimersi sulla correttezza formale della proposta, a quel punto ci saranno tre mesi di tempo per raccogliere le 2.000 firme necessarie a far approdare il testo sui banchi del Consiglio comunale. D(i)ritti alla città: “Prima che sia tutto svenduto o regalato, vorremmo dire la nostra”.
La proposta di delibera di iniziativa popolare sugli spazi pubblici è stata inviata all’amministrazione comunale: lo annuncia D(i)ritti alla città spiegando che “questa delibera obbliga il Comune a mettere in discussione il modello con cui attualmente centinaia di edifici e spazi pubblici rimangono chiusi o vengono ceduti a enti privati. Per raggiungere l’obiettivo dovremo raccogliere almeno 2.000 firme”. Traguardo da raggiungere perchè “prima che sia tutto svenduto o regalato, vorremmo dire la nostra”, fa sapere D(i)ritti alla città illustrando la delibera con una conferenza stampa nel cortile di Palazzo D’Accursio: “In questa città c’è una grande quantità di spazi pubblici dimessi, non solo del Comune. Gran parte di questo patrimonio è abbandonato e non censito. Di alcuni luoghi si è parlato molto, altri sono sconosciuti. Si tratta, in ogni caso di beni che devono essere dati alla collettività per usi pubblici, edilizia popolare, ma anche servizi per la comunità”. Aggiungono le/gli attiviste/i: “C’è il tema delle trasformazioni, come quello dell’ex caserma Sani, che prevedono alloggi privati, parcheggi, con distruzione di verde pubblico. Tutto questo deve cambiare, per questo abbiamo deciso di lavorare a questa delibera dal basso, un istituto di partecipazione previsto dal Comune e mai utilizzato fino a oggi”.
Il testo della delibera è stato depositato alla segreteria generale, che ha adesso 15 giorni per esprimersi sulla correttezza formale della proposta. Se arriverà il via libera dei tecnici di palazzo D’Accursio i promotori avranno tre mesi per raccogliere le 2.000 firme necessarie a far approdare il testo sui banchi del Consiglio comunale, che avrà a sua volta 90 giorni per discuterlo e votarlo, senza la possibilità di apportare modifiche. “E’ un documento corposo, perché volevamo affrontare il tema nella sua totalità. Questo patrimonio deve rimanere pubblico e avere destinazioni pubbliche. L’autogestione degli spazi è tra i punti più scottanti, ci sono state situazioni conflittuali in cui il Comune ha dimostrato di non credere che esistono luoghi in città che svolgono finzioni pubbliche pur non essendo riconducibili a istituzioni o associazioni”, continua D(i)ritti alla città, ricordando in particolare alla vicenda di Banca Rotta: “La società si auto-organizza senza la necessità di formalizzare qualcosa. I bandi, del resto, si fanno per gestire risorse scarse, invece c’è posto per tutti, basta aprire i cancelli di questi luoghi”. Sotto il profilo urbanistico, inoltre, “sono stati fatti accordi che noi contestiamo. Su alcune aree, come le ex caserme Stamoto e Perotti, il Comune ha stipulato un accordo grave perché prevede una clausola di segretezza. Per questo nel testo sono previste norme vincolanti: vogliamo evitare quello che è stato fatto finora, proponiamo un radicale cambiamento di rotta”, conclude D(i)ritti alla città.
La delibera sarà presentata domani con un “rituale di lancio” convocato alle 18 in piazza Nettuno: “Una performance dove a parlare saranno gli spazi e la protagonista che li anima: la cittadinanza”.