Valerio Evangelisti, a Vag61 per la presentazione del suo ultimo libro, traccia un quadro tanto spietato quanto sincero della città. Dopotutto “con Cofferati si è raggiunto il fondo, da Delbono non è che mi aspetti molto”.
Bologna? “Più perbenista di quanto vorrei, molto ipocrita e razzista anche in tempi non sospetti”. E’ schietto e rapido come i suoi pirati, Valerio Evangelisti. E non è una novità. Quando gli si chiede della sua città parla di rapporto “quasi nullo e molto conflittuale”, mentre da scrittore raffinato sembra mettere da parte il fioretto per la sciabola. E va dritto al bersaglio grosso. “Con Cofferati si è raggiunto il fondo, da Delbono non è che mi aspetti molto”. Punto.
Un concetto semplice. Eppure, finora, in pochi a Bologna hanno avuto la voglia di dirlo chiaro e tondo. Soprattutto a sinistra. E infatti, poiché semplice è diverso da banale, l’affondo vero è un altro. “Quello che dovrebbe far paura è che Cofferati aveva consenso, e non tra la gente di destra”. Perché? “L’impostazione di questa città è conservatrice”, inutile rincorrere leggende (poco) metropolitane. Ad esempio, a Bologna “l’inciucio tra il sindaco e il cardinale non è un fatto episodico, nasce dal fatto che sono i rappresentanti di due chiese”.
Una realtà che va aggredita dall’esterno. “Il cambiamento potrà avvenire con il tempo solo da chi si chiama fuori”, come gli spazi autogestiti. “Sono nato in questi ambienti e quello che sono diventato lo devo soprattutto a questa Bologna alternativa”, ricorda lo scrittore.
Nell’ntervista Evangelisti racconta anche i pirati poco cinematografici dei suoi libri senza dimenticare quelli che, parlando di libertà sul web, hanno colto di sorpresa le recenti elezioni europee. “Internet è fonte di resistenza, permette l’esistenza di testate, come Zic, che avrebbero una vita grama come pubblicazioni cartacee”. Pericolo che non corrono i libri di Evangelisti. La saga sui pirati avrà una terza puntata, ma non prima di un atteso ritorno. Evangelisti annuncia infatti un nuovo capitolo del ciclo di Eymerich, dal titolo “Rex tremendae maiestatis”.
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