Il Cesp (Centro studi per la scuola pubblica) di Bologna diffonde la lettera di un insegnante che dimostra come, nella valutazione del test, un ragionamento corretto possa essere equiparato ad uno errato.
Perché fermarsi alla crocetta?
Amo questo mestiere perché è imprevedibile e perché, oltre ad insegnare, mi permette di non smettere mai di imparare. Lo dichiaro da subito: sono uno tra i tanti insegnanti contrari ai test Invalsi e perciò, arrivato il momento dei quiz, non ho interrotto la normale attività didattica del gruppo classe per iniziare una sorta di addestramento alla risoluzione degli indovinelli invalsiani. Ho dedicato, però, una lezione a ragionare insieme ai bambini sui test dell’anno precedente perché si potessero fare una loro idea di cosa si troveranno davanti. Avendo a disposizione una Lim, abbiamo proiettato le copie dei test alla lavagna e aperto insieme un dibattito e un ragionamento collettivi.
Ecco un frammento interessante tra i tanti emersi. Riporto integralmente una delle domande che comparivano nel test di italiano per le classi quinte della scuola Primaria per l’a.s. 2013/2014:
Secondo la griglia di valutazione fornita agli insegnanti dall’Invalsi la risposta corretta è la C. Una bambina risponde alla domanda indicando come risposta corretta la C. Le chiedo di raccontarci come ha ragionato. Per lei i verbi presenti nella frase sono: dormiva, balzò, andò, aveva, posato e svegliò. Si apre il dibattito. Secondo qualcuno è vero che la risposta corretta è la C ma il ragionamento che ha portato la compagna a rispondere così non lo è.
Non ha individuato il verbo “leccandole” e ha considerato “aveva” come verbo dal significato proprio e non come ausiliare del verbo “posare” nella formazione del tempo composto. La sequenza giusta è allora: dormiva, balzò, andò, leccandole, aveva posato e svegliò. La maggior parte della classe concorda su questa ipotesi.
Si apre un ulteriore dibattito che porta alle seguenti conclusioni:
1. Si può rispondere a questa domanda in modo corretto e con il giusto ragionamento.
2. Si può rispondere a questa domanda in modo corretto ma commettendo un errore di ragionamento.
3. Chi correggerà questa domanda non saprà mai a quale dei due precedenti casi si trova davanti.
4. Di fatto, nella valutazione, un ragionamento corretto è equiparato ad uno errato.
5. Di conseguenza questa domanda non ha significato a fini statistici e falsa, in parte, il risultato del test.
Nel gruppo classe qualcuno rimane convinto che la risposta corretta sia la D, in quanto il verbo “aveva”, sia pur con la funzione di ausiliare, è pur sempre un verbo. Lascio a chi legge ogni altra considerazione.
Alla fine di ogni anno scolastico, riguardando il cammino percorso, mi rendo conto degli errori commessi e delle cose che rifarei in altro modo o non rifarei del tutto e mi dico che, come insegnante, devo ancora imparare e crescere su tanti aspetti del mio lavoro.
Di una cosa, almeno, vado fiero: non ho addestrato una batteria di polli d’allevamento.
Enrico Roversi, maestro