All’interno della Palazzina Magnani “tre giornate molto partecipate, ricche di spunti che contribuiranno sicuramente a portare avanti la nostra lotta”, recita il comunicato diffuso a conclusione dell’occupazione: “Rivendichiamo il vandalismo di un’arte fuori dai musei, il terrorismo di concerti gratuiti, la politica fatta con le parole di ogni giorno al posto del vostro lessico freddo”.
Dopo il weekend si è conclusa l’iniziativa “Spazi, Case, Strade” che per tre giorni “ci ha portate ad aprire lo spazio di via Azzo Gardino 61 abbandonato da vent’anni. Abbiamo lanciato questo momento per fare rete con realtà diverse e contaminare le nostre pratiche e prospettive su temi quali l’abitare, le occupazioni e la gentrificazione delle città. Vogliamo continuare ad auto-formarci come assemblea e confrontarci con compagne provenienti da diversi percorsi, smascherando e smontando le narrazioni fuorvianti promosse dall’amministrazione e portando queste tematiche all’attenzione di chi vive questa città”, si legge in un comunicato diffuso tramite il blog Infestazioni: “Sono state tre giornate molto partecipate, ricche di spunti che contribuiranno sicuramente a portare avanti la nostra lotta. Momenti come questo, di confronto e crescita con realtà affini e non, provenienti da tutta Italia e Europa, sono la riprova che i nostri bisogni e le risposte che insieme siamo in grado di trovare vanno al di là dei confini che ci impongono. La logica competitiva dei bandi si può smontare aprendo luoghi abbandonati per tutte quelle che li vogliono riempire e far vivere in autogestione. Gli spazi a Bologna ci sono, lo abbiamo sempre detto, quello che manca è la volontà politica da parte dell’amministrazione di prendere atto di questa esigenza, di questa fetta di città che non vuole omologarsi. Ci rivendichiamo il vandalismo di un’arte fuori dai musei, il terrorismo di concerti gratuiti, la politica fatta con le parole di ogni giorno al posto del vostro lessico freddo”.
L’amministrazione di Bologna “da anni persevera nel tentativo di annientarci e zittirci, sgomberando e negando alla nostra comunità la possibilità di continuare il proprio percorso. Infestare significa non solo essere splendidi fiori che sbocciano spaccando l’asfalto, ma anche essere spine nel fianco. Anzi, nel centro. Accanto al divertimentificio e a situazioni su cui pesa l’egomonia sulla cultura imposta dall’amministrazione, continuiamo a creare spazi di autogestione. L’infestazione continuerà, perché l’erba cattiva non muore mai! Ci vediamo nel prossimo spazio!”.