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Crash: “Porteremo la periferia nelle zone di frontiera del centro”

Dopo lo sgombero in arrivo “un’agenda serrata di eventi e iniziative. Se non avremo una casa vuol dire che dovremo abitare con maggiore intensità le strade e le piazze per una stagione di appropriazione e riscatto”.

21 Agosto 2017 - 17:30

Il Laboratorio Crash riprende parola a due settimane dallo sgombero dei locali di via della Cooperazione: “Su quanto avvenuto lo scorso 8 agosto nel quartiere Navile-Bolognina torneremo con altri comunicati dedicati all’uso del decreto urgente di sequestro di immobili occupati sia per quanto riguarda il decreto in questione che ha attivato il sequestro della struttura del Laboratorio Crash in via della Cooperazione, e sia dell’uso politico con cui la procura interviene attaccando le vertenze e le istanze sociali che a Bologna, come altrove, per esprimersi in questo momento storico e sociale utilizzano la pratica dell’occupazione in tutta Italia e in tutta Europa”. Oggi invece “ci interessa affrontare direttamente il nodo della trasformazione che sta subendo il tessuto urbano e sociale della nostra città- prosegue Crash- e in particolar modo la sua periferia, zona che, fatto salvo per qualche rara eccezione, è stato e sarà l’habitat naturale dell’esperienza del Laboratorio Crash. Fin dalla prima occupazione infatti il Laboratorio Crash si è sempre rivolto alla periferia e ai suoi abitanti, soprattutto nel quadrante nord della città, spazio urbano devo abitano i ceti popolari, gli studenti fuori sede e le vecchie e nuove generazioni migranti. La nostra esperienza di autogestione e occupazione si è modellata negli anni come un macro progetto rivolto e costruito insieme a quella parte della società bolognese che per fascia di reddito e salario non ha accesso alle ricchezze del ‘centro’ e agli strumenti politici e culturali riservati ai ceti benestanti, per centro intendiamo quelle zone urbane da cui sono assenti o espulsi i non garantiti di sempre e gli impoveriti di oggi, ad esempio ad oggi la zona universitaria è a modo suo molto più periferica di altre zone fuori mura ormai in mano alla ristrutturazione edilizia e ai servizi pubblici e privati che le caratterizzano”.

Continua il comunicato: “Dal giorno in cui abbiamo occupato il Laboratorio Crash di via Della Cooperazione nel quartiere Navile-Bolognina abbiamo continuato la nostra esperienza di centro sociale di frontiera: mentre ospitavamo centinaia di operai e operaie della logistica per le loro prime assemblee generali, al primo piano magari c’era Nicolas Jaar che faceva il soundcheck, oppure all’ospitalità e alla partecipazione delle lunghe plenarie dei senza tetto, sfrattati o sfrattandi si univa la presenza e partecipazione solidale di artisti, writers, registi, scrittori presenti al Laboratorio Crash per partecipare ad un festival culturale. I figli delle case Acer hanno trovato in quelle quattro mura un luogo extra-scolastico dove autorganizzarsi e sviluppare progetti di espressione artistica e culturale, magari assieme agli studenti universitari che vivono in cinque in qualche appartamento tra San Donato e la Bolognina, realizzando progetti, laboratori, e iniziative di riscatto sociale note a tutta la città fin dai tempi della contestazione alla riforma Gelmini. Queste sono solo alcune istantanee scattate nella quotidianità del nostro spazio sociale a cui si possono aggiungere le sperimentazioni dedicate al mercatino biologico, alla palestra popolare, alla distribuzione delle arance di Rosarno, e poi ancora i tanti eventi artistici e musicali storici della nostra esperienza conosciuti ormai in tutta Europa. Siamo stati, siamo e saremo un punto di contatto e sutura tra universi così distanti che solo l’autogestione riesce a legare, soprattutto in una lunga fase storica in cui l’accesso alla cultura e alla socialità è sempre mediato e organizzato dal privato e dalla legge del valore, del quattrino. L’8 agosto questa esperienza è stata repressa e aggredita da numerosi attori ed enti locali, ma oggi ci vogliamo concentrare su uno in particolare: la proprietà di quell’edificio che fino a quando non fu liberato dalla nostra iniziativa era abbandonato da anni ed anni, stiamo parlando del fondo immobiliare e speculativo Prelios s.p.a. (Intesa San Paolo, Unicredit, e Pirelli) che a Bologna come altrove funziona come una vera e propria piovra che modella in base agli interessi di speculazione dei propri azionisti la vita della nostra città, per fare un solo esempio la Prelios è protagonista della grande opera inutile denominata Fico. Tramite il Piano Operativo Comunale deciso dalle due giunte Merola la Prelios avrà una ricca fetta di torta nella spartizione speculativa della città, e sembra che nella struttura di via della Cooperazione, una volta attivati i fondi (magari tra 10 anni, come mercato esige), dovranno essere impiantati studentati privati, negozi, e mega market. Il Poc di Merola ha deciso che nel quartiere Navile fosse impiantata una nuova cifra di speculazione (oltre a quella già programmata nei pressi dell’Xm24 a cui va la nostra solidarietà), a discapito di uno spazio sociale autogestito a modo suo unico quanto utile ‘servizio’ ribelle per i ceti popolari del quartiere e della città. Da questo punto vogliamo partire per muovere i primi passi dopo lo sgombero del Laboratorio Crash rivendicando per intero la nostra esperienza autogestionaria e rilanciando la nostra istanza collettiva nel territorio che da sempre abbiamo abitato: la periferia. Se la casta dell’amministrazione recepisce solo gli interessi della Prelios e dei fondi di speculazione immobiliare e si disinteressa e all’occasione reprime esperienze autogestionarie che abitano il territorio noi andremo avanti nel nostro percorso e se necessario continueremo ad occupare così come abbiamo fatto durante l’amministrazione Guazzaloca, Cofferati, Cancellieri. Se al contrario la giunta Merola, il presidente di quartiere Ara, vorranno parlare a questo mondo della propria città non solo tramite manganellate e repressione ascolteremo, ma sempre con le idee chiare di chi vive l’autogestione non come un fine ma come un progetto più ampio di cosa vuol dire abitare un territorio, e presidiare culturalmente spazi urbani. D’altronde come ‘seconda generazione di centro sociale autogestito e occupato’ non abbiamo mai interpretato la nostra attività come definita e racchiusa in una sorta di isola urbana, al contrario abbiamo sempre tentato di spingere fuori dal centro sociale le energie, gli immaginari e le istanze sociali e culturali che con il tempo vi hanno preso corpo, sostanza e progetto. Dalla mattina dello sgombero ad oggi siamo stati silenziati dalla stampa e dal dibattito pubblico legato al doppio sgombero dell’8 agosto. Per quello che siamo, per i ceti sociali che vivono il Laboratorio Crash, non ci stupisce, ma neanche possiamo assuefarci all’idea che questo mondo della città venga silenziato e per l’ennesima volta sottratto alla dignità della presa di parola e dell’espressione delle proprie istanze. Per questa ragione abbiamo deciso che porteremo la cultura della periferia e dell’undergroud nelle zone di frontiera del centro città, dando continuità alla nostra esperienza autogestionaria con un’agenda serrata di eventi e iniziative. Se quindi il Laboratorio Crash non avrà una casa vuol dire che dovrà abitare con maggiore intensità le strade e le piazze per una stagione di appropriazione e riscatto sociale, politico e culturale”.