Acabnews Bologna

“Ci vogliamo vive e libere!”, si accende la mobilitazione contro la violenza maschile

Per domani 25 novembre le Mujeres Libres invitano ad “appendere striscioni fuori casa o dal proprio spazio”, Non Una di Meno dà appuntamento in piazza del Nettuno. Intanto Casa delle Donne pubblica i dati degli accessi ai servizi anti-violenza: circa cinquanta richieste d’aiuto al mese nel 2021. Sabato 27 corteo nazionale a Roma [info bus].

24 Novembre 2021 - 12:42

“Il 25 novembre, in occasione della giornata nazionale contro la violenza sulle donne e di genere, invitiamo tuttə ad appendere fuori casa o fuori dal proprio spazio striscioni/cartelloni/fantocci col proprio messaggio, fare una foto e postarla taggando le Mujeres Libres con l’hashtag #HangTheViolence. Riempiamo finestre, balconi e terrazze, invadiamo la città con il messaggio forte e chiaro che siamo stanch@, siamo tant@ e non abbiamo paura!”. E’ il messaggio lanciato dal collettivo femminista Mujeres Libres per dare visibilità alla giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile contro le donne e di genere. “Da inizio anno – scrive ancora il collettivo – in Italia ci sono stati 103 femminicidi, quasi uno ogni 3 giorni. Ci stanno ammazzando, letteralmente! Ma il femminicidio è solo l’effetto più tragico di una violenza sistemica che quotidianamente agisce sui nostri corpi, se non sei un maschio bianco etero-cis sai di cosa parliamo…La violenza maschile e di genere si esprime in moltissime forme, dal catcalling allo stupro, dalla negazione del diritto di aborto alle molestie sul lavoro, dalla violenza fisica e psicologica in famiglia alla paura di camminare in strada la notte. Tuttə la sperimentiamo dalla nascita, a casa, a lavoro, sui social, alle feste, ovunque…Ci vogliamo vive!”.

Anche Non Una di Meno Bologna invita a far sentire la propria voce il prossimo 25 novembre e dà appuntamento per una manifestazione in piazza del Nettuno alle 18.30: “In Emilia-Romagna la scorsa settimana sono state uccise quattro donne per mano di compagni, mariti, ex partners, amanti, figli. Juana Cecilia Hazana Loayza, Elisa Mulas, Anna Bernardi e Milena Calanchi sono solo gli ultimi nomi che si aggiungono a una lista insopportabilmente lunga, che quest’anno conta più di cento femminicidi. Non è per troppo amore o a causa di raptus di follia, ma è l’ordinaria brutalità e la normalizzazione della violenza patriarcale e machista che innerva tutta la società. Questa violenza si riproduce anche a livello istituzionale con misure emergenziali. Un esempio è il nuovo piano governativo antiviolenza che, a un anno di distanza dalla scadenza del precedente piano, non è ancora operativo, mentre i Centri Anti Violenza femministi sono sempre più sotto attacco. I fondi stanziati sono insufficienti e i tempi di erogazione sono tornati ad allungarsi: di quelli previsti nel 2020 solo il 2% è stato assegnato. Nella stessa direzione si inserisce il ‘reddito di libertà’, che in nessun modo romperà il ricatto economico che obbliga molte donne e persone LGBT*QIA +, – dipendenti da mariti e genitori/parenti – ad accettare la loro violenza pur di sopravvivere, ancora di più quando migranti senza un permesso di soggiorno. Queste misure sono parte di un piano nazionale di rilancio (PNRR) che continua a promuovere misure familistiche ed assistenziali. Ponendosi l’obiettivo di colmare il divario nella retribuzione e di favorire l’aumento delle donne in posizioni di responsabilità, continua a promuovere sgravi fiscali alle imprese, senza migliorare in modo sostanziale le nostre condizioni di lavoro. Nell’ultimo anno in Emilia-Romagna circa tremila donne si sono licenziate, di cui il 70% ha figli, rafforzandone la dipendenza economica. Il PNRR andrà a smantellare il sistema sanitario nazionale secondo logiche neoliberali aggravando le disuguaglianze regionali e limitando ulteriormente l’accessibilità all’accesso all’aborto, alle terapie ormonali, che ignora le malattie croniche femminili, che limita l’accesso alle cure per le migranti senza residenza o permesso di soggiorno”.

Proprio in queste settimane a dare un resoconto degli accessi ai servizi antiviolenza a Bologna è stata invece la Casa delle donne per non subire violenza, che ha pubblicato il bilancio sociale 2020: nel corso dell’anno passato nella sede di Bologna sono stati condotti 1.488 colloqui e 222 nella sede di Anzola (sul totale, 222 sono state le segnalazioni da parte di terzi), per un totale di 643 donne accolte. Nel 70,3% si tratta di donne italiane. Quanto allo stato civile delle donne accolte, nel 31,4% si tratta di nubili; 28,7% coniugate; 23,2% conviventi; 10,3% separate; 3,8% divorziate; 0,4% vedove. Fasce d’età preponderanti, 18-29 anni (157 donne); 30-39 anni (153 donne); 40-49 (140 donne). Nel 55,3% dei casi si tratta di donne con figli. Chi è l’autore delle violenze? Il coniuge in oltre 200 casi, a seguire il convivente, l’ex, un altro familiare, il fidanzato, un amico. Quarantanove le consulenze legali fornite, sfociate nel 63% dei casi in cause civili. Sono invece 508, in media poco più di 50 al mese, le nuove richieste d’aiuto raccolte tra l’1 gennaio e il 31 ottobre del 2021. Un dato in linea con i 502 contatti registrati nei primi dieci mesi del 2020, anno che si è poi concluso con 643 richieste. Si aggiungono 197 donne che erano già in percorso dagli anni precedenti, per un totale di 705 donne accolte. Delle 508 donne che si sono rivolte alla Centro antiviolenza per la prima volta nel 2021, 333 sono italiane e 165 straniere (mentre in dieci casi la nazionalità non è nota). Sempre nei primi dieci mesi dell’anno in corso, sono 57 le donne (sette italiane e 50 straniere) e 50 i minori che hanno usufruito dei progetti di ospitalità.

Nel frattempo, spiega ancora Non Una di Meno nel comunicato, “l’Italia continua a essere il primo paese d’Europa per uccisioni di persone trans, mentre in Parlamento si applaude all’affossamento del ddl Zan. Dall’Afghanistan al Texas, dalla Polonia all’Italia il patriarcato sta attaccando donne e persone LGBT*QAI+. Si è intensificata la violenza lungo i confini contro le persone migranti, come mostrano le notizie delle violenze tra Polonia e Bielorussia. Per queste ragioni, il 25 novembre Non Una di meno sarà in piazza a Bologna. Di fronte all’aumento dei femminicidi e alla miopia delle istituzioni, capaci di rispondere solo con misure emergenziali, Non Una Di Meno ha dato avvio, il 19 novembre, alla settimana transfemminista con un’azione comunicativa e ha attraversato il Transgender Day of Remembrance verso la manifestazione del 27 novembre a Roma, in cui donne, migranti, persone LGBT*QIA +, sex workers si riprenderanno le strade contro la violenza maschile sulle donne e di genere. Ci vogliamo vive e libere!”.

Per chi volesse recarsi con i bus alla manifestazione nazionale contro la violenza maschile sulle donne e di genere di sabato 27 novembre a Roma, Non Una di Meno invita a prenotarsi entro oggi all’indirizzo mail nonunadimeno.bologna@gmail.com oppure inviando un messaggio alle pagine di Non Una di Meno Bologna sui social network.