Opinioni

“Chi ricorda Reuf Islami e chi tace”

Riceviamo e pubblichiamo, a vent’anni dalla morte del giovane operaio albanese in un cantiere di via Ranzani: “Un crimine di pace che una parte della città di Bologna – in maniera unanime per quel che riguarda le istituzioni e i media – vuole rimuovere”.

22 Marzo 2022 - 19:27

di Vito Totire (da La Bottega del Barbieri)

21 marzo giornata di lutto per Bologna: ventesimo anniversario dell’omicidio sul lavoro di Reuf Islami

Ventesimo anniversario dell’omicidio sul lavoro di Reuf Islami, giovane operaio albanese “sans papier” schiacciato e soffocato dallo smottamento di uno scavo privo di protezioni. La “disattenzione” per la vita di chi lavora, l’omissione delle misure di sicurezza finalizzata a ridurre i costi economici (nel totale disprezzo dei “costi umani”), la catena degli appalti e subappalti, una politica criminogena e sadica sulla immigrazione che ha punito e carcerato gli immigrati senza permesso di soggiorno: la vicenda umana di Reuf rimane nella memoria collettiva e deve entrare nei libri di storia come un efferato crimine di pace. Crimine di pace che una parte della città di Bologna – in maniera unanime per quel che riguarda le istituzioni e i media – vuole rimuovere. Abbiamo insistito più volte sulla nostra proposta di intitolare a Reuf la strada che fu teatro del suo omicidio. Per noi Reuf è un partigiano caduto nella lotta contro lo sfruttamento e va ricordato per tenere alta la difesa della dignità del lavoro e delle persone migranti.

Il Comune di Bologna scopre – con vent’anni di ritardo dalle prime evidenze di lavoro schiavistico manifestatesi nel suo territorio – che c’è bisogno di una “logistica etica”: pensiero tardivo (a voler essere eufemisti) già sancito persino dal Codice Civile e dunque in epoca pre-repubblicana. Ma a noi comuni mortali non sfugge la differenza tra le parole (che spesso sono propaganda) e i fatti.

Onore a Reuf Islami vittima prima dello sfruttamento schiavistico, poi della rimozione e dell’ipocrisia.

Un fiore per Reuf.

Bologna, il primo giorno di primavera del 2022

Chi era Reuf Islami

Vi sono morti che pesano come una piuma e altri che pesano come una montagna? E’ un’affermazione di Mao Tse Tung: si può concordare o no ma aiuta a riflettere. Viene in mente nel ventesimo anniversario dell’omicidio sul lavoro di Reuf Islami giovane immigrato “sans papier” albanese ucciso da una omissione di misure di sicurezza che è una delle conseguenze della ricerca del massimo profitto a tutti i costi.

L’omicidio dette àdito a una condanna penale (fatto mai scontato in Italia, anche quando ci sono clamorose evidenze) e a un “risarcimento” offensivo (non che una morte sul lavoro sia risarcibile) ma scoperchiò agli occhi di chi non voleva vedere la fragilità della prevenzione suscettibile di paralizzarsi nelle catene di appalti e subappalti. Le cronache giudiziarie ricostruirono nomi e cognomi del committente e degli esecutori fino all’ultima ruota del carro: una “impresa” già nota per l’uso di lavoro minorile (una storia che evoca le vicende dei “carusi” delle solfatare siciliane dell’Ottocento). Le istituzioni si svegliano ogni venti anni dal loro torpore per “scoprire” in maniera colpevolmente tardiva (di solito si destano quando c’è una strage operaia, un “solo morto” è poco) che esistono in Italia estese aree di schiavismo in un quadro generale di sfruttamento, vessazioni e distress per i lavoratori autoctoni o immigrati che siano. Allora le istituzioni (dopo decenni di “catatonia”) scoprono l’esigenza di avere una “logistica etica”: alla faccia del tempismo.

Noi nel ventesimo anniversario del suo omicidio sul lavoro rendiamo omaggio alla memoria di Reuf Islami. Senza omettere di ricordare la terrificante notizia dei telegiornali di oggi che riferiscono (senza strapiti) di 70 migranti morti annegati nella ultime settimane nel Mediterraneo!

Abbiamo invitato chiunque condivida il nostro appello a dedicare un pensiero alla memoria di Reuf o a deporre un fiore nel luogo dell’omicidio (via Ranzani di Bologna). Non possiamo rivolgere l’invito alle istituzioni e in particolare al Comune di Bologna dopo il penosissimo silenzio di cui si è reso responsabile: una targa commemorativa “in ricordo dell’omicidio sul lavoro di Reuf Islami” turberebbe i turisti e i benpensanti ?

Davvero il degrado morale si è spinto molto in profondità.

Transizione ecologica? Transizione digitale? Ma a quando la “transizione verso valori umani”? Resistiamo e rilanciamo la lotta contro lo sfruttamento nei luoghi di lavoro.

Bologna, 19.3.2022