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“Caso Cospito: vietato parlare a Radio Onda d’Urto?”

La direzione del penitenziario di Sassari ha diffidato la legale dell’anarchico in sciopero della fame a rilasciare interviste dopo le visite in carcere: “Attacco che non riguarda solo la nostra emittente”, testata giornalistica iscritta al Tribunale di Brescia, “ma più in generale la libertà di informazione e che denota un accanimento repressivo-carcerario contro il detenuto”.

24 Gennaio 2023 - 17:34

“Caso Alfredo Cospito: non si parla… a Radio Onda d’Urto?”. A segnalare la vicenda è l’emittente bresciana in riferimento al documento diffuso ieri dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del carcere di Sassari, dove si trova in regime di 41 bis l’anarchico in sciopero della fame da quasi cento giorni. “Il Dap- spiega Radio Onda d’Urto– ha comunicato all’avvocato di Cospito, Flavio Rossi Albertini, il nulla osta alla visita giovedì 26 gennaio in carcere a Cospito da parte della dottoressa di fiducia, dottoressa Angelica Milia, più volte ai nostri microfoni per aggiornare lo stato di salute (sempre più deteriorata) di Cospito. La nota però si chiude in maniera… inaspettata: ‘Visto quanto segnalato dal Direttore generale della D.G.D.1., con nota pervenuta a questa Direzione in data 20.01.2023, la Dr.ssa Milia viene diffidata a rilasciare a seguito delle visite, dichiarazioni all’emittente radio Onda d’Urto, al fine di non vanificare le finalità del regime di cui all’ex art. 41 bis O.P. Ulteriori dichiarazioni rese in tal senso, potranno indurre questa A.D a valutare la revoca dell’autorizzazione all’accesso in Istituto'”.

La nota è firmata dalla direttrice-reggente del carcere di Sassari, “che conta al proprio interno 424 persone, di cui 92 in regime di 41bis. Intanto Alfredo Cospito ha perso 10 chili in una settimana”, riferisce Radio Onda d’Urto, commentando così la diffida: “Si tratta di un provvedimento gravissimo, un attacco che non riguarda solo la nostra emittente (che trasmette dal 1985 come testata giornalistica regolarmente iscritta al Tribunale di Brescia ) ma più in generale la libertà di informazione e che denota un accanimento repressivo-carcerario contro il detenuto anarchico, di cui evidentemente non si vogliono far conoscere le condizioni di salute sempre più critiche. Evidentemente rompere il silenzio in cui si vuole far morire Alfredo rappresenta qualcosa che ‘vanifica le finalità del regime di cui all’ex art. 41 bis O.P.'”.