Da studenti furono manganellati mentre protestavano contro la riforma Gelmini dell’Università, ieri il rinvio a giudizio per resistenza aggravata. Intanto, se ne va il prefetto: Salvini l’ha chiamato al Viminale come capo di Gabinetto.
Nell’autunno del 2010 c’era un movimento studentesco molto determinato e rabbioso, che avrebbe visto il suo momento culminante a Roma il 14 dicembre, con la rivolta della “generazione senza domani” in piazza del Popolo, dove la polizia si era opposta all’imponente corteo che puntava dritto su Montecitorio, nelle stesse ore in cui Razzi e Scilipoti salvavano dalla sfiducia il quarto governo Berlusconi.
La scintilla fu la legge Gelmini, che introduceva tagli agli organici, più precariato sottopagato, mannaia su atenei e corsi di laurea poco produttivi. A Bologna i cortei e i flash mob erano cominciati a ottobre e proseguiti per oltre un mese. Il 23 novembre era stata occupata Lettere in via Zamboni 38, nei giorni seguenti toccò a molte scuole superiori.
Il 30 novembre quindicimila tra studenti universitari, medi e ricercatori partirono da piazza Verdi per arrivare a manifestare fino in autostrada tra i caselli Fiera e Arcoveggio e poi dirigersi verso la stazione. Lì un ingente dispiegamento di polizia impedì l’ingresso a suon di cariche, una ragazza fu portata via in ambulanza con una frattura alla gamba. Per quell’episodio la Procura chiese il giudizio per 49 manifestanti: ieri è arrivata la sentenza del giudice per l’udienza preliminare, che ha prosciolto per prescrizione del reato i 38 di loro a cui era contestata l’interruzione di pubblico servizio. Per altri 11, accusati invece di resistenza aggravata, ha fissato il processo per il prossimo 12 ottobre.
All’epoca dei fatti a Palazzo d’Accursio c’era la commissaria Anna Maria Cancellieri, destinata a fare il ministro per due governi e poi uscire di scena senza gloria. Suo vice era Matteo Piantedosi, attuale Prefetto sotto le Due Torri. Ancora per molto poco, stando a quanto si è appreso ieri: sta per essere norminato capo di Gabinetto del ministro dell’Interno Matteo Salvini. Insomma, in quanto a ordine pubblico e sicuritarismo Bologna si conferma laboratorio nazionale e trampolino di fulgide carriere. Sui quotidiani in edicola oggi si possono leggere le parole di encomio e fraternità con cui tutto il mondo politico cittadino congeda il prefetto uscente. Dalle parti di questa modesta testata online, invece, non se ne sentirà granché la mancanza.