Attualità

Passa al Senato la riforma Gelmini dell’Università

Ieri il voto in aula. Il ddl affronterà l’esame di Montecitorio in pieno ‘autunno caldo’

30 Luglio 2010 - 20:22

Tagli agli organici, più precariato sottopagato, mannaia su atenei e corsi di laurea poco produttivi: sono questi, in soldoni, i peggiori effetti  del disegno di legge approvato ieri a Palazzo Madama. Il voto della Camera sarà a ottobre, quando le facoltà riprenderanno i lavori per il nuovo anno accademico e le città universitarie saranno tornate a riempirsi di studenti e ricercatori, molti dei quali, siamo certi, pronti a nuove lotte contro un netto attacco. In un autunno che si annuncia incandescente anche in molti settori del mondo del lavoro, su cui continuano a scaricarsi i costi della crisi.

>  Di seguito i contenuti della riforma, come riportati dall’Agenzia Dire

LE NUOVE REGOLE – Dal reclutamento di professori e ricercatori ai mandati a tempo per i rettori (massimo 8 anni), dal fondo per premiare gli studenti meritevoli e quello per i docenti migliori. Ma anche ruoli distinti per Senati accademici e Consigli di amministrazione, obbligo di certificazione delle ore di didattica per i professori, contratti a termine per i ricercatori. Sono questi alcuni dei capisaldi della riforma approvata. Il ministro Mariastella Gelmini ha anche garantito, attraverso un ordine del giorno, che c’e’ l’impegno del governo a recuperare una parte del taglio di un miliardo e 300 milioni della scorsa finanziaria. In particolare, “40 milioni di euro per ripristinare gli scatti di stipendio ai ricercatori”. Ecco una sintesi delle principali novità contenute nella riforma.

RETTORI A TEMPO (MASSIMO 8 ANNI) – I ‘Magnifici’ potranno restare in carica al massimo 8 anni. Sono possibili due incarichi consecutivi da 4 anni ciascuno. La norma e’ applicata dall’entrata in vigore della legge. I rettori gia’ al secondo mandato, quindi, non potranno ricandidarsi.

SFIDUCIA RETTORI – Rettori sotto controllo: i capi di ateneo inadeguati, in futuro, potranno incorrere in una mozione di sfiducia da parte del Senato Accademico. Chi ha amministrato male potra’ essere messo da parte, dunque. Ma ai senatori accademici servira’ comunque una maggioranza qualificata (3/4 dei membri) per poter proporre la mozione al corpo elettorale.

RICERCATORI A TEMPO – Riforma del reclutamento con l’introduzione del sistema di ‘tenure-track’: nuovi contratti a tempo determinato (minimo 3 massimo 5 anni) seguiti da contratti triennali ‘tenure-track’, al termine dei quali se il ricercatore sara’ ritenuto valido dall’ateneo sara’ confermato a tempo indeterminato come associato. In caso contrario terminera’ il rapporto con l’universita’. Si abbassa, quindi, l’eta’ in cui si puo’ cercare di entrare in ruolo, da 36 a 30 anni, e sale anche il primo stipendio da 1.300 a 2.000 euro.

SEMPLIFICAZIONE E ACCORPAMENTI – Facolta’ e dipartimenti dovranno essere semplificati: le prime potranno essere al massimo 12 negli atenei. Per evitare sdoppiamenti gli atenei vicini possono federarsi o fondersi.

CDA, SALTA OBBLIGO 40% ESTERNI – I Cda non dovranno piu’ avere obbligatoriamente il 40% di membri esterni. Con la modifica apportata dal Senato dovranno avere un minimo di 3 componenti esterni se i membri sono 11 in totale, 2 se sono meno di 11. Fra questi, diversamente da quanto prevedeva il testo originario, non vanno computati i rappresentanti degli studenti, che dunque si aggiungono ad essi. Fissato un tetto massimo di membri anche per il Senato accademico: 35. Il presidente del Cda potra’ essere esterno.

CDA AVRA’ ANCHE COMPITI DISCIPLINARI – Sono accresciuti i compiti del Consiglio di amministrazione con l’attribuzione dell’adozione dei provvedimenti disciplinari su professori e ricercatori, previa attività istruttoria di un apposito collegio di disciplina che si attiva con l’avvio del procedimento disciplinare da parte del rettore.

ESAME LINGUA STRANIERA PER I RICERCATORI – Si introduce la possibilità di richiedere il superamento di un esame di conoscenza adeguata di almeno una lingua straniera.

PENSIONE DOCENTI – Eliminato il cosiddetto biennio Amato, fatte salve solo le posizioni di chi abbia già iniziato ad usufruirne, si fissa a 70 anni l’eta’ pensionabile per i docenti universitari ordinari e a 68 per per gli associati.

CODICE ETICO – Si introduce un codice deontologico che obbliga a fissare in modo esplicito i doveri dei docenti e ricercatori. Entro 6 mesi dall’entrata in vigore della legge tutte le universita’ dovranno adottare un loro codice etico che servira’ a impedire casi di incompatibilita’ e conflitti di interesse legati a parentele.

OBBLIGO PRESENZA DOCENTI – I docenti avranno l’obbligo di certificare la loro presenza a lezione. Almeno 350 ore dovranno essere destinate ad attivita’ di docenca e servizio per gli studenti.

FONDO MERITO STUDENTI – Sara’ costituito un fondo nazionale per il merito al fine di erogare borse di merito e di gestire su base uniforme, con tassi bassissimi, i prestiti d’onore.

PROFESSORI MERITEVOLI – Scatta la valutazione di docenti e ricercatori: in caso di pagella negativa i ‘bocciati’ non potranno entrare negli organismi di valutazione. Ogni tre anni il personale dovra’ presentare una relazione sul proprio operato, se la valutazione sara’ negativa salteranno gli scatti di stipendio. I soldi risparmiati confluiranno in un fondo di ateneo per la premialita’ dei docenti migliori.

CONCORSO UNICO E ALBO NAZIONALE – Arriva l’abilitazione scientifica nazionale che avra’ cadenza annuale. Una sorta di concorso unico nel quale i candidati saranno valutati sulla base di specifici parametri di qualita’. I vincitori saranno inseriti in un albo dal quale gli atenei dovranno pescare se decidono di assumere nuovi professori. Le singole universita’ non potranno piu’ bandire singoli concorsi, una pratica che in passato aveva ostacolato merito e trasparenza.