Culture

“Bologna city of walls”, la mostra di Zic sulla città degli sgomberi

“Ovvero: il mattone che non va mai in crisi”. Zeroincondotta partecipa con immagini e reading alle iniziative “BreakTheWall!” organizzate a Vag61 in vista della manifestazione della Lega nord sotto le Due torri.

28 Ottobre 2015 - 17:50

BreakTheWall!

Venerdì 30 ottobre, giovedì 5 e venerdì 6 novembre’015

LogoBreakTheWallI muri della vergogna innalzati dagli Stati per sbarrare la strada a chi fugge dalla disperazione. I muri italiani costruiti dal colonialismo fascista in Africa. I muri della legalità innalzati per chiudere esperienze di autogestione e lotta per la casa. I muri della sicurezza che fortificano i territori. I muri culturali e didattici sui giornali e nelle scuole. I muri dei Cie che uccidono.

L’8 novembre la Lega nord di Matteo Salvini, insieme al resto del circo della destra più o meno estrema, terrà una manifestazione nazionale nella nostra città. Vogliono più muri, più alti, più robusti e più letali. Bologna non può subire in silenzio. Non lo farà.

In vista di quella giornata, proponiamo tre iniziative a Vag61 (il 30 ottobre, il 5 e il 6 novembre) in collaborazione e con la partecipazione di Resistenze in Cirenaica, Zeroincondotta, Wu Ming, Kai Zen / Buthan Clan, Salute dietro le sbarre, Arte Migrante, Sim Xm24, Partigiani della scuola pubblica…

Parleremo di muri. E di come abbatterli.

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VENERDI’ 30 OTTOBRE

In collaborazione con Resistenze in Cirenaica e Zeroincondotta:

I muri della vergogna, i muri della legalità

dalle h19: aperitivo sociale + “Bologna city of walls (ovvero: il mattone che non va mai in crisi)”, mostra fotografica a cura di Zeroincondotta sui muri innalzati per chiudere esperienze di autogestione e lotta per la casa.

dalle h 20: cena sociale di autofinanziamento

h 21,30: reading e musiche con WuMing1 e Kai Zen / Bhutan Clan

L’Italia detiene molti primati. Uno di questi è il primo bombardamento aereo della storia, compiuto durante la guerra di Libia del 1911. Un altro è il primo “muro della vergogna” innalzato da una potenza coloniale nel mondo arabo. Parliamo, ancora una volta, della Libia. Più precisamente, della Cirenaica.

E’ il 1931 quando il generale Rodolfo Graziani, per intrappolare la guerriglia di Omar al-Mukhtar, decide di chiudere ermeticamente il confine con l’Egitto e ordina che venga innalzata una colossale barriera di reticolati, alta un metro e sessanta, larga dieci metri e
lunga duecentosettanta chilometri, dai pozzi di Ramla nella baia di Sollum fino all’Oasi di Giarabub. Sobrio come sempre, Graziani si lancia in paragoni con il Vallo di Adriano e la Grande muraglia cinese.

I lavori iniziano ad aprile. Alcuni numeri, per capire la portata
dell’operazione:

– quattordici milioni di lire spesi in filo spinato (cinquanta milioni di metri!).
– duemila tonnellate di cemento.
– duecentosettanta milioni di paletti di ferro.
– duemilacinquecento libici presi dai campi di concentramento e inviati a faticare nel deserto, dal tramonto all’alba, sorvegliati da oltre mille soldati.

A settembre, il confine con l’Egitto è  sigillato. Gli ultimi ribelli sono ormai in trappola.

Wu Ming 1 e Kai Zen J racconteranno questa storia, accompagnati dalla musica del Bhutan Clan.

© Michele Lapinia seguire: letture proposte da Zeroincondotta

– I muri della legalità /// Un tempo abbattere i muri era segno di apertura, di ricerca di nuovi orizzonti, di battaglia di libertà. Da alcuni decenni, in quasi tutte le città italiane, a Bologna in particolare, sgomberare spazi e case occupate ed erigere muri è diventato un sport nazionale per “sindaci sceriffi”, rettori universitari e questori. “Ripristino della legalità” o “Restituzione alla legalità” sono gli aforismi più citati dopo gli interventi “a norma di legge”. Di sgombero in sgombero, i tutori dell’ordine si lucidano gradi e stellette, togliendo dalla vista della gente perbene quello che ai loro occhi appare, estremo, irrispettoso, degradato: insomma illegale. In virtù della tanto decantata “legalità”, fatta di appalti assegnati al massimo ribasso, di imprese farlocche fallite a metà dell’opera, di soldi buttati e di cantieri bloccati o infiniti, quegli spazi sono stati vuoti per anni. E dopo le evacuazioni forzate, a suon di manganelli, sono tornati vuoti e inutilizzati, per restarci a lungo. In più c’è anche un muro mediatico creato quotidianamente contro l’esistenza di persone che vogliono ancora usare la testa… e non per dare testate contro un muro.

– I muri della vergogna /// Quanti sono i muri degli Stati “che si devono difendere” dagli eserciti dei disperati, dalle moltitudini dei diseredati che cercano di fuggire da realtà invivibili e da regimi dispotici? Sono muri che spezzano le famiglie, che frantumano le identità, che cercano di tenere lontana un’umanità sofferente che preme ai cancelli del “benessere” occidentale, che tracciano una linea di separazione tra mondi che diventano sempre di più ostili. Sono i muri nell’era della globalizzazione che delega il futuro ai fans delle “guerre preventive” e della democrazia esportata con la forza. Sono i muri di un Occidente che deve tenere lontano e respingere masse di donne e uomini senza speranza, moltitudini di indigenti che cercano di fuggire da realtà invivibili e da regimi dispotici.

– I muri della sicurezza /// Le scene descritte nel film di Rodrigo Plà, “La zona”, non sono state solo una terrificante metafora. Le fortificazioni e l’isolamento di quel quartiere-bene, non si distanziano molto dai mondi blindati, sorti come funghi in questi ultimi anni in varie parti del pianeta.

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GIOVEDI’ 5 NOVEMBRE

A cura di Salute dietro le sbarre:

Inchiesta sui morti di Cie: storie di ordinaria detenzione amministrativa

h 19: presentazione dell’inchiesta

h 20,30: cena sociale (vegan) di autofinanziamento del progetto

h 21,30: reading poetico-musicale con “Arte Migrante

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VENERDI’ 6 NOVEMBRE

Noi e loro. Discussione su scuola e immagine dei migranti nei giornali locali

h 20: cena sociale

h 21,30: presentazione del quaderno didattico “Noi e loro. Laboratori didattici sull’immagine dei migranti nei giornali locali”, di Marco Caligari (2015; Panozzo editore).

Ne discutono con l’autore: Scuola d’Italiano con Migranti (Sim) dell’Xm24 e i Partigiani della Scuola Pubblica.

– “Noi e loro” /// Teoria e pratica del laboratorio didattico incentrato sull’immagine dei migranti attraverso lo studio degli articoli di giornali locali. Il percorso laboratoriale prepara gli studenti all’analisi delle fonti. la sistematica disamina di testi e di immagini conduce gli alunni alla progressiva scoperta degli inganni e dei luoghi comuni insiti in alcune cronache giornalistiche e al contempo li porta ad una presa di coscienza, ad una nuova consapevolezza critica della loro intima visione degli altri. Le esperienze didattiche sono state condotte nelle scuole secondarie della provincia di Rimini.

– Marco Caligari /// Cultore della materia in Sociologia del lavoro all’Università di Padova. Si occupa di storia marittima, organizzazione dei lavoratori portuali e di Global Labour
History. Ha conseguito il dottorato di ricerca in storia all’Università di Venezia. E’ autore di diversi saggi in libri e riviste. In relazione alla metodologia didattica, ha pubblicato «La
Guerra Totale a Gemmano, settembre 1944: appunti per una didattica della storia con un approccio laboratoriale» in “Zapruder” n.21 (2010) .

– Sim Xm24 /// La Scuola di Italiano con Migranti (Sim) dell’ Xm24 è attiva da più di dieci anni nell’organizzare lezioni strutturate di insegnamento di italiano. E’ una scuola autogestita, gratuita, e si trova all’interno degli spazi del centro sociale Xm24. La scuola
migranti unisce al percorso linguistico un percorso politico, sia perchè si oppone alle leggi razziste dello stato italiano in materia di immigrazione, sia perchè concepisce il percorso di apprendimento dell’italiano da parte dei migranti come intrinsecamente politico in quanto strumento di emancipazione, autodefinizione e socializzazione. Chiamando la scuola con (e non per) migranti, vogliamo sottolineare la dimensione di mutuo-apprendimento e orizzontalità che si genera nell’esperienza all’interno delle classi. Come fine ultimo la scuola si propone dunque il superamento della marginalizzazione dei migranti, il superamento della loro stereotipizzazione, e una reale possibilità di raccontare con forza ognuno la propria storia, tutto questo anche attraverso pratiche di condivisione e socialità. “Nessuno educa nessuno, nessuno educa se stesso; gli uomini si educano fra loro con la mediazione del mondo” (Paulo Freire)

– Partigiani della scuola pubblica /// Gruppo nato dall’unione di docenti, genitori, operatori della scuola e di chi voglia collaborare per sostenere e difendere la Scuola Pubblica. “Fate volantinaggio ovunque, presidiate i luoghi pubblici, le Feste dell’Unità, ovunque si parli di Scuola (…) Facciamo rete tra i gruppi delle diverse città e coordiniamoci. Bisogna trovare alleati. Dai minatori inglesi le lotte sono sempre state sconfitte perché ognuno è stato lasciato a combattere da solo. La scuola ha la possibilità di trovare naturalmente alleati perché ci sono docenti, bidelli, studenti, famiglie… Ma bisogna coinvolgere altri : i centri sociali, tutti i soggetti che guadagnano dalle nostre gite…”.