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Biblioteche e sale studio ancora chiuse, e gli universitari decidono di studiare in piazza

L’iniziativa “per ricordare all’università e al rettore che esistiamo e come noi sono reali le tante problematiche che sono emerse durante questo periodo e su cui l’università ha fatto orecchie da mercante”, spiega il Cua (che intanto ha deciso di non organizzare il Bitt Festival). Noi Restiamo sotto Er.go: “Pessima gestione del periodo di pandemia”.

10 Giugno 2020 - 19:55
Una sala studio all’aperto, con tavoli e panche con posti distanziati, gel e mascherine, è apparsa oggi in piazza Scaravilli, di fonte al Rettorato. Spiega il Cua: “Siamo giunti a giugno, mese in cui studenti e studentesse sono nel pieno della loro produttività, tra chi deve dare esami, chi finisce o inizia a scrivere la tesi e si appresta a chiudere la propria carriera universitaria. A oggi”, dopo più di tre mesi dall’inizio dell’emergenza coronavirus, “a questi studenti e studentesse che continuano a pagare 2.500 euro di tasse per non ricevere nessun servizio, non viene data la possibilità di accedere alle biblioteche, luogo e strumento fondamentale per chi studia e per chi ha bisogno di consultare testi. Ad oggi la tanto ‘eccelsa’ università di Bologna non è stata in grado di garantire delle biblioteche aperte e messe in sicurezza per accogliere studenti e studentesse, abbandonandoli tra la ricerca di testi e la ricerca di concentrazione nelle loro case, tra coinquilini, famiglia e una vita quotidiana domestica che non sempre permette di poter studiare dignitosamente. Per questo motivo abbiamo deciso di auto organizzarci e di attrezzare noi un’area studio”, scegliendo la piazza antistante il rettorato “proprio per ricordare all’università e al rettore Ubertini che noi studenti e studentesse esistiamo,  e come noi sono reali le tante problematiche che sono emerse durante questo periodo e su cui l’università ha fatto orecchie da mercante. È giusto poterci riprendere l’aria di cui abbiamo bisogno, gli spazi di cui abbiamo bisogno e il diritto allo studio che ci spetta!”.

Scrive inoltre il Cua: “Le aule studio restano chiuse, per tanti e tante continua ad essere negata la possibilità di studiare e, come se niente fosse, si pretende il pagamento di tasse e more e e arrivano addirittura a chiedere  5×1000! Vogliamo: semestre aggiuntivo gratuito per tuttx; annullamento delle tasse per il prossimo anno e delle more sui ritardi di quest’anno. Se le istituzioni universitarie ignorano quali siano i bisogni di studenti e studentesse li palesiamo noi! Apriamo delle giornate di studio di fronte al rettorato per far capire che noi esistiamo ancora e che se anche vengono millantate misure di aiuto nei nostri confronti, il diritto allo studio è ancora un privilegio per pochi e la quarantena ce lo ha dimostrato! Dopo mesi di isolamento a casa e quarantena per tutt*, siamo giunti alla fase ‘apriamo tutto’. Alcune mega industrie e fabbriche non hanno mai chiuso, un’Italia intera è ‘pronta a ripartire’ tra mille decreti e nuovi regolamenti, ostentando quanto ‘stia andando tutto bene’.  Questi falsi auto-elogi li abbiamo ben sentiti anche dall’università di Bologna che ancora una volta si è palesata per lo scarso interesse che ha verso studenti e studentesse”.

Sempre il Cua, intanto, ha fatto sapere che “quest’anno a causa dell’epidemia globale che sta scuotendo il mondo intero Batti il Tuo Tempo Festival non si terrà, poiché essendo nato per riappropriarsi delle strade all’insegna di una socialità diversa, non avrebbe avuto senso tenerlo in forma online, perché ne avrebbe cambiato il suo significato. Ma la sua forza, la sua felicità e i suoi principi torneranno ad animare la zona universitaria più forti che mai… Soprattutto dopo un periodo come questo, dove comune ed Unibo ci hanno mostrato ancora una volta e con estrema violenza, quanto vogliano speculare sulle nostre vite anche in un momento simile”.

Ieri, invece, le/gli attiviste/i di Noi Restiamo si sono presentate/i con striscione, megafono e cartelli “sotto la sede di Er.go per denunciare la pessima gestione del periodo di pandemia, che ha visto gli studenti trovarsi senza più nessuna garanzia. Un diritto allo studio che gli è stato negato e per il quale non ci sono state risposte né da Er.go né da Unibo. Anche al livello nazionale il governo ha stanziato briciole assolutamente insufficienti nel dl rilancio. Nonostante l’entusiasmo dei confederali sappiamo che questw misure non cambiano niente.Vogliamo un vero diritto allo studio garantito per tutti in tutti gli atenei e un cambio radicale del modello universitario che è ormai necessario”. Per queste motivi oggi il collettivo ha partecipato alla manifestazione indetta a Roma, sotto al Miur, insieme agli studenti medi di Osa e ai lavoratori della scuola e dell’università di Usb.