“Le famiglie residenti all’interno dell’immobile hanno sempre pagato l’affitto, nonostante questo piccolo e non poco rilevante dettaglio, hanno rischiato di rimanere per strada”, scrive Plat, aggiungendo che è necessario intervenire con “un immediato riutilizzo del patrimonio immobiliare vacante” e “accelerare le procedure di assegnazione delle case Acer”.
“Oggi (ieri, ndr), dopo 9 ore di calda resistenza, Ousman e Awais, operai nel settore della logistica, e tutti i componenti della loro famiglia, nonostante un ingente dispiegamento di celere sono riusciti a strappare una soluzione al proprio problema abitativo”, così Plat in un comunicato diffuso nella serata di ieri. Un precedente presidio in giugno era riuscito a ottenere un rinvio dell’esecuzione dello sgombero, ieri di nuovo “grazie al picchetto anti sfratto composto da una nutrita delegazione operaia del sindacato Si Cobas, dagli abitanti del Condominio Sociale di Via Raimondi e dagli attivisti di Plat – piattaforma di intervento sociale” è stata data una risposta abitativa alle famiglie, composte da “8 adulti e 6 minori, tutti legati da un vincolo di parentela e residenti nello stesso immobile che circa un anno fa hanno scoperto che, contro di loro, era stato emesso un ordine di rilascio dell’immobile dovuto all’esecuzione forzosa a seguito di fallimento del proprietario di casa, a cui hanno sempre e regolarmente pagato l’affitto. In breve la storia di questa famiglia è in grado di restituire l’immagine della drammatica e disastrosa situazione abitativa della citta di Bologna. Le varie famiglie residenti all’interno dell’immobile hanno sempre pagato l’affitto, nonostante questo piccolo e non poco rilevante dettaglio, hanno rischiato, prima di incontrare Plat ed il sindacato Si Cobas, di rimanere per strada per il semplice fatto che al loro proprietario di casa, a causa di un fallimento suo personale, sono stati pignorati e messi all’asta gli immobili”.
Spiega ancora Plat: “Per un anno Ousman e Vins, insieme a tutti i loro familiari, hanno tentato di trovare una casa alternativa, cercando in lungo e in largo per tutta la citta metropolitana, una ricerca tanto disperata quanta vana, poiché in questa città fai prima a vincere al lotto che trovare una casa in affitto, sopratutto se sei un migrante. Da anni ormai ci occupiamo di sfratti e di emergenza abitativa e possiamo dire con certezza che ci troviamo di fronte ad una bomba sociale pronta ad esplodere. Se non si prenderanno immediati provvedimenti, all’altezza della sfida che centinaia di sfratti pone alla nostra città, se non si prenderanno posizioni nette contro le scellerate scelte del Governo Meloni e della sua politica palesemente orientata contro i poveri, come ad esempio l’eliminazione del fondo per l’affitto e per la morosità incolpevole, dovremmo affrontare un vero e proprio disastro sociale. Diventa, quindi, necessario riconoscere strade alternative rispetto alle vecchie politiche abitative attraverso la valorizzazione di nuove e sperimentali forme di abitare, che passando attraverso l’autorecupero di immobili sfitti e non utilizzati pongano in essere progetti di vivere cooperativo. Così come diventa necessario bloccare le alienazioni di tutto il patrimonio pubblico destinato ad abitazioni e finanziare il recupero di tutto il patrimonio sfitto, questo è l’unico piano casa, per cui, come movimenti per il diritto all’abitare, continueremo a lottare”.
Conclude il comunicato: “Sul nostro territorio strutture che negli anni erano state adibite alla pronta accoglienza abitativa come il Pallone, il San Sisto, il Battiferro nonchè tutte le case di transizione abitativa concesse dall’equipe casa risultano attualmente tutte occupate. Pertanto serve un immediato riutilizzo del patrimonio immobiliare vacante, in grado di consentire il passaggio da casa a casa delle centinaia di uomini, donne e bambini che a breve si troveranno costretti a lasciare le proprie case a causa di procedure di sfratto e di morosità incolpevoli. Occorre inoltre accelerare le procedure di assegnazione delle case Acer, poiché le assegnazioni sono troppo lente ed inidonee a sollevare il peso dell’impossibilità di trovare una casa nel mercato privato”.