Provvedimenti che si sommano a una generale stretta sicuritaria in atto in città: per Usb “un estremista e violento attacco ai diritti sociali”. Exarchia: “Clima di tensione si riflette anche in zona universitaria”.
Avanti fino a tutto febbraio con le restrizioni alla vendita e al consumo di alcolici per la Bolognina (in vigore da maggio) e per il tratto di vie Emilia Ponente tra via del Triumvirato e via della Pietra (stabilite a luglio). La decisione è nero su bianco in un atto firmato dal Sindaco. I minimarket dovranno quindi continuare a chiudere alle 21, i take away alle 22. Confermati anche il divieto di tenere al fresco le bevande alcoliche e il divieto di consumarle in luoghi pubblici.
È solo una delle strette securitarie che l’amministrazione Merola sta mettendo in atto negli ultimi tempi, contro cui si moltiplicano le prese di posizione delle realtà di base. Tra le ultime, quella di Usb, che parla apertamente di “svolta autoritaria”.
“Chi pensava che la conferma di Merola a sindaco – scrive il sindacato in una nota – rappresentasse una, pur fievole, alternativa ad una politica fondata su parole d’ordine estremiste e antipopolari deve prendere atto del proprio errore. L’attuale amministrazione sta inseguendo i temi della paura sociale, dell’ordine e della repressione del dissenso, questo mentre gli spazi di partecipazione democratica vengono ulteriormente ristretti e annullati, dove ogni voce che si leva per denunciare i problemi veri dei settori popolari viene zittita come estremista e violenta. Riteniamo che estremista e violento sia l’attuale attacco ai già limitati diritti sociali e sindacali nella nostra città: basti pensare, ma l’elenco vero sarebbe molto più lungo, dalla negazione del diritto di assemblea ai lavoratori e lavoratrici nel Comune di Bologna, al ricatto per le insegnanti della scuola sul pagamento del lavoro estivo, dalla politica degli sgomberi dei senza casa, alla gestione dell’ordine pubblico, fino alle “grandi opere”, dal People Mover al Passante di mezzo. Una gestione improntata al respingimento e alla neutralizzazione di ogni istanza critica alle scelte della Giunta e della sua maggioranza”.
Prosegue Usb: “Una gestione che tenta di negare i problemi esistenti, che rinnega, senza tante giustificazioni, promesse ed impegni elettorali, che fa spallucce alle denunce di sprechi e speculazioni, che deride ogni soluzione alternativa e che criminalizza chi non accetta i valori e i metodi di questo governo cittadino. Una gestione dal ‘pugno duro’ che si estende e trova alleanze anche nelle altre istituzioni cittadine”.
“Come organizzazione sindacale – si legge in conclusione – siamo chiamati a sollevare una vera e propria questione democratica in questa città, consapevoli che quello che si sta producendo a Bologna è un laboratorio di quella politica nazionale che vede nel controllo e nella repressione la principale leva per contrastare gli effetti della crisi sociale e politica nel nostro paese”.
Un clima di tensione in città che si riflette anche nella zona universitaria. A sottolinearlo è un comunicato del collettivo Exarchia, che esprime solidarietà al Cua a seguito delle cariche di polizia della settimana scorsa: “Il 25 ottobre, studenti e studentesse sono stati brutalmente caricati e malmenati dalla polizia in antisommossa per il semplice fatto di aver tentato un’autoriduzione nella mensa universitaria presente a piazza Puntoni. La Mensa, appaltata alla “cooperativa” Elior, è nota per essere la più cara d’Italia, con il pasto a 6 Euro, ora “ridotto” di venti centesimi. Inoltre è anche parte di un meccanismo legato alle borse di studio stesse, per cui parte di esse, per alcuni studenti, vengono trasformate o dietro scarsa informazione o coattamente in “buoni” spendibili solamente lì e validi solo per parte dell’anno. Come al solito, l’unica risposta alle proteste per queste condizioni vergognose, è stata quella della violenza poliziesca: una monotonia che unisce l’UniBo con il comune, il PD e la questura”.
“Già il 22 marzo – racconta poi Exarchia – di fronte ad un semplice banchetto e all’attacchinaggio di due foto del ricercatore Giulio Regeni, ucciso dal regime egiziano, la celere e la Digos sequestrarono gli studenti nelle aulee studio di Scienze Politiche e caricarono brutalmente all’interno dell’università, pestando fra l’altro i partecipanti a delle proclamazioni di laurea. Il dato più preoccupante che ne emerge è che da qualche tempo a questa parte, sempre di più la polizia nel suo complesso prende spazio di parola e di decisione di ciò che accade in ambito universitario, alla faccia della tanto declamata autonomia accademica. Ovviamente, le posizioni delle forze repressive sono sempre quelle: manganellare i dissidenti politici e denunciare chiunque capiti a tiro – anche fossero semplici studenti -; strano però che il grosso movimento di spaccio, al netto di sporadiche “retate” che non portano mai a nulla, non venga minimamente intaccato: forse perché storicamente in quegli ambiti si trovano informatori della polizia stessa, sia perché garantisce un pretesto sempre buono per la presenza delle volanti”.
“D’altra parte – conclude il collettivo – questo modo di agire è perfettamente coerente con la tendenza nazionale: grazie all’egemonia culturale dominante e alla mancanza di radicamento dei movimenti sociali, gli strumenti di dominio dello Stato, coccolati e protetti, sono in grado di agire in totale impunità, accrescendo la loro influenza man mano che diventano sempre più la stampella principale delle classi dominanti. Da qui le campagne ‘anti-degrado’ del partito di governo e dei ‘comitati di cittadini’, la copertura alle azioni neofasciste, le campagne stampa e tutto il resto. Non è un segreto per nessuno che il PD, rappresentando gli interessi di speculatori e palazzinari, da tempo punti a trasformare la zona universitaria in una nuova ‘vasca’ fatta di negozi di catene, bar con distese, ristoranti ed alberghi di lusso per turisti e consumatori, e la semplicità con cui le forze poliziesche si stanno incuneando nelle questioni ad essa relativa, risulta sempre più inquietante”.