L’Associazione Primo Moroni, Nodo Giraffa e Anpi di Cento solidali con gli antifascisti di Ferrara e Bologna: “Viviamo in un paese dormiente, che stenta a prendere posizione davanti a gravissimi episodi di razzismo e xenofobia”.
“Siamo solidali con le/i compagne/i del centro sociale La Resistenza Ferrara che il 28 novembre scorso hanno visto prolungarsi il loro iter giudiziario per aver cantato un coro durante il corteo antifascista svoltosi nella loro città il 23 aprile 2017”. Ad esprimere solidarietà agli antifascisti di Ferrara sotto accusa per i fatti risalenti a un anno fa sono l’Associazione Primo Moroni – La Casona, il Nodo Giraffa e l’Anpi Cento, attraverso un comunicato diffuso sui social network oggi. “E’ passato – continua il comunicato – circa un anno da quando cinque attivist* del centro sociale La Resistenza hanno ricevuto una notifica di indagini per minaccia lieve. Nonostante il giudice per le indagini preliminari avesse chiesto il non luogo a procedere, un esponente locale della Lega Nord, colpito nel profondo dal suddetto coro, si è opposto ottenendo la non archiviazione del caso. E’ così che il 28 novembre scorso il giudice di pace ha accolto la richiesta della parte civile e rinviato gli atti in procura per una riformulazione del capo di imputazione da minacce lievi a minacce aggravate. Nonostante quest’ultimo passaggio pare dovuto a un tecnicismo, riteniamo inaccettabile subire un iter processuale di tale portata con l’unica ‘colpa’ di essere sces* in piazza a manifestare il proprio antifascismo”. Nello stesso comunicato le tre realtà mandano il proprio attestato di solidarietà all’antifascista sotto processo a Bologna con l’accusa di aver definito “fascisti” due esponenti dei partiti della destra cittadina, e allargano lo sguardo sugli episodi di razzismo avvenuti sul territorio italiano e sulla crescente criminalizzazione di chi risponde alle provocazioni fasciste e xenofobe: “Contemporaneamente, un attivista bolognese accusato di aver pubblicamente definito fascisti due esponenti del centrodestra locale, sta subendo un processo che di fatto criminalizza il dissenso e la libertà di espressione. Viviamo in un paese dormiente, che stenta a prendere posizione davanti a gravissimi episodi di razzismo e xenofobia conditi in salsa fascista: ci riferiamo ai fatti di Firenze Statuto, Macerata, alle barricate di Gorino (tanto per rimanere sul territorio) etc… Quotidianamente vengono denunciati episodi di discriminazione legittimati dalle politiche e dai modi di operare dell’attuale governo che con il decreto sicurezza e immigrazione, votato da Lega e Movimento 5 stelle, Forza Italia e Fratelli d’Italia, rende molto più complicata la permanenza e la vita delle persone di origine straniera, minori compresi, in questo paese. Davanti a ciò, riteniamo ovvio che una persona con un po’ di sale in zucca si arrabbi, si indigni e scenda per le strade a manifestare il proprio dissenso, a ricordare che viviamo in un paese che il fascismo pensava di averlo sconfitto più di 70 anni fa. E se anche la parola, per quanto irriverente, colorita, evocativa, viene assunta come una scusante per mettere in moto meccanismi repressivi viene da chiedersi quale altro spazio d’azione antagonista rimanga. Per questo riteniamo che quanto sta succedendo alle compagne e ai compagni antifasciste/i di Ferrara e Bologna ponga seriamente il problema della libertà di pensiero, di critica e di espressione. Se la solidarietà è un’arma, invitiamo tutte le realtà a prendere posizione al fianco di chi porta nelle strade le istanze e i valori della Resistenza, sempre contro ogni fascismo”.