I ciclofattorini denunciano il mancato inserimento della regolamentazione del loro lavoro nel ‘decretone’ reddito-pensioni: dall’esecutivo “miserabile teatrino sulla nostra pelle”.
“Nonostante le promesse del governo, all’interno del provvedimento attuativo del reddito di cittadinanza e quota 100 non ci sarà l’emendamento per garantire l’estensione delle tutele dei lavoratori subordinati anche ai riders“. Lo scrive Riders Union Bologna, ricostruendo i fatti: “Tutto ebbe inizio quando Luigi Di Maio ci convocò 8 mesi fa, nel giorno del suo insediamento al ministero del lavoro: le nostre esperienze di lotta lo avevano costretto a parlare di una ‘generazione abbandonata’ a cui dare ciò che il liberismo estremo dell’economia delle piattaforme ci nega ogni maledetto giorno, ogni maledetta pedalata. Dopo queste roboanti dichiarazioni fu presentata una proposta di decreto legge sul riconoscimento della subordinazione,
“Ebbene – scrivono poi i ciclofattorini – nonostante le promesse e le dichiarazioni pubbliche, con la faccia tosta di ribadire fino alla settimana scorsa che l’emendamento sui riders era pronto e che sarebbe stato inserito nel decretone, questo non è avvenuto! L’emendamento sui riders non c’è. Non c’é la dignità di questo governo che ha promesso delle cose e che non le ha mantenute, che non ha fatto il suo dovere, ma che ha fatto solamente un miserabile teatrino sulla pelle dei riders. Tutto da rifare? No. Pretendiamo a gran voce che l’estensione delle tutele dei lavoratori subordinati ai riders sia fatta subito per decreto legge! In assenza di questo, il governo si assume tutte le responsabilità di chi ha scherzato per 8 mesi con i ‘lavoratori abbandonati’, ma che sono ancora capaci di organizzarsi ed esprimere la propria rabbia e la propria indignazione. A questo punto non solo nei confronti delle piattaforme ma anche di un governo che è venuto meno alle proprie promesse e che ora ne dovrà pagare le conseguenze. Ci vediamo nelle strade. Avanti riders, non per noi ma per tutti/e!”.