Acabnews Bologna

Al Cas di via Mattei “buttano via il cibo piuttosto che darcene di più”

La testimonianza di M., che vive nella tendopoli che da due mesi è sorta nell’area dell’ex caserma Chiarini, riportata dal Coordinamento migranti: “Nessun aiuto per il permesso di soggiorno e anche il pocket money arriva quando decidono loro”.

01 Giugno 2023 - 12:32

“Da più di due mesi centinaia di migranti vivono in una tendopoli nei pressi del Cas Mattei. La situazione di affollamento del centro è insostenibile e nemmeno le piogge alluvionali hanno convinto la Prefettura a far fronte al problema. Per questo, vecchi e nuovi residenti del Centro si stanno organizzando con il Coordinamento migranti per non subire silenziosamente le condizioni di vita imposte dalla Prefettura”. Lo spiega in un post sul proprio sito il Coordinamento migranti, dove si riportano le parole di M., “uno die migranti che partecipano a questa lotta”.

“Sono arrivato qualche mese fa – racconta – nello stesso periodo in cui sono arrivato io sono arrivati tanti altri, africani, maghrebini, pakistani e bengalesi. Appena sono arrivato sono stato messo nelle tende, che sono nel retro del Centro. Sono tende da 6 persone, si sta molto stretti, non abbiamo nemmeno spazio per mettere le nostre cose. La settimana scorsa, quando ha piovuto per ore, è stato terribile. Si parlava di tutta la regione inondata, allerta rossa, e noi eravamo in delle tende, per ore e con la paura che entrasse l’acqua! Per fortuna non è successo nulla, è venuta la polizia a controllare ma hanno visto che era tutto in regola ed è rimasto tutto come prima”-

La situazione, spiega ancora M., “diventa sempre peggio, ormai siamo in tantissimi e continuano ad arrivare nuovi. Adesso siamo almeno in 500 nel Centro. Ci sono le tende ma in molte stanze hanno messo nuovi letti per mettere altre persone. I problemi sono tantissimi… per esempio, il cibo è pochissimo e devi mangiarlo quando dicono loro, e quello che avanza preferiscono buttarlo piuttosto che darne un po’ di più a quelli che lo chiedono. L’altra sera abbiamo protestato per questo, perché quelli che tornavano dal lavoro avrebbero voluto avere qualcosa in più. Invece hanno preso dei sacchi neri e hanno buttato tutto il cibo avanzato davanti ai nostri occhi! Abbiamo protestato ma nei giorni successivi tutto è rimasto uguale”.

Poi, “chiedere il rinnovo dei permessi di soggiorno è sempre più complicato. Alcuni di quelli che sono dentro al centro da più tempo mi hanno detto che prima gli operatori ti aiutavano a fare alcune cose senza dover andare in questura, adesso non è così e bisogna per forza prendere un appuntamento, e te lo danno dopo mesi. Bisogna fare tutto da soli, nessuno ci dà una mano e questo è un problema grande per quelli che sono arrivati da poco tempo e non parlano l’italiano. Anche il pocket money arriva quando decidono loro. Proprio l’altro giorno un gruppo che non lo aveva ricevuto a maggio è andato a richiederlo e gli è stato detto che non esiste una data e che stabiliscono loro quando darlo. Per loro sono pochi soldi ma per noi sono importanti, molti di noi appena arrivati ancora non lavorano o non possono lavorare”.

“Molti di noi hanno amici o fratelli che vivono in altri paesi e sono richiedenti asilo come noi, e lì non li trattano come qui in Italia. Perché devono metterci in 500 in un centro?”, si chiede M., “non dovremmo accettarlo… Oggi chi può andare via se ne va il prima possibile, ma ci riescono solo quelli che decidono di andarsene da Bologna e dall’Italia, oppure quelli che hanno amici che li possono ospitare. Non c’è alternativa, perché trovare una casa a Bologna è impossibile. I prezzi sono altissimi, noi non abbiamo soldi, i proprietari sono razzisti. Alcuni di quelli che stanno cercando una casa hanno un contratto di lavoro a tempo indeterminato, eppure non riescono a trovare niente perché i proprietari non affittano ai neri. Mi hanno detto che qualche mese fa hanno espulso una decina di migranti, che ancora prima altri erano stati espulsi e pure multati. Io sicuramente non voglio finire in questa situazione e non voglio vivere in una tenda, ma cosa dovrei fare se non trovo una casa dove andare?

Dentro al centro “molti sono incazzati perché le cose vanno sempre peggio… ma è difficile parlare tra di noi perché siamo tanti, non parliamo la stessa lingua, ci sono gruppi diversi. Mi hanno raccontato che ci sono state tante lotte e manifestazioni contro i nostri stessi problemi. Se prima c’erano tanti problemi per cui protestare, figuriamoci adesso che continuano ad arrivare persone! Dovremmo fare qualcosa per cambiare questa situazione e far sapere a tutti che siamo incazzati. Ci sono molti che dicono di avere paura, ma non capisco di cosa hanno paura. L’unica cosa di cui aver paura è che la situazione resti come è adesso, perché le cose peggiorano ogni giorno e può solo andare peggio se non ci facciamo sentire. Adesso c’è anche un governo che odia i migranti, ci trattano come criminali, non ci danno i documenti e ogni giorno minacciano di espellerci… Di che cosa dovremmo avere paura?”