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Via Azzo Gardino 61: anni di abbandono, poi il Demanio incassa (soldi pubblici)

Palazzina Magnani, prima sede di Vag61, sgomberata e poi rimasta inutilizzata. Ora il Comune vuole acquistarla dal Demanio e potrebbe ritrovare una destinazione. Ma possibile che la soluzione debba essere che un ente pubblico spenda risorse pubbliche per comprare uno spazio pubblico da un altro ente pubblico che per anni lo ha negato all’uso pubblico?

13 Dicembre 2019 - 12:39

Si apre uno spiraglio per il recupero di uno dei (tanti) immobili che nella storia di Bologna sono stati occupati, sgomberati e poi di nuovo abbandonati come racconta l’inchiesta “Chiedi alla polvere” realizzata da Zic.it: si tratta della Palazzina Magnani di via Azzo Gardino 61, dove nacque nel 2003 l’esperienza di Vag61 che oggi prosegue in via Paolo Fabbri 110. Come ha segnalato di recente proprio Vag61, dopo lo sgombero per la Palazzina Magnani “sono passati tre lustri di completo inutilizzo con buona pace dei ‘progetti’ sventolati all’epoca per giustificare l’intervento della polizia: basta dare un’occhiata a queste immagini per rendersi conto dello stato in cui si è lasciato ridurre l’edificio insieme al suo cortile. E ora, proprio poco tempo fa, il Demanio ha fatto sapere di non aver trovato niente di meglio da fare che mettere tutto in vendita a favor di privato. Con gli immobili pubblici funziona così, a Bologna”. Un mix perfetto di “ottusità amministrativa, burocrazia e gestione scellerata del patrimonio pubblico”, ha sottolineato ancora Vag61 in un’intervista a Zapruder, segnalando che l’immobile di cui si parla è “una villa storica con giardino, in una posizione molto centrale e vicinissima ad importanti punti di interesse culturale, eppure la proprietà per giustificare lo sgombero dichiarava di dover assolutamente rientrare in possesso dell’immobile perché era necessario destinarlo principalmente a deposito per schedine del totocalcio e macchinette del videopoker. È già assurdo così, ma lo è ancora di più constatare che, in realtà, da allora sono passati altri 16 anni di inutilizzo e l’edificio ha solo continuato a degradarsi”.

Intanto, il bando di vendita dell’Agenzia del Demanio (prezzo a base d’asta: 1,9 milioni di euro) un paio di mesi fa è andata deserto. E ora? La novità è degli ultimissimi giorni. Il Comune ha fatto sapere che la Giunta “ha autorizzato il Settore Edilizia e Patrimonio a manifestare interesse d’acquisto per la Palazzina Magnani”. L’interesse dell’amministrazione “è dovuto sia alla posizione strategica dell’immobile, che consentirebbe di arricchire di nuovi spazi il distretto culturale della Manifattura, sia alla necessità dell’Istituzione Musei di ampliare i magazzini e gli spazi didattici di Mambo”, dice il comunicato stampa, aggiungendo che “la delibera di Giunta che dà il via all’apertura delle pratiche utili a notificare all’Agenzia del Demanio l’interesse all’acquisto, dovrà poi essere completata da tutte le verifiche e i passaggi amministrativi necessari a concretizzare l’acquisto, che in caso di esito positivo, potrà essere concluso già nel 2020”. Ma alcuni giornali hanno dato l’affare praticamente per fatto (per una spesa di due milioni, più successiva ristrutturazione) con l’intenzione da parte del Comune di destinare l’immobile a sede del museo Morandi che oggi si trova al Mambo.

Una buona notizia c’è, è vero. Finalmente un immobile da tempo abbandonato potrebbe (il condizionale è d’obbligo) essere riaperto e per ospitare un museo anzichè, come troppo spesso accade, l’ennesimo centro commerciale o una qualche altra forma di pessima speculazione. D’accordo. Ma resta una domanda. Possibile che alla fine la soluzione debba essere che un ente pubblico spenda soldi pubblici per comprare uno spazio pubblico da un altro ente pubblico che per anni lo ha negato all’uso pubblico?