E’ lo slogan provocatorio scelto dall’Associazione dei parenti delle vittime: “Istituzioni, Governo e diplomazia abbiano la forza di chiedere ai Paesi alleati che ci consegnino l’indicibile di quella notte, sono passati troppi anni perchè non possa essere detto”. Il legale dei familiari: “L’inchiesta bis confermerà lo scenario di guerra, ma non svelerà gli autori”.
Ricade oggi il 42esimo anniversario della strage di Ustica: la sera de 27 giugno l’abbattimento di un Dc9 della compagnia Itavia, in viaggio da Bologna verso Palermo, costò la vita a 81 persone. Visto che sono passati 14 anni dalla riapertura dell’inchiesta da parte della Procura di Roma, “chiediamo con forza che l’indagine venga chiusa, e che venga consegnata definitivamente alla politica, al Governo del Paese e alla diplomazia la possibilità di fare quello che la magistratura evidentemente non sta riuscendo a fare”, afferma l’Associazione dei parenti delle vittime: queste nuove indagini si possono chiudere, anche “se magari si è arrivati a nulla o poco”, in modo che “non ci possano più essere scusanti e tentennamenti da parte degli uomini delle nostre istituzioni, del Governo e della diplomazia nel chiedere che i Paesi alleati e amici collaborino finalmente per raccontare la verità su quello che doveva avvenire quella notte, su dramma dell’abbattimento di un aereo civile, prendendosene la responsabilità”. Perchè, ricorda la presidente dell’associazione Daria Bonfietti, “c’è un pezzo di verità importante che deve ancora essere scritto”, visto che “mancano gli autori”. Questo sapendo che “è certo, lo dice il giudice Rosario Priore con l’ausilio degli esperti della Nato, che il quel cielo in quel momento vi erano aerei americani, francesi, inglesi, belgi e alcuni con il transponder spento, probabilmente libici. E’ in quel contesto che è avvenuto l’abbattimento del Dc9”, sottolinea Bonfietti. E’ a partire da ciò che va letto lo slogan scelto dall’associazione per il 42esimo anniversario: “Sono stagli gli alieni?”. Scelta fatta “provocatoriamente- conclude Bonfietti- proprio perchè se ne cominci a riparlare”.
Per l’Associazione “bisogna solo avere la forza di chiedere a questi Paesi che ci consegnino l’indicibile di quella notte, sono passati troppi anni perchè non possa essere detto, è cambiato tutto, non c’è più la guerra fredda, non ci sono più i blocchi. Non è che perchè chiediamo che venga fatta un’azione più forte nei confronti dei Paesi alleati non ci rendiamo conto della difficoltà”, continua la presidente, però “bisogna che diciamo ‘o ce lo dite, o ci consegnate la verità oppure…’. Cosa siamo disposti a fare noi come Italia se non ci consegnano la verità? Questo è ordine di grandezza del problema. Oggi si parla tanto di sanzioni, di cose…”. I Paesi alleati “secondo me dovrebbero essere sollecitati con più forza dalla diplomazia e dalla politica. E’ stato fatto, anche da Mario Draghi ultimamente, non ho detto che non è stato fatto. Si sono facilitate e rese possibili tante cose con le desecretazioni varie, prima con Renzi e poi con Draghi”, però “quel pezzetto di verità sui responsabili materiali ancora questi Paesi non vogliono e non riescono a dirlo, rivendicarlo e consegnarcelo”.
Su questa vicenda “è sempre sceso un muro di silenzi, menzogne e depistaggi- afferma Bonfietti- ma bisogna fare i conti, in maniera definitiva, con quella che è sempre stata una ferita profonda alla dignità di un Paese”. All’epoca uomini delle istitutuzioni parlarono di “cedimento strutturale” quando invece “tutto era chiaro fin dalle prime ore”, continua la presidente: fu “propriamente un atto di guerra, di fatto e non dichiarata”. Negli anni sulla strage si sono consumate “infinite provocazioni”, queste sono operazioni “che oggi dobbiamo spazzare via”, aggiunge la presidente, facendo poi riferimento all’iniziativa dell’Associazione per la verità sulla strage di Ustica che si è svolta due giorni fa sotto le due Torri: “E’ stato affermato qui a Bologna, in un convegno, che si nasconde la verità e non è davvero più accettabile che qualcuno abbia ancora l’ardire di raccontare menzogne”. A questo proposito, “voglio segnalare che queste persone, tra l’altro, chiedono il sequestro del Dc9 volendo appositamente ignorare- continua la presidente- che il relitto, come tante altri parti dell’aereo, è qui a Bologna in custodia giudiziaria dal 2006, quindi sempre e comunque a disposizione della magistratura che sta indagando”, cioè la Procura di Roma. “Si fanno provocazioni contro la verità e la città: la richiesta di sequestro del relitto è un chiaro attacco al Museo della memoria e alle nostre iniziative”. Bisognerebbe chiedere a queste persone “perchè continuano a rigirare il dito nella piaga, non capisco a cosa e a chi serva. Noi, poichè siamo in uno Stato di diritto- aggiunge Bonfietti al termine della cerimonia- diciamo solo quello che dei magistrati, purtroppo dopo troppo anni, hanno saputo scrivere. Il resto è fantasia, menzogna, depistaggio”.
Nel frattempo, “credo sia imminente o relativamente imminente il deposito degli atti dell’inchiesta bis, che va avanti da moltissimi anni ed ha recuperato molti frammenti del mosaico che consente di ricostruire e confermare l’attendibilità di quanto fino adesso accertato”. Lo afferma Alessandro Gamberini, avvocato dell’Associazione parenti delle vittime: l’inchiesta aperta dalla Procura di Roma 14 anni fa, dunque, confermerà “che l’aereo è stato abbattuto nel corso di un conflitto”, probabilmente “non era quello l’obiettivo” ma il Dc9 comunque “ha finito per essere tragicamente coinvolto in questo scenario di guerra aerea”. Gli atti “non sono ancora tutti noti ma da quelli che sono a mia conoscenza- riferisce il legale- si desumono circostanze interessanti, tra cui la presenza di una portaerei che in precedenza non era mai stata così identificata. Quando parlo di identificazione, ancora una volta non c’è un’identificazione con la targa, ovviamente, ma del tipo di nave per dimensione e per il fatto che era collocata in un certo posto, che rende credibile questa ricostruzione”. Quindi quella di Ustica “è una vicenda che per alcuni aspetti rimane ancora misteriosa, ma non è un mistero a tutto campo, è un mistero- aggiunge Gamberini- relativamente a chi ha abbattuto e non a come si è giunti a questo”. Aggiunge il legale: “Io non penso che il processo penale sia un gioco dell’oca in cui occorra sempre tornare al punto di partenza, lo dico perché non ero a Bologna ma ho visto dichiarazioni per le quali addirittura si chiedono singolari sequestri in una vicenda in cui non c’è niente da sequestrare”, afferma Gamberini. “L’esclusione della bomba non fu presa a cuor leggero, anche da parte nostra- sottolinea Gamberini- perché siamo sempre stati, nei primi anni di questa lunghissima inchiesta, molto aperti a considerare tutti gli scenari”. La bomba fu esclusa “perché c’erano mille ragioni tecniche che la escludevano. Quella prima perizia che la indicò- continua l’avvocato- era superficiale e inutilizzabile, fu evidenziato da tutti i successivi approfondimenti. Quella della bomba era una scorciatoia che poteva anche essere la più immediata: cade un aereo, è stato colpito da una bomba. Peccato che nulla tornava nella ricostruzione effettuata rispetto all’ipotesi bomba”. Perché se c’è una bomba “occorre che ci siano non solo tracce di esplosivo di un certo tipo- prosegue Galberini- ma anche delle deformazioni nel punto in cui assumi sia stata collocata e occorre che complessivamente ci siano riscontri. Questi riscontri non solo non sono mai stati effettuati, ma sono stati smentiti da tutte le indagini fotografiche e anche successive”.
Ma se da un lato l’indagine della Procura di Roma “sarà un’ulteriore conferma dell’ipotesi di uno scenario di guerra”, dall’altro “l’inchiesta si avvierà verso l’archiviazione per essere ignoti gli autori del fatto. Io non penso che il giudiziario troverà i colpevoli. Sarebbe un’illusione”, afferma il legale. “Il trascorrere del tempo impedisce la raccolta di elementi, testimoniali men che meno, ma che di altra natura”, sottolinea Gamberini: quando saranno depositati gli atti dell’inchiesta bis “il mosaico si arricchirà significativamente, ma non penso si arriverà al punto, non è possibile né probabile, questo è un esito che abbiamo sempre detto essere molto difficile, di individuare la mano che ha creato questa tragedia”. La vicenda giudiziaria dunque “passerà ad uno scenario politico, che implica la necessità che alcuni Paesi, penso alla Francia in particolare- continua il legale- rendano conto di una serie di affermazioni fatte, bugie dette e dichiarazioni contrarie a verità che ci sono state fornite”. C’è un “complesso militare-industriale che ha
coperto con molta attenzione gli avvenimenti”, afferma Gamberini: i francesi in particolare “hanno mal collaborato in questa inchiesta e va detto che anche nell’inchiesta bis sono stati più volte smentiti rispetto a quello che hanno detto inizialmente”. Si parla di “un’epoca in cui era difficilissimo ammetterlo, per molti motivi: c’era Gheddafi, c’era la guerra. Adesso ci possono essere altre difficoltà, io non ne ho idea, ma il tema- ribadisce l’avvocato dell’Associazione- diventa politico e non è più.
Insomma il premier italiano Mario Draghi potrebbe chiedere aiuto al presidente francese Emmanuel Macron? “Ecco, sì, questo è possibile. Mi sembra che siano in molte cose affaccendati, ma nell’ambito delle faccende- sottolinea Gamberini- questa è una vicenda che ha colpito dolorosamente il popolo italiano e merita trasparenza, chiarezza e verità”.