Ieri presidio per il popolo curdo, protagonista di “una lotta che, nel contesto mediorientale, rappresenta l’unica alternativa vera al fondamentalismo islamico e agli interessi delle potenze mondiali”. E spunta un murale in zona universitaria.
“Todos somos Kobane“. E’ il messaggio lanciato ieri da piazza Nettuno, dove si è svolto un presidio convocato “a difesa del popolo curdo, contro ogni fondamentalismo e imperialismo, e per l’umanità”. Perchè “gli attacchi dell’Isis, la connivenza turca e l’ambiguo ‘intervento’ Nato- recitava l’appello diffuso in rete- fanno parte di un piano generale volto all’annientamento del potere politico dei curdi in Rojava, nel nord della Siria. Dietro alla rinnovata retorica occidentale della guerra al terrorismo non c’è infatti spazio la difesa dell’esperienza di autogestione democratica, libertaria, laica, femminista ed ecologista curda, pericoloso laboratorio di emancipazione collettiva”. Da qui la decisione di scendere in piazza: “I curdi, gli zapatisti, e tutti i popoli liberi del mondo, troveranno sempre la nostra solidarietà, determinata, complice e incondizionata”.
L’appello era stato condiviso da Vag61 e dal Tpo, che in un comunicato ha scritto: “In questi mesi le immagini delle guerrigliere curde delle Regioni Autonome Democratiche del Rojava sono diventate il simbolo della lotta per la libertà, la democrazia e per la sopravvivenza stessa di un intero popolo. Una lotta che, nel contesto mediorientale, rappresenta l’unica alternativa vera al fondamentalismo islamico, agli interessi delle potenze mondiali ed agli intrecci tra questi due fattori. In tutta la Turchia ed in tutta Europa ci sono state proteste: in Turchia gli scontri tra la polizia e i manifestanti hanno portato a 31 morti. Contemporaneamente simpatizzanti curdi hanno occupato il parlamento europeo, manifestato in tanti aeroporti e riempito le piazze per dare voce al grido di Kobane, che è di disperazione, ma anche di rabbia degna. Per questa ragione dobbiamo raccogliere ovunque la sfida lanciata da Kobane. Dobbiamo farlo perché nel coraggio di quelle donne e quegli uomini c’è il portato di tante battaglie che, come attivist* e come movimenti, abbiamo fatto in questi anni e stiamo continuando a fare”.
Nel frattempo, un attestato di solidarietà verso la resistenza di Kobane e la guerriglia curda del Rojava si è manifestato anche in via Zamboni grazie ad un murales la cui foto, che riportiamo, è stata diffusa
via Facebook da Crash e dal Cua.