Acabnews Bologna

Su due ruote contro EatalyWorld

Protesta ieri contro il parco agroalimentare, blindato dalla polizia. Eat the rich: “Accredita il pensiero unico dello sfruttamento della terra e dei viventi”. Tra le tappe: ex Telecom, agenzie interinali, fast food, Hera, zona universitaria.

14 Maggio 2018 - 12:38

“Contestare Fico per attaccare la città del cibo e il suo governo, attaccare la city of food per incrinare la narrazione di Fico”. Questa la parola d’ordine della biciclettata promossa ieri da Eat the Rich. Partita da Xm24, dopo un lungo giro tra Bolognina e centro città ha infine raggiunto EatalyWorld presidato da diverse camionette della Polizia: “Una cattedrale vuota che riescono a riempire solo con i reparti della celere”, commentavano gli attivisti in tempo reale su Facebook.

In un nuovo post di stamattina raccontano le diverse tappe lungo il percorso: “Dall’ex Telecom un tempo occupata alle agenzie interinali che, come Randstad, gestiscono contratti precari nella città vetrina. Dal Cefa che organizza lo sfruttamento di tante/i migranti, alle multinazionali che come McDonald’s si approfittano del lavoro gratuito garantito dall’alternanza scuola – lavoro. Dall’hera che a fico parla di energie sostenibili e in Salento finanzia il progetto del Tap, fino a piazza verdi oggi teatro di nuovi progetti di riqualificazione come il guasto Village e il progetto rock. E poi il Fico di oggi, cattedrale dello sfruttamento a marchio bio, e quello di ieri, le officine minganti costruite in bolognina ed affidate alla mamma coop Italia che per fortuna ha già chiuso i battenti lasciando un altro mostro di cemento vuoto. Grazie a tutte/i coloro che hanno pedalato con noi e alle realtà che hanno costruito con noi le tappe del percorso. grazie a Crash! e Social log, al Terzo piano e la federazione USB, al collettivo Noborders e ai/lle compagn* di Paranoia, al Lazzaretto autogestito, ai NoTap del Collettivo AltaPressione e ai giocolieri di JuegaMas che hanno reso spettacolare ogni sosta. Da questo mercoledì Eat the rich torna con un nuovo appuntamento costante: ogni settimana nell’orto di Xm24 la cena del mercoledì per magnarsi la city of food. Saranno momenti in cui continuare a condividere piatti e relazioni complici”.

Tanno conto della propria partecipazione, sempre sul social network, Asia Usb e Noi Restiamo. Il sindacato inquilini riferisce che “durante la biciclettata contro Fico e la City of food, siamo intervenuti come Federazione del Sociale USB davanti gli uffici di Randstad, per denunciare lo sfruttamento e la precarietà del lavoro da parte di questi soggetti!  Abbiamo inoltre ricordato le varie lotte dei facchini USB proprio contro questi modelli di ‘lavoro’ e la recente vittoria contro Leroy Merlin. Randstad e Fico, fabbriche di sfruttamento e precarietà! Riprendiamoci i diritti!”.  Il collettivo: “Oggi siamo stati alla Biciclettata contro Fico e la City of Food portando un intervento sul tema dell’Alternanza Scuola-Lavoro a sostegno della Campagna BastAlternanza. Davanti al Mc Donald’s abbiamo denunciato le politiche di sfruttamento che permettono a grandi aziende come Fico e il sopracitato Mc Donald’s di trarre profitto da uno strumento che obbliga più di un milione di studenti a lavorare gratuitamente.
È il momento di passare dalla resistenza al contrattacco, portando sotto accusa non solo il Partito Democratico, ideatore ed esecutore della legge 107/15, ma anche tutte quelle grandi aziende che dall’Alternanza Scuola-Lavoro non fanno che arricchirsi”.

Nei giorni scorsi Eat the Rich aveva spiegato le ragioni della protesta: “Che a Bologna abbia aperto Fico è quasi impossibile non saperlo. Per chiunque si sia perso – volontariamente o meno – il grande giubilo dell’apertura, i sacchetti della Coop fanno in modo di ricordarlo ad ogni euro speso dentro la grande famiglia di consumo col cuore emiliano. Da come lo raccontano le foto, i selfie, gli storyteller pagati ad hoc, le istituzioni e gli investitori, l’ordine degli scaffali e la disciplina della merce esposta, la Fabbrica Italiana COntadina propone la più grande riunione del brand Made in Italy dopo il banco di prova di Milano Expo 2015. Tra la tartufaia e l’agrumeto, tra i panini con la mortadella e gli animali esposti, tra la spiaggia finta e le bici su cui sfrecciano visitatori, lavoratori e persino i postini, una patina verde riveste questo centro commerciale e accredita non solo il pensiero unico dello sfruttamento della terra e dei viventi, ma anche una forma di condiscendenza e compartecipazione a questi processi. Se da un lato i grandi attori economici e politici che dirigono Fico (e pure il resto della città) hanno pazienza e zelo nel costruire una rete sempre più fitta di costrizioni e costruzioni, dall’altro hanno molta fretta di convinverci tutte/i che questa ennesima meraviglia sia una grande occasione per la città. E così mentre le nostre esistenze si fanno sempre più precarie e difficili (come quelle di chi, assunto attraverso un’agenzia interinale con contratti a chiamata, lavora per qualche euro all’ora dentro a un centro commerciale che solo in termini di patrimonio pubblico rappresenta un investimento di ben 55 milioni di euro per l’amministrazione cittadina), chi le governa ci vorrebbe inclusi e sorridenti nella costruzione di una narrazione sulla sostenibilità del capitalismo in salsa green. Per noi tutto questo è paradossale: ci fanno sorridere gli inviti al rispetto dell’ambiente fatti da chi si arricchisce con la devastazione di territori, ci si contorce lo stomaco di fronte a finte fabbriche di biscotti con operai sorridenti, giovani e belli; inorridiamo nel vedere animali in gabbie minuscole esposti come merce per i visitatori del centro commerciale; ci infastidisce constatare che il cibo è diventato ‘food’ e poi ‘show business’, mangiare è uno status symbol, il rispetto dell’ambiente e del lavoro maschera solo nuovi profitti”.