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Spazi dismessi, le/i promotrici/ori della delibera popolare: “Non ci fermeremo!”

“Nella città più progressista d’Italia la partecipazione è solo quella che piace alla Giunta”, protesta D(i)ritti alla città dopo il parere negativo della Segreteria comunale sulla proposta di delibera: evidentemente “l’amministrazione ha paura” ma il documento “deve arrivare in aula”, rivendica la rete chiamando in causa le/i consigliere/i comunali.

12 Luglio 2022 - 18:30

(Labàs ex Masini - biciclettata D[i]ritti alla città - foto Gianluca Rizzello)“Non ci fermeremo”. E’ la promessa con cui D(i)ritti alla città risponde allo stop che la Segreteria generale del Comune ha riservato alla proposta di delibera di iniziativa popolare sugli spazi pubblici dismessi. “Nella città più progressista d’Italia, la partecipazione è solo quella che piace alla Giunta”, protestano le/gli attiviste/i che oggi hanno tenuto una conferenza stampa nel cortile di Palazzo D’Accursio: “Se esistono strumenti di partecipazione democratica, non possono valere solo per forze vicine a chi amministra. Si parla tanto di regole, ma vediamo che funzionano quando non danno fastidio”. Peraltro, secondo D(i)ritti alla città sarebbe proprio il parere negativo della Segreteria a contenere degli errori formali: per questo la rete chiede che l’iter venga riaperto e fa sapere che la proposta di delibera è stata già inviata a tutte/i le/i consigliere/i comunali per chiedere loro di “intervenire”, visto che “sono stati espropriati della loro titolarità a discutere la delibera”. Nel suo paree, la Segreteria comunale “afferma che la delibera di iniziativa popolare avrebbe dovuto essere solo un atto di indirizzo, non avanzare proposte puntuali. Ma questo non è scritto né nello Statuto né nel Regolamento. Quindi si configura un’arbitraria restrizione dei diritti di partecipazione dei cittadini stabiliti dallo Statuto”, secondo D(i)ritti alla città.

La seconda contestazione della Segreteria riguarda il fatto che la delibera popolare interviene su aspetti già normati, “escludendo in modo arbitrario che attraverso l’iniziativa popolare possano essere apportate modifiche a quanto già previsto” dalle norme in vigore, continua la rete, affermando che gli uffici comunali si sarebbero anche spinti oltre il proprio compito: “La valutazione oltrepassa l’analisi di legittimità e fa perno su valutazioni politiche di merito, che sono di esclusiva competenza del Consiglio comunale”. In sostanza, “la comunicazione della Ssegreteria generale violo lo spirito e la lettera dello Statuto e del Regolamento ed esautora il Consiglio comunale con valutazioni di merito politico”, sostiene D(i)ritti alla città: “Il regolamento prevede che la segreteria possa richiedere chiarimenti e integrazioni ‘al fine di rendere ammissibile la proposta’. La Segreteria, invece, non lo ha mai fatto, non ci ha mai convocati. E’ inammissibile: la finalità degli istitui di partecipazione previsti dallo statuto è di favorire la partecipazione, non di impedirla”. Evidentemente “il Comune ha paura, ma questa delibera deve arrivare in Consiglio senza che il Comune abbia paura di una proposta che viene dal basso”, dicono le/gli attiviste/i, sottolineando che a Bologna si porta avanti un “concetto travisato di partecipazione, che va bene solo quando lo dice l’amministrazione, quando viene dal basso non va bene. Questa proposta dimostra che non è vero che i cittadini dicono sempre di no. Si parte da una protesta per trasformarla in proposta. E’ sbagliato opporre un ostacolo di carattere formale, peraltro sbagliato, alla discussione”.

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