Ieri in duecento al presidio davanti all’Apple Store di via Rizzoli, durante il quale sono state messe in scena le storie degli operai della “fabbrica infernale di FoxConn”. Il report di ∫connessioni precarie.
Ieri, 17 maggio, di fronte all’Apple store di via Rizzoli a Bologna oltre 200 persone hanno partecipato all’iniziativa «Let’s Tackle Apple! Contrastiamo Apple!», organizzata nell’ambito della settimana transnazionale di mobilitazione #MayOfSolidarity e realizzata anche a Dusseldorf, Francoforte, Poznan, Varsavia, Milano e Roma.
A Bologna Steve Jobs, condannato dopo la sua morte a lavorare nella fabbrica infernale di Foxconn, ha parlato del «sogno» di Apple, di una merce immateriale fatta di innovazione, trasparenza e auto-imprenditorialità. Attorno a lui, gli operai di Foxconn hanno raccontato le storie autentiche del loro sfruttamento – raccolte in Cina, Repubblica Ceca e Turchia – hanno descritto i ritmi frenetici della catena produttiva negli immensi stabilimenti cinesi, le grandi fabbriche dormitorio, gli incidenti sul lavoro ma anche il rifiuto individuale e collettivo dello sfruttamento, il sabotaggio delle macchine, le proteste e gli scioperi. Con le voci degli artisti del Laboratorio Sociale Afrobeat e la musica di SambaLotta abbiamo rappresentato la condizione e l’insubordinazione operaia, mentre sulla parete bianca dell’Apple store sono state proiettate le immagini sporche della più grande catena globale dello sfruttamento.
Le iniziative coordinate di fronte agli Apple Store indicano il problema che abbiamo di fronte: quello di pensare un’organizzazione delle lotte che sappia connettere gli uomini e le donne che lavorano, lottano e si muovono lungo le catene globali dello sfruttamento per sovvertirle. Il nostro sogno deve essere la materia di cui sono fatti i loro incubi. Questa è la nostra #solidarietà!
∫connessioni precarie