Storia e memoria

Scalzone e il 7 aprile: “Non mi lascio estorcere, finchè posso, una confessione di innocenza” [audio]

“Giorni lunghi come anni e anni corti come giorni”. Intervista al fondatore di Potere operaio e militante di Autonomia Operaia a 40 anni dalla maxi-inchiesta imperniata sul teorema Calogero: “Remake ultra-modernissimo, nell’epoca della sua riproducibilità tecnica già allora infinita, di tutte le istruttorie e i processi delle inquisizioni”.

09 Aprile 2019 - 10:27

“Quarant’anni anni dal 7 aprile. Giorni lunghi come anni e anni corti come giorni. 7 aprile ’79 è il remake ultra-modernissimo, nell’epoca della sua riproducibilità tecnica già allora infinita, di tutte le istruttorie e i processi delle inquisizioni. Per me- dice Oreste Scalzone– la tragedia è che questo ha indotto un troppo umano riflesso a subirne l’essenza, il rovesciamento dell’onere della prova, e a infilarsi nella trappola di dover dimostrare la propria innocenza. Il ricorso all’arma impropria del più vertiginoso garantismo, con i suoi paradossi – per stare in Italia – pannelliani, è stata la mia personale divisa da allora. Ma il punto è che, non dico resistere, che è umano non si potesse, ma non razionalzzare ex post come la cosa giusta da fare il gridare e l’argomentare e il dimostrare la propria innocenza, è l’effetto più devastante della logica 7 aprile. Oggi dove siamo? Ci sono sette miliardi, virtualmente, di vittime innocenti che reclamano una rivincita. Una vendetta, chiamata giustizia, ma quello è: la vendetta. Poi ci sono sette emiliardi di designati come colpevoli, carnefici. E ci sono sette miliardi ancora di giusti giustizieri, vittime della criminalizzazione del loro libero pensiero e che dunque, anche loro, devono rifarsi di questo. Ci sono miliardi di negazionisti per sè, all’accorrenza, e scagliatori di prime pietre su altrui, al contempo. Allora posso dire solo una cosa che riguarda me. So bene che bisogna insistere sul fatto che la responsabilità penale come minimo dev’essere circostanziata, puntuale e legata a dei fatti concreti, eventualmente anche fatti di parola, ma non mi lascio estorcere finchè posso una confessione di innocenza, perchè nel fiume di sangue che è stata tutta la storia, compresi i momenti di kairos, degli insorti, innocente e vittima non può dirsi nessuno. E questo è origine di una catena infinita che aggiunge male al male”.

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