Oggi il contro-sit in lanciato dal collettivo Mujeres Libres per contestare il raduno di preghiera di una nota associazione cattolica davanti al Policlinico Sant’Orsola.
Alcune decine di attiviste e solidali alla causa della libertà di scelta, per le donne, in materia di interruzione di gravidanza, si sono via via radunate davanti alla Coop di via Masserenti dalle prime ore del mattino e, armate di megafono, voce e volantini, hanno animato la protesta che si è protratta per alcune ore. Accompagnat* dal suono di tamburi, hanno volantinato ai passanti e alle fermate degli autobus le ragioni della loro protesta mattutina: l’associazione Papa Giovanni XXIII aveva dato appuntamento ai propri fedeli per un “sit-in di preghiera per dire no all’aborto” appena fuori dal cancello del reparto Ginecologia del secondo ospedale bolognese, in occasione della ricorrenza dei 15 anni dalle prime preghiere “anti-aborto”.
“Fuori i preti dalle nostre mutande” e “Yo Decido” i messaggi ribaditi dalle militanti femministe che, nel volantino distribuito ai passanti, sottolineano la necessità di ridiscutere della regolamentazione della pratica dell’obiezione di coscienza tra i medici ginecologi. A Bologna un medico su due è obiettore (anno di riferimento: 2011), mentre la media nazionale raggiunge percentuali tra il 70 e l’80 %. La crescita della pratica dell’obiezione, spesso per ragioni di carriera del medico, metterebbe a rischio il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza sancito dalla legge 194.
Dopo l’8 marzo, in cui una partecipata manifestazione si era conclusa affiggendo cartelli “pro-choice” sull’entrata del reparto di Ginecologia del Sant’Orsola, le attiviste tornano a declinare nella pratica quel “Decido Io (sul mio corpo)”, promettendo di essere “l’incubo degli antiabortisti“.