“Spero stavolta prevalgano ragione e saggezza, e il mio futuro non venga più sconvolto”, scrive il ricercatore accusato dalla giustizia egiziana di reati di opinione e bloccato in Egitto dopo 22 mesi di custodia cautelare.
“Buone notizie, forse la crisi del divieto di viaggio si sta finalmente risolvendo. Oggi ho consegnato la copia finale della mia tesi di laurea magistrale all’Università di Bologna, a quattro anni dall’inizio di quel lungo e faticoso percorso. Secondo il regolamento universitario, l’amministrazione universitaria mi ha avvisato che la data prevista per la discussione della lettera sarà il 4, 5 o 6 luglio. D’ora in poi ho deciso di prendere i mezzi legali e bussare di nuovo alle porte per provare a viaggiare fino a quando non potrò assistere di persona al dibattito Master davanti al comitato dei professori che valuterà il messaggio. Oggi (ieri, ndr) presenterò una nuova richiesta al procuratore generale egiziano per chiedere il permesso di recarsi in Italia per partecipare alle udienze e alle cerimonie di laurea, per tornare in Egitto prima di qualsiasi comunicazione relativa ai miei processi previsti per l’8 luglio”. Lo scrive Patrick Zaki in un post su Facebook.
Si legge poi: “Questo arriva in concomitanza con la sessione prevista oggi dal Comitato Nazionale di Dialogo per discutere delle libertà accademiche, oltre a questo mi trovo in Egitto in questo momento della mia vita e non ho intenzione di lasciare o trasferire la mia vita in un altro paese al momento, che le istituzioni statali interessate lo sanno. Spero che questa volta prevalga il suono della ragione e della saggezza, e mi sarà permesso viaggiare, e il mio futuro non sarà più sconvolto”.