Acabnews Bologna

Oggi l’open day del Dipartimento autonomo dei saperi

Dalle 10 alle 19 in via Zamboni 38: dibattito su “meritocrazia, tecnocrazia ed eccellenza”, poi abbuffata sociale ed infine dialogo “oltre la sussidiarietà, verso l’autogestione del welfare”.

11 Aprile 2013 - 09:59

Open Day – Dipartimento Autonomo dei Saperi

Ore 11 Aula II – Zamboni 38

Meritocrazia, Tecnocrazia ed Eccellenza nelle trasformazioni del mondo della ricerca e della formazione.

Ne parleremo con Valeria Pinto (autrice del libro “Valutare e Punire”) e Alessandro Ferretti.

Ore 13 Aula VIII – Zamboni 38

Abbuffata Sociale

Ore 15 Aula VIII – Zamboni 38

Oltre la sussidiarietà verso l’autogestione del welfare. 1/puntata
Riappropriazione, condivisione dei saperi e sperimentazione di pratiche di neomutualismo.

Dialogo corale con i medici del C.S.I, il Centro studi e ricerche in Salute Internazionale e interculturale dell’Università di Bologna.

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“Meritocrazia, Tecnocrazia ed Eccellenza nelle trasformazioni del mondo della ricerca e della formazione”

Dal pubblico impiego all’istruzione, dalla ricerca al welfare un cambio di paradigma sta investendo le società occidentali.
Valutazione, eccellenza, qualità, competizione, in una sola parola: Meritocrazia.
Ormai la meritocrazia è diventato il mantra con cui dall’alto si giustificano riforme fatte di tagli a welfare, servizi e istruzione, e dal basso un certo MoVimento – che contiene l’insorgere di un’eccedenza possibile e molto più dirompente di 163 parlamentari – la invoca a unico principio ordinatore per una società equa. Entrambi i movimenti – sostanzialmente verticali, checché ne dicano i fans di Grillo, il loro ingresso in parlamento li porterà a fare i conti con una orizzontalità ancora tutta da dimostrare – partono da un presupposto che noi ci proponiamo di mettere a critica e che solo può smontare l’intero impianto della retorica meritocratica. Un’ideologia, quella meritocratica, fattasi senso comune, ed è allora compito della critica far emergere e individuare le condizioni storiche in cui cambio di paradigma c’è stato, un nuovo ordine del discorso si è imposto e con quali effetti di verità.

Il presupposto principale di quest’ideologia è che il sapere, la scienza, la tecnica siano qualcosa di neutro, asettico. Che il loro uso e controllo garantiscano scelte giuste, discernere il bene dal male, il giusto dallo sbagliato, per il bene comune. Dalle agenzie di rating all’Anvur, dal governo dei tecnici alla democrazia diretta della rete.
Per chi, come noi, invece è convinto che il sapere (o meglio i saperi) non è fatto per comprendere ma per prendere posizione, quello che ci proponiamo è mettere a critica l’impianto meritocratico e dimostrare come sia solo una nuova tecnica di “governo delle disuguaglianze”, pura ideologia buona a giustificare una forbice sociale sempre più ampia e sempre più da allargare. Una tecnica talmente raffinata da incorporarsi nell’individuo governato, un vero e proprio “dispositivo di costruzione del soggetto etico”.

Per fare tutto questo proveremo a ragionarne con Valeria Pinto, a partire dal suo Valutare e Punire, e Alessandro Ferretti osservando le trasformazioni nel mondo della ricerca e dell’università.

-Merito, Valutazione ed Eccellenza come razionalizzazione di un sistema (universitario) che non può più permettersi, in tempi di crisi, finanziamenti a pioggia. Questo come discorso globale che viene esteso a tutti i livelli (Scuola, Sanità, Servizi…).

-Nella specificità italiana questo discorso si innesta anche come risoluzione, e vera panacea contro le storture “classiche” attribuite all’anomalia italiana: baronie, concorsi truccati, fannulloni…

-Lo strumento è la Valutazione: in un continuo slittamento semantico si gioca a confondere conoscenza e informazione, con la pretesa di scindere la conoscenza dai processi materiali e soggettivi che la sostanziano. Una conoscenza che deve essere disincarnata dagli stessi soggetti che la producono. Una sorta di alienazione fordista ai tempi del post-fordismo e del lavoro cognitivo. Una “idea ingegneristica della conoscenza per cui conoscere qualcosa vuol dire essere in grado di riprodurlo, concepita sotto il segno dell’esecuzione, dell’ubbidienza senza sforzi e senza tentennamenti a un sistema di regole definito in anticipo, dall’esterno e dall’alto. In un sistema non meccanico ma socio-tecnico il maggior elemento di variabilità, divergenza e attrito è rappresentato dalle individualità che lo compongono. Un’esigenza di sistema prioritaria è eliminare per quanto possibile questo disturbo”.

-Proposito del D@S è organizzare quelle individualità e quelle resistenze che nel corpo vivo dentro e fuori l’università si danno, in un dipartimento, appunto, che faccia della interdisciplinarietà e della ricerca autonoma il suo programma. Sottrarre quelle esistenti allo sfruttamento e alla sussidiarietà, liberare spazi tempi e fondi per quelle “non meritevoli”.