Acabnews Bologna

“Lo sciopero femminista è la nostra rivolta”

Un tazebao inaugura il percorso cittadino di Non una di meno verso le giornate di agitazione dell’8 e 9 marzo. Domenica assemblea pubblica a Vag61: l’appello a “precarie di ogni genere, disoccupate e disoccupati, studentesse e studenti, migranti e seconde generazioni, lavoratrici e delegate di ogni categoria e sindacato”.

29 Gennaio 2020 - 14:07

“Ieri sera abbiamo attraversato le strade della città per rilanciare l’8 e il 9 marzo! Quest’anno l’agitazione permanente raddoppia e si moltiplica per due giornate. L’8 marzo sarà giornata di mobilitazione in molte città, mentre il 9 sarà sciopero femminista. Per pensare e costruire insieme le due giornate, invitiamo tuttx a partecipare all’assemblea di domenica 2 febbraio. Lo sciopero femminista è la nostra rivolta!”. Lo scrive in rete Non una di meno Bologna, allegando la foto di un tazebao realizzato su un muro cittadino per promuovere la nuova agitazione.

Saranno gli spazi di Vag61, in via Paolo Fabbri, a ospitare dalle 16 di domenica l’assemblea pubblica dalla rete, che chiama a raccolta “precarie di ogni genere, disoccupate e disoccupati, studentesse e studenti, migranti e seconde generazioni, lavoratrici e delegate di ogni categoria e sindacato e tutte coloro che vogliono costruire le giornate dell’8 e 9 marzo, pensare insieme la loro articolazione e partecipare allo sciopero”.

Spiega ancora Nudm: “L’8 sarà l’occasione per dare visibilità ancora una volta a quei lavori che rischiano di essere invisibili, che sono considerati come un ‘compito naturale’ che ci spetta, che siano salariati o meno: lavare, stirare, preparare da mangiare, allevare figli/e, per poi correre negli uffici, fabbriche, nei negozi e nelle scuole dove siamo pagate di meno rispetto ai nostri colleghi o veniamo molestate e zittite se ci ribelliamo. Vogliamo rendere evidente che la nostra giornata lavorativa non finisce quando timbriamo il cartellino o entriamo in casa ed è per questo che il 9 marzo proclamiamo sciopero femminista e transfemminista generale. Bloccheremo ogni tipo di attività lavorativa, per mostrare che se ci fermiamo noi, si ferma il mondo! Non ci bastano le briciole di un welfare che si basa sul nostro doppio sfruttamento, politiche misere che non modificano i rapporti di potere esistenti e anzi producono gerarchie tra chi può e chi non può ‘beneficiare’ di quelle briciole. La nostra scommessa è lo sciopero femminista, un processo politico e sociale che trasforma le nostre vite mina l’ordine sociale patriarcale. È l’accumulazione di forza che rende globali forme di insubordinazione che rimarrebbero locali”.