La Cub interviene su un’intesa firmata tra Alma Mater e confederali. E gli operatori in appalto a Coopservice: “Ennesimo atto di facciata che sposta l’attenzione dalle vere problematiche dei lavoratori”.
Appalti Università di Bologna: ma che accordo ? Semplice lifting
Quando la faccia dà segni di cedimento qualcuno decide per il lifting! Questo il senso dell’accordo raggiunto tra sindacati “rappresentativi” e Università sugli appalti. Ieri (due giorni fa, ndr) abbiamo letto la notizia dell’accordo raggiunto tra Cgil, Cisl, Uil e Università sugli appalti. Dopo le lotte di Flaica Cub sugli appalti Coopservice delle portinerie e di Palazzo Paleotti, rappresentando la maggioranza di lavoratori, ci permettiamo una disamina dello stesso utilizzando quanto pubblicato sul sito Cgil di Bologna.
I punti di miglioramento secondo i sindacati firmatari:
1) L’utilizzo del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa e non del massimo ribasso nei bandi di gara. Principio fondamentale se l’Università bandisse appalti in proprio, ma ne fa veramente pochi e pochi sono al ribasso. Per gli appalti più importanti e diffusi utilizza Consip. Ecco cosa dice il codice degli appalti all’Art. 82 comma 3 ‐ bis “L’offerta migliore è altresì determinata al netto delle spese relative al costo del personale, valutato sulla base dei minimi salariali definiti dalla contrattazione collettiva nazionale di settore tra le organizzazioni sindacali dei lavoratori e le organizzazioni dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, e delle misure di adempimento delle disposizioni in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.” Se il Ccnl nazionale di riferimento stabilisce una paga lorda di 5,37 euro lordi è ovvio che applicando un meccanismo di garanzia come quello citato sopra qualsiasi criterio economicamente più vantaggioso porta i lavoratori alla fame perché è il Ccnl di lavoro sottoscritto dai sindacati che è da fame.
2) La verifica dell’idoneità e congruità dell’importo posto a base di gara e della congruità dell’offerta; Questo è un obbligo del committente, da sempre imposto dal Codice degli Appalti e non riguarda i problemi emersi all’ateneo di Bologna.
3) La previsione della clausola sociale per l’inserimento prioritario, da parte dell’aggiudicatario, del personale già impiegato dall’appaltatore uscente, al fine di salvaguardare l’occupazione. Anche qui nulla di nuovo! Tutti i Ccnl applicati da Coopservice prevedono la riassunzione in caso di continuazione di appalto alle stesse condizioni. Se poi in alcuni casi i lavoratori non vengano riassunti la responsabilità è di quei sindacati che non intervengono chiedendo l’applicazione delle regole contrattuali.
4) La verifica della regolarità contributiva e retributiva e, in caso di mancato pagamento, l’intervento diretto dell’Università di Bologna; Esiste il Durc (Documento Unico di Regolarità Contributiva) obbligatorio da anni e che permette all’Università di verificare. Non ci sono mai stati ritardi nei pagamenti delle buste paga nei due appalti che hanno visto i lavoratori in lotta. Se in altri appalti questo succede ogni sindacato può intervenire in ogni momento anche con denunce formali oltre che con lotte e quant’altro. Gli strumenti sono tantissimi.
5) Un’informazione periodica alle organizzazioni sindacali ed il coinvolgimento delle Segreterie provinciali e delle Rsu in caso di difficoltà o criticità nell’esecuzione di un servizio appaltato. Se i sindacati verificano irregolarità o criticità hanno il dovere nei confronti dei lavoratori di intervenire e pretendere che i problemi vengano risolti. Se per intervenire il il sindacato ha bisogno dell’informazione del committente… stiamo freschi! Infatti Cub ha fato la lotta e ha fatto emergere i problemi. Cgil ha risposto che purtroppo non sempre si firmano buoni contratti. Ecco la differenza tra sindacati: C’è chi aspetta la comunicazione dei datori di lavoro e chi si muove per difendere i lavoratori.
6) Le parti si impegnano a chiedere l’estensione di tali regole anche ai bandi di gara reperibili su Cosnip. Probabilmente Consip gli risponderà che tutto ciò viene già fatto perchè è obbligatorio per legge e per Ccnl che sulle regole contrattuali sono i sindacati a dover agire per farle rispettare. Chissà se sapremo la risposta di Consip!
I firmatari dichiarano: “Come organizzazioni sindacali siamo ora impegnati a monitorare l’applicazione del protocollo e a darne opportuna informazione a tutti i lavoratori interessati” e noi rispondiamo che l’accordo è già applicato da tempo e che non cambierà nulla ai lavoratori di Palazzo Paleotti e delle portinerie in quanto l’accordo non fa altro che ricopiare principi o regole già presenti in altri norme, siano queste leggi o Ccnl.
E alla dottoressa Ruocco, segretario dell’Flc Cgil di Bologna, che dichiara “L’Università di Bologna è la prima in Italia ad avere sottoscritto un protocollo di questo tipo. L’obiettivo, però, è quello di estendere il protocollo anche ad altri atenei …” rispondiamo che è meglio di no perché grazie a Cub e alle regole esistenti da anni all’Università di Torino, solo per fare un esempio, i lavoratori in appalto delle biblioteche guadagnano circa 10 euro lordi ora (siamo disponibili a fornire le buste paga) e in altre università poco meno. Un intervento di Cgil sarebbe devastante per i lavoratori!
Potremmo parlare anche della precarizzazione che Coopservice sta mettendo in atto. Tutti i lavoratori assunti più di recente sull’appalto portinerie sono a tempo determinato e si vedono applicare il contratto servizi fiduciari con trattamento retributivo minimo e cioè, con gli aumenti contrattuali di questo ultimo anno, dai 3,20 ai 3,50 euro netti ora.
E potremmo parlare di discontinuità del lavoro che significa lavorare 45 ore a settimana ed essere pagati per 40 e potremmo continuare ancora…
Questi accordi sono carta straccia che servono solo a nascondere la scelta che alcuni sindacati hanno fatto molto tempo fa: utilizzare le tessere dei lavoratori per garantirsi poltrone ed entrare nella gestione degli “affari”.
Cub ha fatto una scelta differente: difendere i lavoratori e per questo datori di lavoro e sindacati “rappresentativi” mettono in campo tutte le armi, lecite o illecite arrivando alla denigrazione nei nostri confronti pur di non farci entrare ai tavoli.
Ma ce la faremo comunque! I lavoratori non sono stupidi!
Flaica Cub
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Appalti Unibo: avete una gran faccia tosta!
I Lavoratori delle portinerie Unibo e di Palazzo Paleotti in appalto a Coopservice apprendono da fonti giornalistiche di un intesa siglata dall’Università di Bologna e dalle parti “rappresentative” Cgil, Cisl e Uil di un protocollo in materia di appalti pubblici.
Ovviamente non siamo sorpresi che queste parti si incontrino in segreto senza il sindacato Cub che maggiormente rappresenta i lavoratori esternalizzati e quindi i lavoratori stessi. Infatti questo protocollo è solo un trucco per nascondere i veri colpevoli della nostra situazione!!! Ci verrebbe da dire che Unibo, Cgil, Cisl e Uil hanno veramente una faccia tosta. Addirittura lo pubblicizzano come accordo per evitare un altro caso “Coopservice”. Spacciano pure la mobilitazione dei lavoratori come la loro lotta!
Ma se alcuni giornalisti possono cascarci in buona o cattiva fede… Noi lavoratori no!!! Per questo lo denunciamo…
Il caso Coopservice lo hanno creato Loro! I nostri problemi sono stati creati ad arte dall’Università e da quei sindacati per favorire proprio Coopservice e altre cooperative. I nostri problemi, che Università e Sindacati confederali conoscono bene, sono il Demansionamento e quindi il riconoscimento effettivo delle nostre mansioni e del nostro lavoro e la questione salariale che ad oggi è tutt’altro che risolta. Ecco il trucco che fa nascere il caso Coopservice.
L’Università di Bologna “decide” di acquistare i servizi da Intercenter e da Consip (mercato elettronico per gli acquisti: la prima regionale la seconda nazionale) e la vincitrice di entrambi è proprio Coopservice. Ma il servizio acquistato non rappresenta i veri servizi che i lavoratori offrono, infatti, come Docenti e studenti sanno bene, i Lavoratori delle portinerie oltre al lavoro di Front office svolgono lavoro di assistenza tecnica di base mentre i lavoratori della Biblioteca multimediale di Palazzo Paleotti offrono assistenza informatica e assistenza bibliografica. Svolgiamo lo stesso lavoro dei dipendenti universitari e siamo pagati la metà!
Il trucco è proprio questo: acquistare un servizio che non rispecchia le mansioni dei lavoratori.
Questo permette a Coopservice innanzitutto di aggiudicarsi il servizio e in secondo luogo di applicare contratti al di sotto della soglia di povertà in base al servizio che l’università ha acquistato ovvero quello di portierato semplice. Se la colpa dell’Università sta nell’acquistare un servizio sbagliato la colpa di Cgil e Cisl (la Uil non ha firmato) è di aver firmato un contratto insieme a Legacoop denominato Vigilanza e Servizi fiduciari, un contratto che ha come base di partenza una paga oraria di circa 3 euro l’ora netti. La colpa di questi sindacati è di far applicare il Contratto Multiservizi con la clausola della discontinuità e senza nessuna indennità tecnica nel silenzio assoluto.
Per questo nelle portinerie e a Palazzo Paleotti troverete lavoratori che fanno altro con il tesserino vigilanza, assistenti tecnici con il tesserino Vigilanza, assistenti bibliografici con il tesserino vigilanza, lavoratori nelle portinerie che fanno lo stesso lavoro dei dipendenti Unibo con il tesserino vigilanza…
Noi lavoratori è dal 2011 che gridiamo allo scandalo e da sempre che diciamo che il comportamento vessatorio sui lavoratori da parte delle cooperative è dovuto proprio alla convivenza di interessi altri che non siano il bene dei lavoratori e degli utenti e la convenienza per Università. Unibo paga Coopservice circa 17 o 16 euro l’ora, esclusa IVA, e la cooperativa ne da ai lavoratori circa 3, 4 o al massimo 5 euro l’ora netti per i livelli superiori.
Ad oggi questi sindacati e l’Università ci devono spiegare questo accordo a cosa serve, in fondo Coopservice ha sempre rispettato bene o male le regole che sono state scritte in quel documento (letto su internet e a mezzo stampa, mai ricevuto)! I sindacati non hanno mai convocato in assemblea i lavoratori interessati e volutamente escluso il sindacato che li rappresenta.
Per questo chiediamo all’Università per l’ennesima volta di riconoscere le mansioni effettivamente svolte dai lavoratori, per questo chiediamo ai sindacati di smetterla di firmare accordi sulla nostra pelle senza avere una reale rappresentanza aziendale e senza prima interpellare i lavoratori nel nome dei quali firmano gli accordi. Per questo chiediamo a Cgil e Cisl di ritirare al firma da quel contratto infame che riduce alla fame non solo i lavoratori dell’Università di Bologna.
Per questo siamo costretti a denunciare l’ennesimo atto di facciata che sposta l’attenzione dalle vere problematiche dei Lavoratori.
Ed è per questo che avete veramente un bella faccia tosta!
I Lavoratori dell’Università di Bologna in appalto a Coopservice