Ieri convegno e manifestazione in piazza Re Enzo con attività informative, microfono aperto e “(auto)inchiesta” a cura della Consultoria transfemminista queer. Sgb: al Maggiore cambi d’appalto “portano dritti al macello del Jobs Act”.
L’appello “La salute non è in vendita” è risuonato anche a Bologna, ieri, in occasione della Giornata mondiale della salute. L’appello circolato in rete spiega che in città ha deciso di scendere in piazza, “senza bandiere”, una “coalizione di comitati, collettivi di studenti e studentesse e collettivi femministi, lavoratrici e lavoratori del settore, associazioni, sindacati di base, liste civiche” che si era ritrovata in assemblea al Centro delle donne il 20 marzo scorso. Il programma della giornata prevedeva il convegno “Per il diritto alla salute in Italia e in Europa” e poi, nel pomeriggio, un presidio in che si è svolto in piazza Re Enzo (molto ampio lo schieramento di forze dell’ordine presente in zona, probabilmente anche in seguito all’attentato di Stoccolma). Per il sit-in erano state organizzate “attività di inform/azione sulla salute come diritto e bene comune”: punto informativo, microfono aperto, laboratori e giochi di piazza. Inoltre, con il presidio è tornata in piazza anche la Consultoria transfemminista queer, dopo lo sgombero di un mese fa, proponendo una “(auto)inchiesta sulla salute”.
L’Sgb, invece, ha partecipato alla giornata del 7 aprile segnalando in particolare quanto sta accadendo in uno dei luoghi più importanti della sanità bolognese. Spiega il sindacato: “In questi giorni come Sgb stiamo assistendo a cambi di appalti che portano i lavoratori dritti dritti al macello del Jobs Act. Ci riferiamo agli ‘appalti’ dell’ospedale Maggiore che a propria discrezione affida i servizi interni del trasporto pazienti e salme e dei servizi di pulizie con modalità e percorsi per nulla trasparenti”. Procedure che l’Sgb intende contestare anche rivolgendosi alla Prefettura: “Contro l’esternalizzazione dei servizi e la privatizzazione della sanità”.