A pochi passi della Cineteca l’occupazione per “risocializzare una proprietà pubblica vuota da anni, verso lo sciopero globale del Lotto Marzo”. Assemblea pubblica alle 18.
“Prendiamo casa” in uno stabile “in via Menarini (angolo via Azzogardino) destinato a essere svenduto e alienato a privati”.
L’annuncio è in testa a un comunicato a titolo “La Consultoria TransFemminista Queer prende spazio!” arrivato oggi pomeriggio in redazione. “Da anni – si legge – resistiamo alla violenza maschile, di genere e del genere singolarmente nelle case e nello spazio pubblico; negli spazi sociali autogestiti ci siamo costituite in gruppi, collettivi e branchi, ci siamo interconnesse e abbiamo iniziato a praticare altre forme di vita, relazione, sessualità che non riproducono il maschile egemonico, l’eterosessualità obbligatoria, il binarismo cisgenere, la coppia romantica, la famiglia riproduttiva. Siamo transfemministe, trans*, lesbiche, froce e da oggi rendiamo visibile e mettiamo a disposizione di tutt* una consultoria transfemminista frocia verso lo sciopero femminista globale del Lotto Marzo, risocializzando uno spazio di proprietà pubblica vuoto da anni, destinato a essere svenduto e alienato a privati senza un progetto qualificante per la città, mentre si spacciano per riqualificazione urbana lo sgombero degli spazi sociali, la cementificazione e la gentrificazione che creano solo deserto sociale a favore di interessi speculativi”.
Continua il testo: “Come per le altre esperienze di consultorie autogestite e queersultorie in altre città, non si tratta di un presidio sanitario o di un servizio, ma di un luogo di autorganizzazione in cui occuparci della nostra salute e dei nostri corpi a partire dal piacere, dal desiderio e dalla tra(n)sformazione e non dalla malattia e dalla “funzionalità” da ripristinare o dal controllo biomedico dei corpi e della riproduzione. Vogliamo scambiarci informazioni ed esperienze. Vogliamo socializzare pratiche diffuse sul consenso e sulla condivisione di responsabilità rispetto a violenza maschile e molestie. Vogliamo parlare delle malattie professionali delle precarie e della prevenzione e gestione delle malattie sessualmente trasmissibili che non sono un segreto, una colpa o una punizione. Vogliamo organizzare la lotta per servizi sanitari efficienti e non più incentrati sull’eterosessualità e sulla maternità obbligatoria, perchè siamo stufe di medici obiettori, di chi ci colpevolizza se vogliamo abortire o prendere la pillola del giorno dopo, stufe di un sistema che infantilizza le/i trans. Vogliamo lottare al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori del sistema sanitario pubblico che vogliono trasformarlo insieme a noi. Vogliamo uno spazio in cui discutere in modo orizzontale di sesso, di emozioni, di salute, di come stiamo, delle relazioni fra i generi e di come (dis)educarci alle differenze, alle identità gerarchizzate e naturalizzate; uno spazio per praticare il diritto alla trasformazione personale e politica; dove affermare il senso profondo della nostra legittimità a godere quando, come e con chi vogliamo, anche se ci hanno insegnato che la nostra sessualità è al servizio di quella maschile; la legittimità a esistere e ad affermare il genere che sentiamo più consono ai nostri desideri a prescindere dal sesso anatomico e a ricorrere alle tecnologie che desideriamo per cambiare o non cambiare i nostri caratteri sessuali”.
Proseguono le occupanti: “Dalla consultoria transfemminista queer vogliamo organizzare le lotte per il reddito di autodeterminazione, per uscire dalla precarietà e rivendicare il diritto al benessere sociale. Dalla consultoria prepariamo lo sciopero globale delle donne e lo sciopero dei e dai generi dell’8 marzo organizzato da Non Una di Meno, perché è un percorso in cui abbiamo intrecciato le lotte con tante e tant* unendoci oltre le differenze per convergere verso obiettivi comuni. Questa è la nostra forma di sciopero, perchè ci è impossibile scioperare in forma classica dato che le tutele e diritti del lavoro non sono mai esistiti o sono saltati completamente per molte di noi, perché ci è impossibile individuare una forma puntuale di sciopero dei e dai due generi obbligatori e normativi e lo intendiamo piuttosto come pratica quotidiana. Ci prendiamo questo spazio e questo tempo, sottraendolo al lavoro precario, al lavoro di cura, al lavoro gratuito di produzione del genere, alla messa a valore e sfruttamento della nostra favolosità, perché lo sciopero non sia solo sottrazione, ma momento istituente di nuove infrastrutture sociali, di forme di welfare dal basso a partire da una mappatura autogestita di tutti quei bisogni ‘imprevisti’, che non rientrano nelle griglie burocratiche delle istituzioni”.
In conclusione: “La consultoria transfemminista queer è un’infrastruttra per lo sciopero permanente dei e dai generi, un luogo dove ripensare la disidentificazione delle singolarità dai generi obbligatori in forma collettiva, un luogo tutto per sé, autonomo e autogestito, dove far proliferare la produzione di maschilità e femminilità contro-egemoniche e sospendere la riproduzione di Donne e Uomini eterocis, una zona autonoma permanente che renda visibile che un’altra vita è possibile, che rifiutare i ruoli naturalizzati è desiderabile e che la posizione di soggetto maschile egemonico e di femminilità complementare non sono più sostenibili socialmente. Troppo alto il prezzo da pagare in termini di violenza, esclusione delle altre soggettività, complicità con la governance e il comando neoliberale. Invitiamo tutte/i/* coloro che condividono questi bisogni e mettono al centro la lotta contro il sessismo e la violenza maschile a partire da sé, dal proprio vissuto e dalla decostruzione dei propri privilegi, a sostenere la Consultoria transfemminista queer e a partecipare all’assemblea di apertura oggi, 5 marzo 2017, alle 18 in via A. Menarini (incrocio via Azzogardino), ad allargare il processo per portarlo verso la piazza Lottomarzo e oltre”.