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Imola, rinviato sfratto da stabile della Diocesi

Grazie al picchetto delle realtà di lotta per la casa: “Quello che vogliamo è far sì che la famiglia abbia una soluzione abitativa non precaria, dignitosa, senza che il nucleo familiare venga diviso”.

10 Dicembre 2013 - 15:20

Stamattina, 10 dicembre 2013, il C.S.A. Brigata 36 e il sindacato AS.I.A.-U.S.B. con il supporto del Network Antagonista Imolese, dell’Associazione Trama di Terre e di altre persone sentitesi coinvolte, hanno presidiato davanti all’abitazione di una famiglia sotto sfratto in Piazza del Duomo, 4. L’abitazione, di proprietà della Diocesi di Imola, è in condizioni malsane, con le pareti completamente annerite dalla muffa. Anche se siamo stupiti/e che la Diocesi alloggi le persone in case del genere, comprendiamo perfettamente che molte famiglie accettino simili condizioni pur di non rimanere senza un tetto.

Il picchetto era finalizzato ad evitare l’esecuzione dello sfratto che, grazie alla presenza di una ventina di persone solidali, è stato rinviato a fine gennaio.

Naturalmente l’obiettivo di noi presenti non era il rinvio: quello che vogliamo è far sì che la famiglia abbia una soluzione abitativa non precaria, dignitosa, senza che il loro nucleo familiare venga necessariamente diviso.

La soluzione prospettata dalle istituzioni è, come sempre la medesima, ossia sistemare per un periodo limitato madre e bambini presso una struttura e lasciare il padre abbandonato a se stesso.

Ci chiediamo perché delle persone debbano ritrovarsi in mezzo alla strada oppure sballottate tra una struttura e l’altra quando a Imola ci sono più di cento case comunali sfitte, vuote e pronte per essere abitate.

La questione abitativa è pressante, infatti, anche nel nostro comune, la chiusura di numerose aziende, la crisi economica e l’aumento degli affitti in seguito alla liberalizzazione degli stessi, ha messo in ginocchio moltissime persone. Recentemente l’ACER ha costruito in zona Montericco una palazzina con alloggi popolari e nel totale silenzio e disinteresse dell’amministrazione comunale, ne ha messi in vendita una parte. Dunque è più importante lucrare sui diritti fondamentali delle persone, come quello all’abitare, piuttosto che garantire che tutti/e abbiano un tetto sulla testa.

Se la crisi economica rende la nostra vita sempre più difficile, le istituzioni la distruggono letteralmente: davanti ad amministrazioni locali e nazionali prive della volontà stessa di bloccare gli sfratti e predisporre fondi a sostegno delle politiche abitative, saremo sempre più persone a perdere i nostri diritti basilari.

Ci stiamo organizzando per schierarci a fianco di chi è minacciato/a dagli sfratti con ogni metodo di lotta, rivolgendoci direttamente all’amministrazione comunale affinché si assuma la responsabilità che il proprio ruolo le impone.

c.s.a. Brigata 36