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Egitto / Morsi assediato

Nella notte 100mila manifestanti circondano il palazzo presidenziale. Nuova costituzione nega “quelle libertà per la cui conquista il popolo egiziano ha versato il proprio sangue a Piazza Tahrir”.

05 Dicembre 2012 - 10:35

di Emma Mancini da Nena News

Roma, 5 dicembre 2012, Nena News – Dopo un anno e mezzo dalla caduta di Hosni Mubarak, la rabbia del popolo egiziano non si attenua. Ieri oltre 100mila manifestanti hanno assediato pacificamente il palazzo presidenziale, residenza dell’attuale presidente, Mohammed Morsi, il primo democraticamente eletto dopo 40 anni di regime. Un assedio che ha ricordato a molti i momenti immediatamente precedenti il crollo del precedente rais.

Morsi è stato costretto a lasciare il palazzo, circondato dalle opposizioni liberali e laiche. Manifestazioni nella notte anche nelle città di Luxor, Assiut e Alessandria (10mila gli oppositori scesi in piazza), mentre Piazza Tahrir al Cairo si riempiva come un anno fa: almeno 200mila le persone riunitesi per la protesta “dell’ultimo avvertimento”.

La polizia ha lanciato gas lacrimogeni contro la folla per impedirle di avvicinarsi al palazzo presidenziale, nel quartiere Heliopolis della capitale egiziana. Gli scontri sono scoppiati quando i manifestanti hanno divelto e oltrepassato le barricate di filo spinato disposte dalle forze di sicurezza egiziane. La polizia ha quindi optato per la ritirata, mentre i manifestanti gridavano “Vattene, vattene!” al presidente in fuga. Il bilancio finale di una notte di violenze è di 18 feriti, nessuno grave.

Alla manifestazione si sono uniti anche numerosi giornalisti egiziani di testate vicine all’opposizione o indipendenti. Il corteo della stampa ha attraversato il cuore del Cairo per terminare in piazza Tahrir: “La costituzione è un’aggressione alla libertà di stampa e ai media indipendenti”, il loro slogan.

Proprio la nuova bozza di costituzione consegnata sabato al presidente Morsi è stata la goccia che ha fatto traboccare un vaso pieno di risentimento per il modo in cui il nuovo governo sta svendendo la rivoluzione. Il presidente ha indetto per il 15 dicembre un referendum popolare per l’approvazione definitiva del testo costituzionale, considerato dalle opposizioni il frutto della sola maggioranza. A votare a favore del testo, in Assemblea Costituente, sono stati 85 dei 100 membri, dopo che le opposizioni liberali, laiche e cristiane hanno deciso di boicottare i lavori.

Il partito Giustizia e Libertà, braccio politico dei Fratelli Musulmani, ha accusato i manifestanti e le opposizioni di essere fautori di violenza: “Ognuno ha il diritto di manifestare pacificamente – ha detto uno dei leader della Fratellanza, Mahmoud Hussein – Ma attaccare le forze di polizia di fronte al palazzo presidenziale significa non conoscere il significato di libertà”.

Ma le proteste non si fermano. L’Egitto si è svegliato stamattina di nuovo in subbuglio. Centinaia i manifestanti rimasti tutta la notte di fronte al palazzo presidenziale, un sit-in senza interruzione per convincere Morsi a cancellare il decreto presidenziale del 22 novembre con cui si auto attribuisce poteri quasi assoluti e per bloccare il percorso della bozza costituzionale.

La costituzione è diventata il punto di rottura, politico ed ideologico, tra le fazioni islamiste – Fratelli Musulmani in testa – e forze laiche, timorose che il testo possa mettere in serio pericolo le libertà democratiche, i diritti delle donne e quelli delle minoranze. Quelle libertà per la cui conquista il popolo egiziano ha versato il proprio sangue a Piazza Tahrir.

“Le proteste in Egitto erano prevedibili – spiega a Nena News l’analista politico palestinese, Nassar Ibrahim – Le aspettavo, seppur non così presto. Quando i Fratelli Musulmani vinsero le elezioni e presero il potere, ne rimasi soddisfatto: un loro governo sarebbe stato il miglior modo per far comprendere al mondo arabo che l’Islam non è la soluzione”.

“Non hanno riformato il Paese né redatto una costituzione democratica – continua Ibrahim – Immediata è stata la reazione popolare, a dimostrazione che l’approccio islamista non è la soluzione, soprattutto per un Paese come l’Egitto, che aspira a tornare leader in Medio Oriente. I Fratelli Musulmani stanno fallendo, in particolare nei confronti dello Stato di Israele, non mettendo in discussione il Trattato di Camp David, e degli Stati Uniti. Non sono in grado di gestire i bisogni del mondo arabo e ne pagheranno il prezzo. Lo stanno già pagando”. Nena News